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Il tavolo

Istruzione, diritti, energia e ambiente: l’Europa del prossimo futuro secondo Bergamo

È quando emerge dal tavolo per la stesura del documento preparatorio della “Conferenza sul futuro dell'Europa, costruiamo il futuro europeo di Bergamo Manifatturiera” che si è svolto mercoledì 9 febbraio al Kilometrorosso

Bergamo. L’Europa vista, immaginata, desiderata da Bergamo si fonda su alcuni principi fondamentali: conoscenza e continua formazione, difesa, fisco e assistenza sanitaria comune in tutti gli stati membri, diritti per tutti i lavoratori, autonomia energetica e rispetto dell’ambiente. Magari in controtendenza con le superpotenze come Cina e Usa, ma saldi nelle proprie convinzioni che stanno alla base della casa comune europea alla quale Bergamo sente di appartenere in tutto e per tutto. È quando emerge dal tavolo per la stesura del documento preparatorio della “Conferenza sul futuro dell’Europa, costruiamo il futuro europeo di Bergamo Manifatturiera” che si è svolto mercoledì 9 febbraio al Kilometrorosso. A discuterne, ma soprattutto a proporre idee, desiderata e progetti sono stati raccolti dal Coordinamento per un’Europa Federale, Democratica, Solidale (che riunisce 14 associazioni e istituzioni del territorio), in collaborazione con l’Università di Bergamo. A moderare i tempi in perfetto stile europeo era Pia Locatelli, presidente Fondazione Zaninoni.

Il punto di non ritorno è la pandemia Covid 19. Non si deve pensare di tornare al passato, ma guardare al futuro.
A partire dalla formazione. Lo ribadisce sin da subito il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo Sergio Cavalieri: “Quello che fa la differenza sono le competenze”. “Serve una formazione continua visto che oggi si resta nel mondo del lavoro anche per 50 anni”. “È in corso una rivoluzione copernicana rispetto al nostro modo di pensare il “saper fare”, per questo Bergamo deve diventare un territorio capace di produrre ad alto valore aggiunto risolvendo il mismatch formazione-imprese”. E qui la formazione cambia voce nei capitoli di bilancio: “Non deve più essere considerata un costo, ma a tutti gli effetti un investimento. Per questo anche le aziende devono essere messe in condizione di investire”.

Un discorso più ampio che ridisegna un ruolo da protagonista a livello geopolitico è quello proposto dal Sindaco di Bergamo Giorgio Gori che partendo dalla provocazione: “Che sarebbe successo, con la crisi pandemica, se non ci fosse stata l’Europa?” ricostruisce la necessità di rivedere i trattati partendo dalla solidarietà tra stati per costituire un’Unione Europea solida, forte e compatta di fronte alle pressioni e ai ricatti energetici e militari che arrivano da più parti. In questa Europa, Bergamo con l’Italia, ha un compito ben preciso: “Non dobbiamo essere una zavorra”. L’intervento europeo potrebbe trasformarsi in permanente ma “dipende in gran parte da noi, da come useremo le risorse del Pnrr, da quanto saremo capaci di tener fede agli impegni in termini di riforme e modernizzazione del Paese. Se l’Italia fa questo percorso di riavvicinamento al cuore dell’Europa, potremo avere l’autorevolezza per ridiscutere i parametri”.

Mantenere i tempi per realizzare le risorse del Pnrr significa far ripartire il Paese, secondo Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia, si deve tener saldo il binario: “formazione e lavoro”. “Occorre accompagnare il reinserimento lavorativo e migliorare l’occupabilità dei lavoratori attraverso la formazione”. Per Maurizio Betelli, direttore di Azienda Bergamasca Formazione, è “sempre più necessario un patto tra pubblico e privato per incentivare la formazione anche nel mondo del lavoro”. Gianni Peracchi, segretario Cgil, evidenzia come “dobbiamo rimediare in fretta perché la velocità dei cambiamenti di oggi non si è mai vista prima. Per questo serve più formazione continua, più formazione professionale e più cultura in generale”.

Se non si deve guardare con nostalgia al passato, è necessario però “prendere atto degli errori commessi” sottolinea Francesco Corna, segretario provinciale Cisl Bergamo. “Le politiche neoliberiste hanno ridotto il potere d’acquisto reale dei salari. Questo ha allontanato i lavoratori da una visione positiva dell’Ue. Se l’Europa vuol essere incisiva deve tener fede ai postulati di giustizia, solidarietà, parità di genere: è il modello alternativo ai blocchi neoliberisti o totalitari”.
L’Europa come Davide tra i giganti delle super potenze mondiali? Per Agostino Piccinali, vicepresidente Confindustria Bergamo non serve la grandezza ma la capacità di adattarsi e affrontare i repentini cambiamenti: “Forse essere piccoli e agili, può essere un vantaggio”. Il Vecchio Continente che guarda al suo futuro, secondo Piccinali, deve avere “Una fiscalità unica, regole rispettate da tutti allo stesso modo, tutela comune di brevetti e invenzioni, diritto del lavoro unico, ricerca finanziata secondo regole e bandi comuni”. E aggiunge “Un costo del lavoro senza troppe disparità, una pianificazione dell’immigrazione, una politica commerciale che annulli l’eterna diatriba produttori-importatori, una politica industriale che faccia tornare a produrre in Europa prodotti fondamentali”. Piccinali si sofferma sulla denatalità che colpisce la nostra terra e il nostro Paese. “Osservavo un sito dove abbiamo raggiunto gli otto miliardi di abitanti sul nostro pianeta, qui non si fanno più figli, ma altrove si continua a crescere: sarebbe il caso si aprire ad una politica migratoria seria con regole certe”.

Sulla formazione continua e le pari opportunità per lavoratori ed imprese hanno condiviso la linea del tavolo anche i presidenti Cna Bergamo Leone Algisi e di Confartigianato Bergamo Giacinto Giambellini, oltre al presidente Confimi Paolo Agnelli e il segretario Uil Angelo Nozza. È emerso come l’Europa del futuro, prossimo futuro, sia più attenta nei confronti dei suoi cittadini, ma anche i cittadini devono impegnarsi per costruire ed essere parte indispensabile dell’Europea.

Un’Unione che non può solamente basare la sua costituzione su trattati economici, ma che deve avere più poteri ed offrire a tutti i suoi cittadini le stesse condizioni. Nessuna deroga. Necessario l’uniformità di regole che permettano ad ogni cittadino europeo, e di conseguenza impresa, di avere le stesse condizioni, senza facilitazioni o scorciatoie. Indispensabile costituire reti e filiere produttive che non cedano alle chimere di delocalizzare fuori dall’Unione Europea. Il caso delle mascherine prima e dei microchip ora, dimostra quanto l’Europa abbia ceduto parti delle sue produzioni lontano dal vecchio continente. È necessario, quindi, rafforzare l’Unione Europea partendo da una responsabilità civile, sociale ed economica. Un impegno che spetta ad ogni Stato, ad ogni regione e ad ogni cittadino.

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