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Salute

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Sindrome tunnel carpale, la parola all’esperto su diagnosi, terapia e prevenzione

La parola all'esperto: quando e come è meglio intervenire

Formicolio alle dita della mano, soprattutto a pollice, indice e medio. Dolore e indolenzimento che spesso compaiono durante la notte, tendono a ripresentarsi e a intensificarsi e possono portare alla progressiva difficoltà a tenere in mano gli oggetti. Sono questi i sintomi della sindrome da tunnel carpale, patologia molto frequente, in particolare tra le donne e in chi svolge una professione che richiede sforzi muscolari e movimenti ripetitivi delle mani. Ma come si manifesta? Come mai ne soffrono maggiormente le donne? Quali terapie seguire per attenuare i fastidi ed evitare che ritornino? Lo abbiamo chiesto al dottor Giuseppe Andreoletti, capo dipartimento ortopedico del Policlinico San Marco e al dottor Davide Molisani, responsabile dell’unità operativa di ortopedia e traumatologia della stessa struttura e ortopedico di Smart Clinic “Le due Torri” di Stezzano e di Oriocenter.

Dottor Andreoletti, che cos’è esattamente la sindrome del tunnel carpale?

La sindrome del tunnel carpale è una tra le più diffuse patologie della mano e una delle più invalidanti. Nei casi più gravi, infatti, può arrivare a impedire lo svolgimento delle normali attività della vita quotidiana. Questa sindrome fa parte di quelle patologie descritte come “sindromi canalicolari dell’arto superiore”, ben note allo specialista ortopedico e chirurgo della mano. In particolare, si tratta di patologie che colpiscono gomito, polso e altri nervi dell’arto superiore o, per meglio dire, interessano il complicato rapporto di spazi tra le delicatissime strutture nervose che attraversano gli spazi muscolari e scheletrici e i canali appunto che le accolgono.

La comparsa di formicolii e dolori dipende dal fatto che i nervi sono strutture molto sensibili e soffrono immediatamente la compressione da parte di qualsiasi altro elemento anatomico. Nello specifico, la sintomatologia compare perché al passaggio nello stretto canale del carpo (struttura anatomica del polso in parte scheletrica e in parte fibrosa) avviene una minima espansione o rigonfiamento del legamento trasverso e delle guaine che avvolgono i tendini flessori delle dita e il nervo mediano sulla parete del canale viene compresso.

In quasi tutte le sindromi canalicolari, la patologia non è a carico del nervo ma piuttosto dipende da un’alterazione di tutto ciò che lo circonda: una dimostrazione è la comparsa della sindrome del tunnel carpale anche dopo una frattura del polso, quando le pareti ossee del canale del carpo hanno subito un’alterazione nella loro struttura.

Nella maggior parte dei casi si tratta quindi di un aumento di volume delle strutture tendinee, per diversi tipi di infiammazione o patologie che richiamano liquidi nella regione del canale del carpo.

Quali sono i sintomi?

Si manifesta inizialmente con la comparsa di qualche formicolio saltuario e occasionale all’estremità del pollice, a volte dell’indice e del medio, sintomo che spesso tende a ripresentarsi sempre con maggior frequenza. Questo disturbo talvolta raggiunge livelli tali da accompagnarsi a dolore e impotenza funzionale, ovvero difficoltà nell’utilizzo della mano con perdita della presa e delle abilità consuete di questo segmento corporeo tanto utilizzato. Chi soffre di patologia di tunnel carpale spesso tende a far cadere gli oggetti e riposa male, perché la presenza di formicolii diventa sempre più frequente e si manifesta soprattutto durante le ore notturne. Il dolore associato a questa patologia può presentarsi anche durante il giorno, a riposo o sul luogo di lavoro. Questa sindrome riguarda sia il lavoratore manuale pesante sia quello sedentario, che spesso utilizza mouse e tastiera.

È vero che le donne sono più colpite dal problema? Se sì, perché?

Sì, esiste una prevalenza nel sesso femminile. Questa condizione è forse legata a una regolazione circadiana (ritmo che regola il nostro orologio biologico e in genere coincide con il ritmo di sonno e veglia) dell’equilibrio ormonale che nelle donne è più variabile rispetto agli uomini. La patologia infatti tende a comparire molto più di frequente nelle donne in età adulta o anziana, per via del cambiamento ormonale dato da gravidanza o menopausa, ed è molto meno frequente in giovane età.

Dottor Molisani, come si diagnostica questa patologia?

La diagnosi di sindrome del tunnel carpale si esegue attraverso un attento esame clinico da parte dello specialista che si avvale dello studio elettromiografico (esame che valuta lo stato di salute dei nervi) per confermare l’entità e la sede di sofferenza del nervo mediano.

Che tipo di terapia si consiglia? E in che modo si può prevenire l’insorgenza del disturbo?

Il trattamento con riposo, antiinfiammatori locali, neurotrofici (farmaci che agiscono sul benessere del nervo) e ghiaccio può essere talvolta sufficiente. In alcune circostanze una terapia infiltrativa locale con cortisonico (antiinfiammatorio di elezione) e della fisioterapia mirata possono dare un beneficio spesso però solo temporaneo. La prevenzione di questa patologia consiste nell’eliminare le condizioni di conflitto tra quanto è contenuto nel canale (tendini flessori e nervo mediano) e le strutture del canale stesso.

Quando è necessario ricorrere alla chirurgia?

Qualora i trattamenti conservativi non raggiungano un risultato soddisfacente, sarà necessario ricorrere a una soluzione chirurgica che consiste nell’apertura del canale del carpo nella sua componente fibrosa, tale da aumentare letteralmente gli spazi a disposizione delle strutture.

La scelta del trattamento deve essere sempre equilibrata, correlata al sintomo, al paziente, alle esigenze funzionali: l’esperienza del chirurgo costituisce un’ulteriore sicurezza nella risoluzione della patologia.

L’intervento che può essere seguito in maniera tradizionale o con tecniche di mini –incisione prevede la sezione (taglio) longitudinale del legamento del carpo. Spesso la compressione è di vecchia data e il danno del nervo è difficilmente recuperabile. In questo caso la ripresa funzionale può essere più lenta e una parte della sintomatologia può non trovare una completa risoluzione, soprattutto se nel contempo non si pongono in atto tutti le misure necessarie a impedire il recidivare della compressione (adeguata terapia antiinfiammatoria, controllo della dieta, fisioterapia post-operatoria).

Si tratta di una chirurgia spesso ambulatoriale, di minimo impatto sul paziente: non piccola chirurgia ma chirurgia del piccolo, che in sé porta tante variabili e deve essere affrontata con precisione ed esperienza.

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