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Musica

Gli anni d'oro del rock

Il 1971 risuona col mix di stili di Aqualung dei Jethro Tull

Con il leadser Ian Anderson la band sviluppa una musica originale tra ballate melodiche e pezzi tosti

Ripartiamo nel racconto sulla storia del rock dal Lp capolavoro dei Jethro Tull, “Aqualung” risalente al 1971

Marzo 1971 – Aqualung (JETHRO TULL)

I JT nel 1971 sono pronti per il grande salto. Inglesi di Blackpool, dal 1968 hanno pubblicato tre dischi di matrice folk-blues.

This was” l’album di debutto, cui fanno seguito “Stand up” del ’69 e “Benefit” del ’70.

Il leader carismatico del gruppo è Ian Anderson, alla voce, flauto traverso, chitarra acustica. Completano i ranghi Clive Bunker alla batteria, Martin Barre alle chitarre soliste, John Evan alle tastiere e Jeffrey Hammond Hammond al basso.

La loro musica, come per la maggior parte delle band di quegli anni, è un vibrante mix di blues, folk, jazz e rock.

Caratteristica unica l’utilizzo di uno strumento da camera (il flauto traverso) in chiave rock, come ben evidente nel famosissimo strumentale “Bourèe” (dal secondo lavoro della band), rivisitazione di un brano di Johann Bach.

Già dagli esordi i Jethro Tull si fanno conoscere anche oltremanica per i loro concerti pirotecnici in cui Anderson suona il flauto, come un fenicottero, appoggiandosi su una gamba sola. Tale postura diventerà il loro marchio di fabbrica.

Aqualung” è un album fondamentale per la musica brillante, i testi ispirati, l’originalità che lo contraddistingue.

Giù la puntina e parte il brano che dà il titolo all’album. Uno dei riff di chitarra più famosi al mondo, cui segue una melodia semplice e accattivante per chitarra acustica e pianoforte; per poi di nuovo alzare il numero dei giri in una cavalcata trascinante. Spicca fra tutti Barre alla chitarra solista.

Il secondo pezzo è “Cross-eyed Mary”; un intro di flauto, batteria e basso quasi sussurrati e poi pianoforte e chitarra esplodono. Rock tosto senza troppi fronzoli.

Cheap day return” riporta la calma; intreccio di chitarre acustiche a tratteggiare un’atmosfera poetica e sognante. Commovente.

Segue “Mother Goose”; incipit di flauti e chitarre molto folk. Incursioni rock si alternano a momenti più folkeggianti. Bella.

Si ritorna alla magia autoriale del leader con “Wond’ring aloud”; 1.53 muniti di rara bellezza. Chitarra acustica, piano e violini ad accompagnare il tutto.

Chiude il primo lato “Up to me”, tra i più rock del LP. Chitarre al solito splendide; belle anche le percussioni in sottofondo. Da playlist.

Girato, spolverato e infilato il disco veniamo coinvolti in “My God”; sette minuti di pura magniloquenza. Intro di piano, chitarra e voce fino al minuto 2.07. Poi deflagra la chitarra elettrica in un riff che non fa prigionieri. Coro e flauto protagonisti assoluti.

Hymn 43” è un altro manifesto rock; batteria dura, chitarra stoppata, piano martellato e voce roca il giusto gli ingredienti di questo ottimo pezzo.

“Slipstream”, che segue, è poesia allo stato puro; chitarra acustica, voce e violini. Non serve altro. Bellissima.

Arriviamo poi ad uno dei capisaldi della band: “Locomotive breath”. Intro di piano dappaura; poi chitarre (ritmica stoppata, solista illuminante) e fluato in un’alternanza che davvero ricorda lo sferragliare dei treni. Imperdibile. Bis in ogni concerto.

Chiude un gran disco “Wind up”, un brano che parte sotto traccia (piano e voce) per poi dilagare in un rock ben carburato. Chitarra e voce su tutti. Chiusura sussurrata.

Aqualung” è un Lp da avere senza alcun dubbio. In primis per la copertina in cui il pittore americano, Burton Silverman, dipinge splendidamente un clochard dall’aria rabbiosa che ricorda il leader maximo dei JT. È l’emblema di cosa sia stato il rock nei ’70. Musica per palati fini, suonata con i giusti attributi ma anche con gusto e maestria.

Undici brani epocali in cui non c’è una nota in più ma nemmeno una in meno. E nonostante questo è comunque nudo e crudo quanto basta.

Vertice di una lunga e onorata carriera. Chapeau, come direbbe la ragazzina de “La freccia nera“.

I Jethro Tull sono stati uno dei gruppi più importanti nel panorama rock a cavallo tra i ‘60 e i ’70. Nati nel 1968 attorno alla figura di Ian Anderson, leader dispotico, musicista poliedrico, autore di tutti i brani della band, unico sempre presente in tutte le formazioni dagli esordi ad oggi. Sviluppano una musica originale tra ballate melodiche e pezzi tosti.

In primo piano sempre la voce e il flauto di Anderson. Tanti gli album di ottima fattura a partire dall’esordio blues “This was” del ’68 attraverso “Thick as a brick” del ’72 manifesto prog, sino al live “Bursting out” del 1980. Su tutti “Aqualung” del ’71, il capolavoro assoluto dei JT.

A partire dagli ’80 qualche bel disco senza però raggiungere l’eccellenza degli anni precedenti.

A oggi oltre una ventina di album in studio e caterve di live e raccolte. Ancora attivi tengono concerti in ogni dove per la gioia dei fan tra i più accaniti sul pianeta.

 

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