Bergamo. Circa 85 mila euro in poco più di tre mesi. Sono quelli che l’Associazione Maite di Città Alta ha raccolto e donato in beneficenza durante la prima ondata Covid. In virtù di quelle donazioni, il 2020 è stato l’anno in cui ha registrato più entrate in assoluto. “Circa 70 mila euro in più rispetto agli altri anni”, spiega il presidente Pietro Bailo. E quindi? Per questa ragione, il Maite è oggi escluso dai ristori (statali e regionali) che rispondono ad un criterio preciso: la diminuzione delle entrate tra il 2019 e il 2020. “Un kafkiano vicolo cieco”, lo definisce Bailo.
“Quando a marzo 2020 abbiamo dato vita a Superbergamo (una rete di volontari per gestire l’emergenza, ndr) – racconta – ci siamo trovati ad affrontare e gestire in assoluta velocità ed emergenza ciò che stava accadendo. Nonostante fossimo ben consapevoli dei rischi e del fatto che avrebbe creato problemi futuri, abbiamo messo a disposizione conto corrente, carte prepagate e struttura in generale per poter pagare le spese, acquistare materiale di protezione, raccogliere donazioni”.
Circa 85.000 euro, appunto. “Una cifra enorme, inaspettata – aggiunge Bailo -. Tutti i fondi raccolti sono stati utilizzati per il supporto alla popolazione. Ciò che è avanzato è stato donato ad alcune realtà individuate dall’assemblea di Super per proseguire, potenziare, sostenere progetti sorelli”.
Al Maite non è rimasto nulla di quei fondi. “E ci mancherebbe – sottolinea il presidente -. Ma quello che è entrato di Super è anche uscito. Si sommano tutte le spese sostenute e l’assenza quasi totale di entrate. Ad oggi abbiamo un signor buco. Esattamente come decine di altre realtà, sia chiaro. Noi, a differenza loro, abbiamo entrate nel 2020 superiori al 2019. Ad oggi, e continuerà questa modalità, tutti i Ristori statali e regionali messi a disposizione hanno un solo criterio: la diminuzione delle entrate tra il 2019 e il 2020. E noi, semplicemente, non rispondiamo a questo criterio. Siamo esclusi da praticamente tutti i ristori per aver messo a disposizione la struttura organizzativa. Ed è il terzo bando che ci vede impossibilitati a partecipare. Stupisce che le Istituzioni a tutti i livelli non facciano un pensiero rispetto a supportare quelle realtà che, nei momenti più duri, si sono spese e che oggi, rischiano di non poter sopravvivere”. In questi giorni, proprio il Maite ha lanciato una campagna con il duplice intento di raccogliere fondi e portare all’attenzione delle Istituzioni questo problema.
Il momento è difficile per tante realtà del settore. È il caso dello Spazio Jurka, nella Bassa Bergamasca, facente parte della rete Superbergamo, che chiuderà nei prossimi giorni. “La difficile situazione di questi ultimi due anni ci ha portato a questa sofferta decisione”, spiegano i referenti. Ancora prima è toccato al circolo culturale Barrio di Campagnola.
Non solo: l’Arci, in questi giorni, ha avviato una campagna nazionale su un altro tema che rischia di far chiudere migliaia di realtà: il caro bollette. “La pandemia – spiegano – ha messo in ginocchio larga parte di questo Paese. Anche il Terzo Settore associativo e di volontariato non ce la fa più a stringere la cinghia, e se noi chiudiamo a tante persone e famiglie verranno a mancare socialità, cura, cultura che spesso trovano solo nei nostri spazi. È urgente trovare una soluzione per arginare l’ennesimo tsunami che aumenterà le diseguaglianze sociali”.
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