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L'ad di radio number one

“Sanremo ’22 vince grazie alla musica che piace ai giovani. E la musica ha bisogno della radio”

Quando si parla di melodie e FM, Angelo Colciago, in arte Angelo De Robertis, ha quarant’anni di esperienza da raccontare. Se non esiste radio senza musica, e viceversa, non può esistere nemmeno Sanremo senza l’ecosistema radiofonico

“La radio ha bisogno di musica e la musica ha bisogno della radio, sempre”. Quando si parla di melodie e FM, Angelo Colciago, in arte Angelo De Robertis, ha quarant’anni di esperienza da raccontare.

Se non esiste radio senza musica, e viceversa, non può esistere nemmeno Sanremo senza l’ecosistema radiofonico. De Robertis, che ora è consigliere delegato all’interno del CdA del gruppo Radio Number One, ci racconta come stanno andando le canzoni sanremesi sulle onde FM

Come stanno andando in radio le canzoni del festival?

Tra le radio e il festival di Sanremo c’è un bel feeling. Le canzoni stanno andando bene, alcune meglio di altre. Del resto, le canzoni in gara sono venticinque, per cui si tende a suonare quelle che hanno performato meglio al festival o quelle degli artisti già in linea con il mondo radiofonico. La canzone di Mahmood e Blanco, al netto del fatto che fosse una delle più belle in gara, rimane il disco di un artista che godeva già di un ottimo posizionamento all’interno delle radio. Inoltre, è da diversi anni che le canzoni del festival diventano materiale utile per le radio. In passato questo era molto più difficile perché le canzoni seguivano dei canoni più “antichi”, ben lontani dagli stili delle canzoni passate soprattutto nelle radio private. Ora le cose sono cambiate.

Oltre a “Brividi” di Mahmood e Blanco, quali pezzi stanno passando di più alla radio?

Le canzoni de La Rappresentante di Lista, di Achille Lauro, di Elisa, di Rkomi e di Dargen D’Amico.

Cosa ne pensa di questa edizione del festival?

Mi è sembrato un ottimo festival, al livello dei precedenti. Pochi sono i conduttori di Sanremo che riescono a centrare l’obbiettivo tre vote su tre. Amadeus è riuscito a reinventare il festival – oltretutto conducendo un’edizione senza pubblico – che a tratti nel tempo era diventato troppo show e poco musica, o troppo show e musica non bella, o troppa musica e poco intrattenimento.

Come ha vissuto il Festival Radio Number One?

Quest’anno abbiamo lavorato ancora a distanza, a causa della pandemia. Abbiamo vissuto il festival dalla nostra base, e non a Sanremo, attraverso collegamenti Zoom e interviste telefoniche agli artisti: ogni ora era in programma una chiacchierata con uno dei protagonisti. Tutto ciò che facciamo viene veicolato anche sul sito e sui canali social: abbiamo costruito un modo alternativo di seguire la kermesse a distanza, che però non fa mancare nulla ai nostri ascoltatori.

Un dato dell’edizione 2022 è notevole: l’ascolto del pubblico dai 15 ai 24 anni è passato dal 40.7 % del 2021 al 73,1%. Secondo lei da cosa dipende?

I fattori vincenti sono due. Prima di tutto ci sono in gara gli artisti che piacciono ai giovani e non solo i big “storici”. E poi ci sono i social, una nuova via di connessione tra giovani e festival.

Nei suoi oltre vent’anni di radio, c’è un festival a cui è rimasto particolarmente legato?

Sicuramente il festival del 2005, condotto da Bonolis, che invitò i direttori delle radio a salire sul palco e commentare le performance. Fu l’anno dei Negramaro e di Mike Tyson all’Ariston. Ecco un altro esempio di un festival con il giusto mix tra bella musica e ospiti.

Ci racconti qualche aneddoto legato alle sue esperienze sanremesi.

Ho visto tanti festival. Ricordo che una volta, nella radio in cui lavoravo all’epoca, avevamo ingaggiato dei sosia degli artisti in gara che giravano in macchina per la città. Le persone li inseguivano credendo fossero quelli veri! Un’altra volta avevamo fatto la diretta della radio in una discoteca a Sanremo: le radio inventano attività per dare valore alla propria presenza in città.

Perchè le radio sono così importanti per il festival? Senza le radio non ci sarebbe Sanremo…

Il festival è un grande spettacolo televisivo, diventato con gli anni un grande fenomeno di costume. Il fatto che tutto questo nasca da una competizione canora all’interno di uno show ti intrattenimento, e non solo di musica, porta le canzoni e gli artisti ad avere un ruolo centrale ancora oggi all’interno dell’evento. Dove c’è musica non può non esserci la radio. Questo per una ragione precisa: la radio è fatta di musica e intrattenimento. Gli stessi elementi del DNA di Sanremo.

La radio è ancora un punto di riferimento per artisti e industrie musicali?

Una volta era solo la radio a lanciare le canzoni. Era il punto di riferimento per sapere quando sarebbe uscito un disco. Con l’avvento di Internet è tutto cambiato: ora le novità musicali viaggiano più velocemente sulla rete piuttosto che in FM. Oggi le radio hanno un altro ruolo, quello di consacrare gli artisti, rendendoli estremamente popolari. È diventata un amplificatore degli artisti, che sono dei veri e propri brand. Questo succede perché si tratta di un media che arriva in maniera intima alle persone, tra radio e ascoltatore si crea un rapporto di fiducia speciale, cosa che non succede con gli altri mezzi di comunicazione. E poi rimane il fatto che la radio ha bisogno di musica per vivere e la musica ha bisogno della radio. Sempre.

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