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Cinema

La recensione

“Una famiglia vincente”: Serena, Venus e Richard Williams alla conquista del mondo 

Sin da quando sono piccole, le giovani Venus e Serena praticano tennis allenate da Richard, loro padre, che pur non avendo alcuna preparazione in merito, è convinto di stare coltivando il futuro dello sport mondiale

Titolo originale: “King Richard”

Regia: Reinaldo Marcus Green

Durata: 144’

Genere: Drammatico, sportivo

Interpreti: Jon Bernthal, Live Schreiber, Will Smith, Aunjanue Ellis, Demi Singleton, Saniyya Sidney

Programmazione: Cinema

Valutazione IMDB: 7.6/10

Trailerhttps://youtu.be/61ujwNlFbFY

La famiglia Williams vive a Compton, periferico quartiere di Los Angeles dove la criminalità è alta e le possibilità di emanciparsi sono davvero poche. Il nucleo è composto dal padre Richard (Will Smith), dalla moglie Oracena detta “Brandy” (Aunjanue Ellis) e dalle giovani figlie Serena (Demi Singleton), la più giovane, e Venus (Saniyya Sidney). Forte di una visione chiara, pragmatica e di un ingenuo piano di ben 78 pagine, il determinato e improvvisato padre/allenatore ispirerà le sue due figlie a diventare le migliori tenniste del mondo.

“Una famiglia vincente – King Richard” è una pellicola del 2021 diretta da Reinaldo Marcus Green e incentrata sulle arcinote sorelle Williams e sul loro rapporto con l’eccentrica figura del padre Richard.

Descrivendo un arco narrativo che va dalla fine degli anni ’80 alla prima metà degli anni ’90, la storia pone l’accento sul percorso di formazione delle due sportive afroamericane, soprattutto su Venus; passando in rassegna i vari momenti cardine della loro crescita (personale prima che tennistica) per arrivare agli esordi nel professionismo.

Attenzione però: quello che potrebbe sembrare poco più che un banale biopic su due campionesse in realtà si rivela un’ottima cronaca di rivalsa e di assurdo coraggio, se vista dal punto di vista del padre Richard, interpretato da un magnetico Will Smith nella duplice veste di protagonista dai golfini colorati e produttore.

In un mondo in cui il genio non è riconosciuto e il sognatore spesso viene bollato come stupido o ingenuo, l’uomo è fermamente convinto dei suoi mezzi e ancor di più nel puro talento delle due figlie e per questo andrà contro tutti e tutte, compresa la moglie Brandy che tra i due rappresenta il polo più razionale e inviso, ma solo col facile senno di poi, dal grande pubblico.

Per quanto possa sembrare patriarcale e del tutto riduttivo raccontare una storia di questo tipo ponendo l’accento sull’uomo che ha gettato le basi delle carriere di Serena e Venus, in realtà la trama viene intessuta in modo da dipingere la disperazione delle classi povere della società americana, relegate in ghetti divisi per provenienza geografica, criminali e impossibilitati ad uscirne, fatta eccezione per casi del tutto fortuiti, come ritrovarsi dei campioni sotto il tetto.

Illuso dalla retorica di un “American Dream” alla portata di tutti, il vecchio Richard è disposto a tutto pur di vedere la sua progenie sui verdi campi di tennis, persino a sacrificare gli anni più belli della vita delle sue bambine. In questo Venus e Serena non sembrano tanto diverse da Mozart o Leopardi, costrette a crescere troppo presto da un’ossessione ereditata da persone infelici, lasciando gli spettatori con un solo triste quesito: il risultato è stato sì raggiunto, ma a ne è valsa davvero la pena?”

Mostrando il potere dell’amore familiare, della costanza e dell’incrollabile convinzione, “King Richard” funziona anche meglio di quanto ci si aspetti, con il fine ultimo di suggerire al pubblico come l’impossibile, se lo si vuole davvero, non esista.

Battuta migliore: “- Tu potresti avere il prossimo Michael Jordan!
-Oh no fratello, io ho i prossimi due Michael Jordan”

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