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Educazione e scuola

“Il bullismo? Non esistono ragazzi cattivi, ma giovani soli che desiderano la felicità”

In occasione dei 130 anni di presenza e a pochi giorni dalla festività che ricorda San Giovanni Bosco, il 31 gennaio, abbiamo incontrato don Massimo Massironi, direttore del Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio, che conta 1.250 studenti divisi tra scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e la formazione professionale

Treviglio. La figura educativa e il metodo di formazione di San Giovanni Bosco sono ombre lunghe che abbracciano e pervadono tutto il sistema educativo che interessa i ragazzi e i giovani. In questo abbraccio c’è anche la scuola. Lo sanno bene al Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio.

In occasione dei 130 anni di presenza e a pochi giorni dalla festività che ricorda San Giovanni Bosco, il 31 gennaio, abbiamo incontrato don Massimo Massironi, direttore del Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio, che conta 1.250 studenti divisi tra scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e la formazione professionale.

“Il sistema preventivo forma l’allievo in modo tale che l’educatore possa sempre parlare col linguaggio del cuore sia nell’educare, sia in ogni altro momento. L’educatore, guadagnato il cuore del suo allievo, potrà esercitare su di lui una grande influenza, istruirlo, consigliarlo e anche correggerlo perfino quando diventato adulto avrà un lavoro. Per queste e per molte altre ragioni pare che il sistema preventivo debba prevalere su quello repressivo”. Sono le parole di don Bosco alle quali si ispira il vostro sistema scolastico. Possiamo entrare nel merito di questo stile?

Il nostro approccio educativo si avvale e si contraddistingue per essere uno stile preventivo. Che cosa significa stile preventivo? Si intende di creare le condizioni per cui lo studente ragazzo, il giovane, sia messo favorevolmente nelle occasioni di compiere le cose buone, le cose belle e questo nostro sistema preventivo – per volontà di Don Bosco – si struttura su tre grandi pilastri. Il primo pilastro è l’uso della ragione. Perché un ragazzo cresca, studi e sia motivato, deve essere messo nelle condizioni di capire. Il secondo grande pilastro è la religione. I valori cristiani, i valori cattolici erano per Don Bosco una motivazione per cui i giovani scoprissero il bello, il buono, il vero. L’ultimo pilastro è l’amorevolezza. Come mi approccio ad un giovane? Mi approccio ad un giovane in modo amorevole, in modo caldo. Bisogna entrare nel contesto tipico di Don Bosco, in contesto di fine Ottocento, in cui c’era una formalità da parte dei preti, da parte degli educatori, che era una rigidità. Don Bosco aggancia i giovani, motiva i giovani per il calore dell’amorevolezza cui parla con loro, con cui si avvicina loro, con cui gli vuole bene.

don massimo massironi

Partendo da questi tre pilastri, di fronte ai casi di cronaca di oggi dove emerge la violenza dei minori, il bullismo e il cyberbullismo. Ecco, che cosa direbbe e come reagirebbe Don Bosco?

Don Bosco ci direbbe che la questione è sempre una questione di educativa. Preciso meglio: è chiaro che di fronte ad un evento violento, la Legge e la norma devono fare il loro corso. Ma quando andiamo a cogliere perché avvengono questi fatti, li cogliamo in una questione educativa. A me piace ribadire: non esistono ragazzi cattivi, esistono ragazzi e giovani soli che desiderano la felicità. Desiderano essere felici. Per questo le violenze, il cyberbullismo, quegli episodi che leggiamo sui quotidiani quasi ogni giorno, sono un esame di coscienza a mio parere per il mondo adulto. Noi adulti gridiamo “Al lupo! Al lupo!”, ma siamo noi stessi adulti il lupo. I giovani ci chiedono di essere ascoltati, hanno bisogno di guide testimonianti che rendano loro la strada per la felicità. Che non gli risparmiano le fatiche, ma fatica ma indichino davvero dove sta il bene. Un giovane quando fa un’esperienza buona, bella, lì riconosce che c’è la felicità c’è la vera gioia.

Le indicazioni Don Bosco stanno alla base del vostro metodo, qual è il segreto e l’attualità di questo messaggio nell’educare?

L’attualità, a mio parere, oggi la cogliamo principalmente nella libertà di un giovane. Il sistema preventivo è perché suscita la volontà, la libertà di un giovane. E come si suscita la libertà di un giovane? La libertà di un giovane oggi si suscita standogli accanto. Se io un ragazzo, un giovane, non lo assisto, come direbbe don Bosco non sto presso di lui giudicandolo, sto con lui anzitutto accettandolo nel punto in cui si trova la sua libertà. Può essere anche un giovane sfasciato, come può essere un giovane super bravo, io lo accolgo nel punto in cui lui si trova ed a quel punto io lo aiuto a camminare. Ma non faccio nulla al suo posto: lo aiuto a camminare amando ciò che ama lui, lo accolgo così com’è per portarlo verso ciò che amo io. E ciò che amo io è la vita adulta, la vita responsabile, la vita realizzata professionalmente, culturalmente, la vita dell’onesto cittadino e del buon cristiano”.

salesiani
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