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A bergamo e in provincia

Sport di gruppo per bambini autistici: il progetto di Kairos è realtà

“Il progetto nasce circa due anni fa per accontentare le richieste dei genitori di ragazzi autistici di avere un luogo in cui i figli potessero fare sport insieme, perché sono ancora troppi i contesti nei quali, per loro, i carichi fisici ed emotivi sono insostenibili”, afferma Stefano Catanzariti, uno dei coordinatori

Allenamenti di squadra, propedeutici a tutti gli sport, per bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico. È quello che offre l’associazione Kairos Sport Team il lunedì a Brusaporto su due fasce orarie; il martedì a Treviglio; il giovedì due corsi a Pontida e tutti i sabati all’iSchool di Bergamo.

“Il progetto nasce circa due anni fa per accontentare le richieste dei genitori di ragazzi autistici di avere un luogo in cui i figli potessero fare sport insieme, perché sono ancora troppi i contesti nei quali, per loro, i carichi fisici ed emotivi sono insostenibili”, afferma Stefano Catanzariti, 29 anni, uno dei coordinatori.

Sei ragazzi, tra educatori e psicologi, compongono il team che gestisce il progetto Kairos. “Ogni incontro è caratterizzato da due momenti importanti – spiega Catanzariti –: il primo ha luogo nello spogliatoio, dove i ragazzi si cambiano e condividono gli spazi; il secondo, in palestra. Gli allenamenti vedono quattro fasi distinte, la prima delle quali consiste nel riscaldamento. Successivamente, è il momento della corsa, durante la quale i ragazzi fanno esercizi con andature diverse in base all’età e al livello di autismo. Per via dell’emergenza sanitaria, sono suddivisi per corsie e si evita ogni tipo di contatto. Dopo la corsa, vengono proposti e praticati vari sport e attività, per poi finire con alcuni minuti di ‘relax’ per concentrarsi sulla respirazione e sullo scarico”.

Il lavoro del coordinatore e dei suo colleghi, però, non si limita alle attività in palestra: alla base c’è una continua collaborazione non solo tra educatori e psicologi, ma anche e soprattutto con i genitori.

“La parte pratica è importante, ma fondamentale è il confronto con chi vive questi ragazzi ogni giorno, da sempre. I loro progressi sono costantemente monitorati e vi è uno scambio reciproco di impressioni, perplessità, opinioni. Lavoriamo per migliorarci sempre di più e questo non sarebbe possibile senza il contributo dei genitori. Inoltre, teniamo aggiornate anche altre associazioni del territorio che hanno creduto nelle potenzialità del progetto mandandoci alcuni loro ragazzi. Insieme abbiamo notato che le attività che proponiamo hanno effetti molto positivi”.

Nell’antica Grecia, con “Kairos” si indicava il tempo qualitativo. Letteralmente: la buona occasione, il momento opportuno. Proprio ciò che vuole essere Kairos Sport team.

“Il progetto è una grande opportunità per i ragazzi. Qui li prepariamo al dopo, insegniamo loro tempi e significati dello sport. Inoltre, siamo partiti in zona rossa e tutti ci dicevano che sarebbe stato impossibile resistere. Invece, era proprio quello il momento giusto per i ragazzi, perché per le loro famiglie il lockdown è stato difficilissimo”, prosegue Catanzariti.

“Certo, iniziare in piena pandemia è stato faticoso, ma abbiamo unito le nostre forze e preparato un luogo sicuro con tutte le misure necessarie. Tutt’ora prestiamo la massima attenzione”. I primi ad avere fiducia nel progetto sono stati sicuramente i genitori e il loro sostegno è stato – e continua ad essere – uno stimolo importante per gli educatori. Stefano è convinto che in futuro i numeri continueranno a salire.

Sport, più di tutto, come inclusione. Per le persone autistiche, le difficoltà sono soprattutto quelle iniziali: non hanno l’abitudine di dedicarsi allo sport e tanti ragazzi, prima dei corsi di Kairos, non facevano nemmeno educazione fisica.

“Vogliamo creare in loro un’esperienza positiva: riuscire a fare sport, stare con gli altri, condividere spazi e tempi. Per questo abbiamo pensato a un contesto protetto; infatti, i gruppi sono sempre formati da meno di dieci ragazzi. Sono seguiti con attenzione”, conclude.

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