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Cinema

La recensione

“America Latina”: l’esplorazione della follia con i fratelli D’Innocenzo

Massimo è un dentista di Latina benestante, felicemente sposato e con due figlie. Un giorno come un altro, scende in cantina per una faccenda domestica e vi trova qualcosa che cambierà la sua vita per sempre

Titolo originale: America Latina

Regia: Damiano D’Innocenzo e Fabio D’Innocenzo

Durata: 90’

Genere: Thriller

Interpreti: Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Massimo Wertmüller, Carlotta Gamba

Programmazione: Cinema

Valutazione IMDB: 6.7/10

Massimo Sisti (Elio Germano) è un mite e quieto odontoiatra di Latina che, dopo una vita di lavoro e sacrifici, è riuscito a raggiungere un equilibrio a dire poco soddisfacente. La professione lo appaga, la famiglia gli sta accanto nel placido scorrere degli anni e tutto questo avviene in un lussuoso maniero disperso nelle campagne. Il nucleo dei Sisti che in ogni ambito sostiene l’uomo è formato dalla moglie Alessandra (Astrid Casali) e dalle figlie Ilenia (Federica Pala) e Laura (Carlotta Gamba), la prima molto giovane mentre la seconda in procinto di entrare nella pubertà.

Al pari di quanto avviene con un terremoto inaspettato, la vita di Massimo è però arrivata a un punto molto critico e, in un giorno primaverile senza nulla di speciale, l’uomo scende nella sua taverna per delle faccende domestiche, facendo una tremenda scoperta che lo cambierà per sempre.

Presentato alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “America Latina” è un lungometraggio del 2021 scritto e diretto dai gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo.

Mostrando la lenta ed inesorabile discesa di un uomo solo verso la follia più tenebrosa, il film passa in rassegna il confuso turbinio di emozioni che troppo spesso coinvolge persone comuni in modo inaspettato. Nel caso specifico di Massimo la trama s’incarna nella figura di un uomo troppo sensibile che, senza riuscirci, tenta in ogni modo di mantenere saldo quell’equilibrio così a lungo agognato ma che, alla prova dei fatti, appare sempre di più come una nave che da tempo sta imbarcando acqua. Così come la sua scoperta in cantina ha dell’impossibile, così il catalizzatore che accelera l’annichilimento umano è spesso un evento inaspettato ed inspiegabile, talvolta troppo difficile da accettare come semplice frutto del caso e che consolatoriamente, come per Massimo, dev’essere attribuito a qualcuno, alimentando così ansie, sospetti e sindromi paranoiche.

Descrivendo una storia che più che un film pare un’esperienza calda e viva, i gemelli alla regia tornano a mostrare drammi di gente comune dopo il grande successo del loro “Favolacce” del 2019, preferendo questo volta concentrarsi sulla famiglia e sui suoi drammi, allegoricamente rappresentati dal nucleo Sisti che, tanto curato nell’esteriorità, si mostra sempre più fragile e artificioso via via che si prosegue nella trama.

Per il ruolo di Massimo viene scelto un assoluto fuoriclasse come Elio Germano, rasato a zero e barbuto per l’occasione, che per 90’ biascica a stento arrivando comunque sempre al punto, affiancato poi da tre attrici cinematograficamente semi sconosciute che, più che un mero contraltare al protagonista, fungono da vere e proprie incarnazioni fisiche dei patemi d’animo dell’uomo. Un po’ di Hitchcock, una spolverata di Shyamalan e una buona quantità di Eggers saranno gli ingredienti giusti per confezionare una storia che, pur raccontando poco, fa sentire davvero tanto.

Battuta migliore: “Vorrei che proteggessimo tutto questo”

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