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I dati cisl

Caro energia, possibili ricadute per oltre 76mila lavoratori di 5.500 imprese bergamasche

Preoccupazione in Bergamasca per i 76.543 lavoratori di 5.495 aziende a carattere energivoro. I settori più esposti sono la fabbricazione di prodotti in metallo, poi quelli dei prodotti in gomma e plastica e, infine, gli addetti impegnati nella lavorazione di minerali non metalliferi

Il prezzo del petrolio, del gas e delle materie prime alle stelle e il conseguente caro energia sollevano forti preoccupazioni per il mondo del lavoro da parte dei sindacati. In prima linea della Cisl Lombardia che sollecita interventi urgenti per ridurre le possibili ricadute negative sull’occupazione della regione e in bergamasca ed un confronto a tutti i livelli sulle politiche industriali.

Stando a un’elaborazione condotta dalla Cisl lombarda sulla base dei dati Istat 2019, rispetto al quadro nazionale circa il 20% delle imprese “energivore” ed il 27% della base occupazionale è collocata in Lombardia. 

Nella Regione risultano 24.837 aziende a carattere energivoro, per 463.252 addetti complessivi. Di questi sono quasi 140.000 le lavoratrici ed i lavoratori maggiormente esposti agli effetti della crisi legata ai costi energetici, che in particolare può portare ad un incremento dell’utilizzo temporaneo della cassa integrazione se non addirittura a cessazioni dell’attività produttiva.

Generico gennaio 2022

Nella Bergamasca risultano 5.495 aziende a carattere energivoro che impiegano 76.543 addetti. I settori più a rischio sono quelli della fabbricazione di prodotti in metallo (che occupano 31.063 in 2.938 aziende bergamasche), i 14.042 lavoratori impegnati nella fabbricazione di prodotti in gomma e plastica (616 aziende nella nostra provincia) e i 6.010 addetti impegnati nella lavorazione di minerali non metalliferi di 329 imprese. (Dati Istat 2021)

Generico gennaio 2022

L’aumento dei prezzi del gas e delle materie prime è decisamente più contenuto negli Usa di quanto non sia in Europa e l’Italia è dipendente dalle fornitore di gas per un 40% delle attività, esposizione molto più elevata di Francia e Germania, dipendenti dal gas rispettivamente per il 17% e 27%.

Enzo Mesagna, segretario della Cisl Lombardia con delega all’Industria, ritiene che “i dati riguardanti l’inflazione e le difficoltà del sistema industriale siano preoccupanti, non necessariamente legati a questo particolare momento storico e che rischiano di assumere una evidenza strutturale. Servono da una parte urgenti interventi tesi ad arginare le possibili conseguenze immediate di questi fenomeni, ma dall’altra diventa altrettanto necessaria una riflessione ed un’ azione di lungo respiro che metta in campo risposte strutturali ad un problema che rischia di frenare la nostra ripresa produttiva e sociale”.

“Serve un confronto a tutti i livelli sulle politiche industriali – aggiunge – che preveda Interventi a sostegno delle imprese, fortemente penalizzate dagli incrementi del costo di elettricità e gas, ma soprattutto che dia risposte strutturali al bisogno energetico del nostro sistema industriale. Allo stesso modo però diventa necessario individuare soluzioni a favore delle famiglie, in particolare le meno abbienti, che rischiano di restare in difficoltà strette tra il rincaro dei costi delle bollette e dei generi di prima necessità e la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni”.

“Credo che sia necessaria una riflessione comune per accelerare le ricadute del PNRR come indispensabile leva per arginare strutturalmente queste derive, avendo in mente la modernizzazione del paese – conclude Mesagna – e sia indispensabile e senza alternative una nuova stagione di concertazione fra le parti sociali, ad ogni livello di competenza, con l’obiettivo di rendere il nostro paese più moderno e competitivo, ma anche più equo e solidale”.

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