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Report 18/24 gennaio

Covid, lievemente, ma s’inverte la tendenza: tutti i dati in calo sia in Italia che a Bergamo

In provincia di Bergamo 19.741 nuovi casi rispetto ai 21.791 del periodo precedente (-9,4%). In leggero calo anche i pazienti ricoverati all’ospedale cittadino: in Area Medica si è passati da 153 a 147, in Terapia Intensiva da 22 a 17

La settimana epidemiologica 18/24 gennaio si chiude con una leggera inversione di tendenza che lascia ben sperare. È ancora difficile dire con certezza se la quarta ondata di questa pandemia, in Italia, abbia raggiunto il picco. Anche perché alcuni giorni di questa settimana hanno dato risultati superiori rispetto a quella passata. Vedremo cosa succederà la prossima settimana.

A livello nazionale, negli ultimi sette giorni, i contagi certificati da tampone sono stati 1.176.221, in calo del 2% rispetto allo stesso periodo della settimana scorsa (quando erano stati 1.200.965).

Media giornaliera 168.032 (da 171.566).

Da rilevare che con il dato del 24 gennaio i contagiati totali, da inizio pandemia, hanno raggiunto la cifra di 10 milioni, un sesto dell’intera popolazione.

Il rapporto medio settimanale positivi/tamponi totali è al 15,85%.

Curva dei contagi: da 2,19 a 1,86.

È chiaro che con un balzo nei contagi così importante come quello che viviamo da inizio dicembre, i dati di particolare interesse sono quelli relativi all’occupazione delle terapie intensive e ai ricoveri ordinari. La tenuta degli ospedali rimane un argomento fondamentale.

Omicron, infatti, sta trasformando il volto dell’epidemia: la diffusione di una variante più contagiosa, ma meno aggressiva dal punto di vista clinico, si inizia a notare dall’andamento dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Pur in presenza di numeri molto sostenuti, che stanno creando grosse difficoltà al sistema ospedaliero, l’incremento dei ricoverati nei reparti di Medicina generale ha iniziato a rallentare.

I numeri del periodo ci dicono che i ricoveri ordinari sono ancora in crescita: ora 19.862 (erano 19.485 lunedì scorso), mentre quelli in terapia intensiva sono in calo: 1.685 (erano 1.717 sette giorni fa).

Diminuisce, rispetto alla settimana scorsa, anche il numero dei nuovi ingressi in Terapia intensiva: da 1.024 a 941. L’indice di occupazione nei Reparti Covid è al 30,4% (precedente 29,4%). Quello nei Reparti di Terapia Intensiva è al 17,6% (era al 18,6%).

Purtroppo si riscontra ancora una decisa crescita dei decessi, che, come sappiamo, è sfalsata di almeno un paio di settimane rispetto alle diagnosi: i morti sono infatti stati 2.484, con un aumento sostenuto, considerato che lunedì scorso ne contavamo 2.126. La variazione percentuale, in questo caso, è del 16,8%. Le morti, dunque, continuano ad aumentare. Ed era prevedibile, considerato il picco di contagi. L’ultima settimana in cui i numeri sui decessi hanno fatto segnare trend negativo è ormai lontana: risale a fine ottobre 2021.

Diminuisce dopo settimane il numero dei tamponi totali: 7.387.383 (ne erano stati eseguiti la settimana scorsa 7.503.543), il 75,6% dei quali di tipo antigenico rapido.

Il valore di Rt nazionale è sceso all’1,37 (da 1,58).

Invariato l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti:1900.

Lombardia e Bergamo

Nel periodo osservato, si consolida il calo dei contagi in Lombardia: da 230.049 a 203.117 (-11,7%). Decrementa del 6,4% il numero dei ricoveri in Area Covid: sono 3.416 gli attuali (erano 3.649). In leggerissimo calo anche quello relativo alle Terapie Intensive, che passa da 267 a 265.

Più marcato il calo relativo al numero dei nuovi ingressi in T.I. che passano da 131 a 103.

Scende l’indice di occupazione nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 17,5% al 14,6% e quello relativo ai Reparti Covid, dal 34,9% al 32,7%.

Il numero dei decessi settimanali, già in forte aumento da qualche settimana, ha riscontrato un ulteriore incremento. Sono stati infatti 622 rispetto ai 528 del periodo precedente.

Diminuiscono, dopo quasi quattro mesi, sia il numero degli attualmente positivi, ora 451.170 (554.453 la settimana scorsa), sia quello delle persone attualmente in isolamento domiciliare, che sono 447.489 (erano 541.357). Il calo, in entrambi i casi è di circa il 18%.

L’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti è in discesa, da 2.300 a 2.100, come l’indice medio settimanale di positività che passa dal 15,85% al 15,20%.

Scende anche in provincia di Bergamo il numero dei nuovi casi: i positivi sono stati infatti 19.741 rispetto ai 21.791 del periodo precedente (-9,4%).

In leggero calo il numero dei pazienti ricoverati all’ospedale cittadino: in Area Medica si è passati da 153 a 147, in Terapia Intensiva da 22 a 17. Sommando i ricoveri nelle altre due Asst provinciali (Bergamo Est e Bergamo Ovest) il totale degli ospedalizzati è di 360 (erano 370).

Nel periodo osservato si sono registrati 43 decessi, portando così il totale a 100 solo nell’ultimo mese.

Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 2.100 a 1.850.

Nei giorni scorsi si è raggiunto un numero record di persone in isolamento domiciliare obbligatorio: circa 40.000, a cui si devono aggiungere altre 32.000 persone in isolamento fiduciario.

La campagna vaccinale

Il 79,9% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario. Il 4,2% è in attesa di seconda dose. Il 51% ha fatto la terza dose. Complessivamente, contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose, è almeno parzialmente protetto l’84,1% della popolazione italiana. Considerando solo gli over 5, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea del governo la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 86,4% mentre l’82,1% è vaccinato. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 90,3% mentre l’87,1% è vaccinato.

Siamo al picco della 4^ Ondata?

Oltre tre mesi di crescita, accelerata a dicembre con la diffusione della variante Omicron, oramai largamente dominante. È finita la quarta ondata? Lo speriamo tutti e i segnali ci sono. In Inghilterra, dove Omicron è arrivata prima, il calo è ormai consolidato. In Sudafrica, primo paese a scoprire Omicron, ancora da prima.

Si riscontrano comunque forti discontinuità a livello territoriale per poterlo affermare in modo assoluto. Il dato nazionale nel suo complesso è infatti chiaramente influenzato da Lombardia e Campania: le due Regioni, che insieme rappresentano oltre un quarto della popolazione italiana, hanno infatti anticipato il momento di massima espansione del contagio. Se guardiamo al dato italiano nel suo complesso il calo dei nuovi casi è stato di sole 24.744 unità: segno che nella maggior parte delle altre Regioni la diffusione del Sars-CoV-2 è ancora in fase di crescita.

L’epidemia potrebbe infatti riservarci un colpo di coda, legato agli effetti della ripresa delle attività a pieno regime (scuole incluse) dopo la pausa festiva legata al Natale e all’inizio del nuovo anno. Per capirlo saranno importanti i dati dei prossimi giorni, e in particolare quelli della Lombardia che anticipano la situazione nazionale di circa una settimana.

Sono proprio situazioni come queste che testimoniano l’importanza di avere a disposizione informazioni quotidiane dettagliate, e che dimostrano come le ipotesi di passare a una comunicazione settimanale e diversa da quella attuale siano del tutto prive di qualsiasi base scientifica.

Siamo di fronte a qualcosa di simile a una influenza?

Il paragone va fatto con le pinze, perché più volte c’è chi ha provato a sminuire il covid come semplice influenza, facendo una pessima figura. Ora il tema sta però diventando di dibattito pubblico. Siamo pronti per trattare il covid come una influenza?

Siamo andati a cercare una risposta con i numeri. Confrontando la pericolosità di Omicron rispetto all’influenza negli Stati Uniti, Inghilterra e Italia. Non se ne esce con un verdetto definitivo, ma con un quadro incoraggiante.

In sintesi la comunità scientifica afferma che “Per quanto tutti noi vorremmo poter considerare il Covid come un’influenza, in Italia, non siamo ancora arrivati allo stesso livello di pericolosità. Rispetto a un anno fa siamo però molto vicini a questo traguardo che sarà raggiungibile tanto più velocemente quanto maggiore sarà il numero di persone che sceglieranno di vaccinarsi”.

Novavax in Italia a febbraio

Il vaccino proteico Novavax, che si spera potrà convincere molti scettici, è in arrivo anche in Italia. Verrà somministrato in 15 hub del Lazio, di cui sette a Roma. Le dosi di Novavax, che sono attese per febbraio, saranno riservate solo per le prime somministrazioni degli over 18. Il richiamo verrà effettuato dopo 21 giorni. Il nome commerciale di questo vaccino è “Nuvaxovid”. Esso si basa sulla tecnologia delle proteine ricombinanti, già usata da decenni per altri vaccini, come quello già in uso contro l’epatite B e il papilloma virus.

Il vaccino contiene la proteina Spike, che si trova sulla superficie delle cellule del virus ed è un “adiuvante”, in grado di stimolare la risposta immunitaria. Gli studi hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia sintomatica.

Nel mondo

Dall’inizio della pandemia ad oggi, i decessi nel mondo legati al Covid sono 5.620.000, a fronte di un totale di 353 milioni di casi di contagio. Di questi, quasi 71 milioni si sono verificati negli Stati Uniti, con 867.000 decessi. 40 milioni sono i casi registrati in India (490.000 vittime) e 24.100.000 in Brasile (625.000 vittime). Seguono la Francia (16.800mila – 130.000), il Regno Unito (16 milioni – 154.500), la Turchia (11 milioni – 86.000), la Russia (10.930.000 – 320.000). All’ottavo posto l’Italia che precede Spagna e Germania.

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