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Provincia

Domiciliarità e cura dei fragili: dalla Cisl un invito al territorio

Incontro promosso dal sindacato sul tema della comunità e dell’attenzione. “Aprire una rete che lavori alla ricerca di soluzioni alternative all’ospedalizzazione”

Bergamo. “La casa è il primo luogo di cura”. Da questo assioma, fortificato dalle ultime fasi della pandemia, parte la volontà progettuale di Cisl e Fnp Cisl di Bergamo per dare vita a una rete in grado di sviluppare idee e realizzarle nel campo della domiciliarità, “una cultura – per dirla con le parole di Salvatore Rao, presidente della Bottega del Possibile, realizzatore dei primi progetti in quest’ottica nella zona di Torre Pellice – che può dare forte impulso al Paese. Nata sul finire degli anni 70 per creare una cultura della comunità, della cura e dell’attenzione ai fragili. Un progetto di politica sociale, per un abitare di comunità, in grado di ridare centralità alla persona”.

L’incontro con Rao, promosso dal sindacato di via Carnovali, è avvenuto nei giorni scorsi a Bergamo, come parte integrante di un percorso che Cisl ha intrapreso per aprire il confronto e trovare una rete di collaborazione nel territorio per la realizzazione del progetto “Domiciliarità”, un disegno cui i pensionati della Cisl hanno già dedicato tre anni di lavoro, studio e discussione, condividendolo con diverse realtà del settore, in provincia e fuori.

“Fnp Cisl – racconta Caterina Delasa, segretaria generale del sindacato dei pensionati – si è confrontata con questo “progetto”, da un lato lavorando con la Spi Cgil e la Uil Pensionati, per approfondirlo e proporne traduzioni alla Amministrazione di Bergamo, coinvolgendo man mano altri attori del territorio; dall’altro promuovendo una presenza diffusa e consapevole di delegati della CISL di Bergamo, nei tavoli di elaborazione dei Piani di Zona, realizzando ed accompagnando una presenza in tutti gli Ambiti della nostra provincia. Ora, dopo tre anni di lavoro avvertiamo la necessità di approfondire ed uniformare conoscenze e linguaggi intorno alla dimensione esistenziale e comunitaria della “domiciliarità”, di valutare le condizioni e le leve utili per proporre in ogni Pianificazione di Zona, nella sua elaborazione o nella sua manutenzione triennale, la definizione di un “piano della domiciliarità” che possa diventare componente strutturale di ogni piano di zona”.

Generico gennaio 2022

Nelle intenzioni di Cisl e Fnp, c’è “un progetto di politica sociale per promuovere una comunità inclusiva, l’abitare sociale e per creare un sistema orientato a innovare pratiche, interventi e servizi, per ridare centralità alle persone, tessere relazioni, alleanze, partecipazione e ricostruire una comunità coesa e solidale, fortemente compromessa da politiche “ospedalizzanti” e da due anni di pandemia”.

La Domiciliarità, ha spiegato ancora Rao, nel corso del convegno, “ non è l’assistenza domiciliare, essendo questa uno strumento e l’altra un concetto culturale. È un concetto globale che richiama la globalità della persona e la globalità del concetto di salute. La domiciliarità va sostenuta quando subentrano delle fragilità, ridotte autonomie, una condizione di parziale o totale non autosufficienza. Gli interventi, le azioni, i servizi, i supporti possibili devono essere tesi per promuovere benessere e per consentire alla persona di rimanere, finché è possibile, nel proprio ambiente e contesto di vita, contrastando una eventuale o prematura istituzionalizzazione”.

Insomma, un intervento che non può ridursi al SAD, ma che sappia offrire una gamma di possibili risposte differenziate da concordare con la famiglia, adattandole alla specifica situazione.
“Proposte e idee – continua Delasa – che il percorso “una città a misura di anziano” che i pensionati della città stanno implementando da tre anni e messo a disposizione dell’amministrazione comunale propone e promuove”.

“La domiciliarità può e deve essere un progetto sociale, politico e, soprattutto, un progetto culturale – sottolinea Francesco Corna – segretario generale Cisl di Bergamo -. Sono infatti i modelli culturali che ispirano e determinano atteggiamenti e decisioni, anche a livello istituzionale (politiche sociali e di welfare). Ma per fare questo cosa occorre fare? Dobbiamo far sì che venga messa in campo una riorganizzazione dei servizi, che sia promosso il sostegno alla domiciliarità non circoscritto alla prestazione, che sia promosso un modello di cure integrate di comunità e con la comunità, un sistema di welfare di iniziativa che aiuti a andare verso le persone, per raggiungere i non assistiti, gli irraggiungibili. Occorre altresì creare alleanze tra diversi attori della società civile per stimolare la politica ad ogni livello per promuovere questi modelli”.

“Il progetto della domiciliarità è una priorità per il comune di Bergamo – dice Marcella Messina, assessore alle politiche sociali del comune di Bergamo -, soprattutto la domiciliarità per le persone anziane e sole, ma in generale vale per tutte e tutti gli abitanti della città.

Per questo stiamo valutando interventi capillari in grado di arrivare a tutti i cittadini. Per noi, il tema più importante riguarda il laboratorio che Fnp Cisl, insieme alle altre sigle sindacali e al Terzo Settore, ha messo in atto per ragionare e costruire un’idea di domiciliarità diffusa, e anche l’adesione di Bergamo alla rete mondiale delle città vicine alle popolazioni anziane è un ulteriore valore aggiunto”.

“L’obiettivo del sindacato è quello di mettere al centro il lavoro di rete con istituzioni e rappresentanze sociali e la valorizzazione delle risorse della comunità – concludono Delasa e Corna -, con l’inserimento della persona in determinati percorsi e luoghi in cui possa esprimere le proprie risorse e capacità, in cui sia possibile prendersi cura delle relazioni con il sistema dei servizi e dei luoghi comunitari, per facilitare occasioni di incontro e socializzazione”.

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