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Lettere

La lettera

“In classe col fantasma della quarantena, ma in mensa tutti insieme: basta regole incoerenti”

Le riflessioni e i pensieri di una mamma alle prese con bimbe in quarantena perchè a contatto con compagni di classe positivi: "Sottostiamo alle norme, ma fino a quando? E soprattutto, perchè? Per il bene di chi?"

Positivi in classe, tamponi, quarantena, rientro a scuola: per i genitori sta diventando quasi un mantra, uno schema che dalla ripresa delle lezioni si sta ripetendo con antipatica ricorrenza.

Un dedalo di norme dentro al quale è facile perdersi e, molto spesso, complicatissimo da comprendere: a testimonianza di ciò che provano quotidianamente le famiglie, una lettera inviata da F.S., una mamma alle prese con i grattacapi che da due anni il Covid porta con sè.

“Se hai due bambine di 4 e 8 anni sai che con la quarantena dovrai prima o poi convincerci. Ma va bene, sei vaccinata, con terza dose, hai sempre rispettato tutte le regole fin dall’inizio. Questo è il terzo inverno che continui a rispettarle, mascherine, disinfettante, pochi contatti sociali, niente feste. Sacrifici su sacrifici che hai condiviso con le tue figlie, nonostante intorno a te il menefreghismo regni sovrano. Ma gli unici controllati sono i tuoi piccoli. E in fondo, dentro di te, credi profondamente nel rispetto degli altri. E in quel futuro che tanto aneli per i tuoi figli si sente il sapore della libertà, della condivisione, ma anche della lotta per il bene comune, per i diritti…

È una pandemia, te lo ricordi il rumore delle sirene delle ambulanze. Se lo ricordano ancora anche le bambine, ne sono terrorizzate. Abiti in un paese in provincia di Bergamo, uno di quelli duramente colpiti nel marzo 2020. Ti ricordi i funerali a cui non hai potuto partecipare. E la parola sacrificio è diventata parte del tuo vocabolario. Non hai mai voluto cadere nella lamentela fine a se stessa. E non lo fai neanche stavolta. E vuoi urlare al mondo che sei stanca di queste scelte comode, incoerenti e inaccettabili.

Nella classe di tua figlia salta fuori un positivo nella giornata di venerdì. Capita. Ti viene annunciato nel gruppo Whatsapp della classe. Nella tarda mattinata di sabato arriva un foglio precompilato senza data, nemmeno nominativo, solo con l’indicazione della classe, con l’invito a fare un tampone entro 48 ore per permettere ai negativi di entrare in classe lunedì mattina. Sai già qual è lo scenario possibile: un altro positivo e la classe va in dad. Accidenti. Ti comporti come se fossi già in quarantena, niente nonni e niente sport. Vai a cercare una farmacia. Speri in una fila non esagerata. Il tampone è negativo, esulti. Il farmacista ti ricorda che il tampone rivelatore sarà al T5, a cinque giorni dall’ultimo contatto. Quindi c’è poco da esultare. Infatti saltano fuori due compagni già positivi. Pace, questa volta è il nostro turno. Ma è sabato. Nessuno può darti un’informazione ufficiale.

C’è la pandemia, siamo in stato di emergenza, ma queste cose al sabato e alla domenica non vengono gestite da nessuno. Giusto, il sabato e la domenica la pandemia fa l’aperitivo, spesso e volentieri senza il green pass. Tanto che arriva la notizia che stamattina i bambini negativi entrano in classe. Genitori, insegnanti, preside sanno che sarà sicuramente emanato un provvedimento di quarantena in mattinata, ma sanno anche che i bambini non verranno rimandati a casa, resteranno a scuola fino alle quattro, mensa compresa. E parli con altre mamme. Il paese è piccolo, la gente mormora. Ah, è capitato settimana scorsa ad almeno altre due classi. Ma veramente? Tutti in mensa con una quarantena praticamente in essere? Però all’intervallo mangiano all’aperto a due metri di distanza, con 4 gradi. Ovvio, bisogna ostacolare la diffusione del virus. Le regole sono fatte per essere rispettare. Solo quando fa comodo, però. Ah, e non sappiamo neanche quando finisce la quarantena, preannunciano altri genitori che sono finiti in questo vortice prima di te.

Dove sta la coerenza? Se entrano in classe lunedì, io pretendo che entrino anche martedì, mercoledì e via a seguire…facendo un altro tampone per carità quando deve essere fatto…Poi dico, ma se la quarantena parte dal giorno dell’ultimo contatto, siamo già in quarantena, quindi la tengo a casa. Sì, è la cosa più logica. Ma poi
c’è la mamma che lavora, tutelata per nulla, che dice no io lo mando, almeno oggi. Siamo tutte arrabbiate, stremate da queste regole, ma continuiamo a sottostare a tutto quello che ci viene detto di fare. Ma fino a quando? E soprattutto, perché? Per il bene di chi?” 

F.S. 

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