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La decisione

Eutanasia, Consulta: inammissibile referendum su omicidio del consenziente

La Corte costituzionale dichiara inammissibile il referendum sull'eutanasia, primo degli otto quesiti presi in esame martedì 15 febbraio

La Corte costituzionale dichiara inammissibile il referendum sull’eutanasia, primo degli otto quesiti presi in esame martedì 15 febbraio.

“La Corte costituzionale si è riunita oggi in camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente) – si legge in una nota della Consulta -. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni”.

LE REAZIONI

“Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia”. Afferma Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, dopo la decisione arrivata dalla consulta sull’inammissibilità del Referendum per l’eutanasia legale. “Sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina”.

“La Corte Costituzionale ha respinto con forza il “populismo bioetico” dei Radicali, che hanno tentato di portare l’eutanasia in Italia con un referendum sull’omicidio del consenziente che avrebbe permesso a chiunque di uccidere amici e parenti al loro minimo gesto di consenso. Siamo grati alla Corte per il coraggio con cui non si è fatta intimidire da pressioni politiche e mediatiche di ogni genere”, questo il commento di Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia.

“È stata sventata una deriva mortifera – aggiunge Jacopo Coghe, presidente del Comitato “No all’Eutanasia Legale” – ma incombono ancora spinte eutanasiche che ora il Parlamento è chiamato a scongiurare. La Corte ha indicato un livello minimo di tutela della vita umana fragile inviolabile e noi riteniamo che il progetto sul suicidio assistito violi quel livello minimo, andando oltre quanto la stessa Consulta ha deciso nel caso “Cappato”. Dalla Camera – conclude la nota – ci aspettiamo una risposta importante che investa sulle cure palliative e aiuti i sofferenti a vivere con dignità, e non a farsi ammazzare”.

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