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Brusaporto

Federico, stroncato a 6 anni da un tumore. I genitori: “Per noi è stato un piccolo maestro”

Frequentava la prima elementare e la scuola calcio del paese, era appassionato di Atalanta, matematica e Monopoli. I funerali venerdì 28 alle 10.30

Brusaporto. “Federico per noi è stato un piccolo maestro. Non aveva nemmeno sette anni ma ci ha insegnato davvero tanto”.

Gli occhi azzurri di papà Simone Maffeis spuntano dalla mascherina e sono pieni di dolore, di tenerezza e di tanto orgoglio per quel figlio che ora riposa in una piccola bara bianca, circondata da fiori e da messaggi di saluto: dalle maestre e dai compagni della prima elementare di Brusaporto, dalle insegnanti della materna, dalla scuola calcio del paese, dagli zii, dai parenti e dagli amici della famiglia.

Vicino a Federico c’è la scimmietta George, il suo pupazzo preferito, ci sono i suoi piccoli guanti da portiere e la maglia autografata dell’Atalanta, che il Papu gli aveva fatto avere durante uno dei suoi ricoveri all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

Perché a portarsi via il bambino è stato un tumore, una battaglia lunga due anni che Federico ha affrontato con tanto coraggio, con grande determinazione, come nel suo stile. Il primo tempo di questa drammatica partita lo aveva vinto lui, infatti ad ottobre del 2020, dopo 34 settimane di chemioterapia, l’asportazione di un rene e la radioterapia, il male era andato in remissione. Poi a maggio è riapparso, prendendo un polmone: “Il martedì è stato operato, il sabato era in campo a giocare a pallone, il lunedì è tornato a scuola”, ricorda il papà.

Federico era un bambino molto risoluto: “Il giorno prima di morire ha seguito le lezioni in Dad e ha fatto tutti i compiti, stava bene. Poi la notte ha accusato un fortissimo mal di testa – racconta la mamma Roberta -. Sapevamo che il tumore si era esteso al cervello, così siamo corsi in ospedale ma non c’era più nulla da fare”.

 

federico maffeis

 

 

“Teneva separata la sua vita di tutti i giorni, i suoi interessi, dalla malattia e dalle cure che doveva affrontare – continua Roberta -. Non ne voleva parlare, soprattutto in presenza del fratellino Mattia, che ha due anni e mezzo. Erano legatissimi, non voleva che si preoccupasse, che si spaventasse, aveva un grandissimo senso di protezione nei suoi confronti, era tanto premuroso. Ieri ho spiegato a Mattia che Federico non c’era più, che è andato in cielo. Lui ha preso il binocolo e si è messo a cercarlo tra le nuvole”.

Aveva grandi passioni, questo bimbo di sette anni: l’Atalanta e le sue imprese, che guardava sempre alla tv con il papà, la scuola, il Monopoli, la matematica: “La mattina quando si alzava faceva colazione con la brioche e la calcolatrice, era sempre concentrato a fare conti – racconta Simone con un sorriso -. Era diligente e responsabile, cosa rara per un bambino della sua età. Lo dicevano anche i medici e le infermiere dell’Oncologia del Papa Giovanni, che lo hanno coccolato durante tutta la sua permanenza in reparto. Si lasciava curare, era collaborativo: seguiva attentamente le indicazioni che gli venivano date. Quando faceva la Tac restava immobile, senza bisogno di essere sedato, muoveva solamente gli occhi. Era davvero maturo, un piccolo uomo, in grado di dare forza anche a noi”.

Federico era interessato a tutto: “Durante le degenze in ospedale non accendeva mai la televisione – dice la mamma, che è sempre rimasta accanto a suo figlio -. Voleva disegnare, fare i calcoli, i compiti, voleva che leggessimo libri insieme, se per caso mi distraevo un attimo o rispondevo ad un messaggio sul telefono mi richiamava subito all’ordine”.

Momenti che ora sono preziosi ricordi. Come le gite che la famiglia ha organizzato quando la malattia ha dato un attimo di tregua: Leolandia, il parco della Preistoria, tre giorni passati insieme sulla neve. I compleanni, le partitelle nella stradina sotto casa, le domeniche trascorse con i nonni, gli abbracci e i momenti di complicità con il fratellino. Tutte immagini che scorrono su uno schermo dietro alla piccola bara, attimi di una vita troppo breve ma intensa. Chissà che adulto sarebbe diventato Federico, con queste premesse.

Il suo funerale sarà celebrato venerdì 28 gennaio alle 10.30 nella parrocchiale di Brusaporto, partendo dalla Casa del commiato Vavassori di via Nazionale, a Seriate.

 

federico maffeis

 

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