• Abbonati
La diatriba con la regione

I musulmani della chiesetta vinta all’asta: “Discriminati e nulla è cambiato, ora preghiamo pure al freddo”

Sulla vicenda degli ex ospedali Riuniti la Corte d'Appello dovrebbe pronunciarsi ad aprile, ma in caso di sentenza sfavorevole il Pirellone può ricorrere in Cassazione. Tre anni dopo, gli islamici temono di restare sotto il viadotto di Boccaleone ancora a lungo. Con la sala che trema al passare dei camion e il riscaldamento che funziona a singhiozzo

Bergamo. Sono passati tre lunghi anni, anzi di più. Nel mentre, ne hanno viste di tutti i colori. Ma alla fine poco o nulla è cambiato: pregano sempre sotto il viadotto, dove in questi giorni nemmeno l’impianto di riscaldamento – denunciano – funziona a dovere.

Parliamo dell’Associazione Musulmani di Bergamo, quella che nell’ottobre 2018 ha partecipato all’asta per la chiesetta degli ex ospedali Riuniti, aggiudicandosela e scatenando un vero e proprio terremoto politico. La storia è arcinota: la cappella era stata messa in vendita dall’Asst Papa Giovanni XXIII, controllata dalla Regione Lombardia a guida leghista, la stessa che una volta resa pubblica la vicenda ha fatto di tutto per riprendersela.

Com’era prevedibile, la vicenda è finita in Tribunale. Il giudice, in primo grado, ha dato ragione ai musulmani, assistiti dall’avvocato Andrea Di Lascio. “Siamo stati discriminati e non lo diciamo solo noi, ma anche una sentenza – osservano dall’associazione -. Abbiamo fatto tutto secondo le regole e lo abbiamo dimostrato. Nonostante ciò, non abbiamo ancora un luogo dignitoso dove pregare”. Le parole di chi, evidentemente, si sente cornuto e mazziato.

L’associazione religiosa continua a riunirsi al civico 4 di via Rosa, nel quartiere di Boccaleone, in uno spazio provvisorio messo a disposizione dal Comune: un’ex falegnameria di 370 metri quadrati a ridosso del viadotto, con la sala che vibra al passare dei camion. Insomma, non proprio il luogo ideale per trovare pace e serenità. I fedeli sono qualche centinaio, ma durante il Ramadan possono superare il migliaio.

Una situazione di stallo, in attesa che la vicenda faccia il suo corso sul fronte giudiziario. Le parti stanno depositando le memorie conclusionali e la sentenza della Corte d’Appello di Brescia – se tutto va bene – è attesa per aprile. Ma anche se i musulmani dovessero spuntarla e aggiudicarsi la tanto agognata chiesetta (l’eventualità non è scontata) non si può escludere il ricorso degli avvocati della Regione in Cassazione, con un ulteriore slittamento dei tempi.

A quel punto, l’associazione potrebbe chiedere un’esecuzione temporanea della sentenza, effettuando una sorta di trasloco provvisorio. Ma le perplessità non mancano: è conveniente trasferirsi in un luogo, magari investendo dei soldi per sistemarlo, senza la certezza di esserne il proprietario definitivo? Dubbi che non fanno altro che aumentare il timore dei fedeli: quello di dover pregare sotto il viadotto ancora a lungo.

Venerdì pomeriggio, 28 gennaio, i vertici dell’associazione dovrebbero incontrare l’assessore del Comune di Bergamo Giacomo Angeloni, da sempre molto attento alle istanze delle diverse comunità religiose. In quell’occasione parleranno dei problemi più semplici, compreso quello del riscaldamento che funziona a singhiozzo. Sperando di risolvere almeno quello.

Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
chiesa ex Riuniti
Corte d'appello
Per un cavillo giuridico la chiesetta degli ex Riuniti torna alla Regione
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI