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Segretario nazionale fim cisl

Uliano, Fim-Cisl: “Le produzioni dei motori 2021 di Stellantis non recuperano la perdita Covid”

Dal 2016 ad oggi persi il 35% dei volumi. La componentistica più esposta alla transizione ecologica al centro della recente visita del Ceo Tavares

“Le produzioni dei motori Stellantis nel 2021 con circa 637.400, non migliorano il dato 2020 fortemente condizionato dal blocco produttivo determinato dal lockdown – scrive Ferdinando Uliano, segretario nazione Fim Cisl e responsabile del settore automotive -. Negli ultimi 5 anni la produzione dei motori tradizionali subisce una perdita complessiva nelle produzioni italiane del 35%, determinando nel contempo una riduzione occupazionale di oltre 1.174 lavoratori, se si considera anche l’occupazione persa nelle fabbriche delle meccaniche di Mirafiori e di Verrone collegate strettamente alle produzioni dei motori tradizionali”.

“Quello dei motori tradizionali è il settore dell’auto più coinvolto nella transizione ecologica e più esposto ai rischi occupazionali e di prospettiva industriale. Le limitazioni imposte con lo stop produttivo nel 2035 per le autovetture e il 2040 per i veicoli commerciali si impongono nel breve periodo scelte necessarie per la reindustralizzazione degli stabilimenti e per la riconversione delle competenze professionali dei lavoratori. L’arco temporale che abbiamo di fronte è molto stretto e servono risposte che rassicurino nel breve periodo sia i lavoratori che il Paese. Gli stessi obiettivi annunciati da Stellantis entro il 2030, 70% di elettrico nelle produzioni per Europa e 40% per gli USA evidenziano la necessità e l’urgenza di individuare garanzie per le prospettive future di oltre 7.000 lavoratori in Italia del gruppo che operano sui motori tradizionali, che si raddoppia se consideriamo anche l’indotto ad esso collegato”.

“La recente visita del Ceo di Stellantis agli stabilimenti di motori italiani di Termoli e Pratola Serra e le dichiarazioni pubbliche in merito alla transizione verso le motorizzazioni elettriche e alla futura Gigafactory di Stellantis in Italia, evidenziano la drammaticità di ricadute sociali, se non verranno adottate delle scelte precise nel nostro Paese – prosegue Uliano -. Il Ceo di Stellantis è stato chiaro sul tema dell’incentivazione all’acquisto dei veicoli elettrici e Ibridi. Il costo di una vettura elettrica è superiore al 50% di quella con motorizzazioni tradizionali, si raggiungerà la parità nei costi nei prossimi tre/quattro, senza sostegni alla domanda si avranno contraccolpi negativi sui volumi produttivi e ristrutturazioni con ricadute sociali. Sulla Gigafactory non si comprende come mai il Gruppo e il Governo in sette mesi non siano ancora riusciti a concludere positivamente l’accordo. Come FIM-CISL riteniamo non si possa attendere ulteriore tempo, chiediamo una convocazione urgente del tavolo Stellantis presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Siamo alla vigilia della presentazione del primo piano industriale del gruppo, non possiamo andare a questo appuntamento in una situazione di indeterminatezza su scelte strategiche per il gruppo Stellantis e il settore dell’automotive”.

“Le pressioni fatte dal sindacato sul Governo e su Stellantis han portato nel giugno scorso a definire un impegno preciso sulla costruzione della terza Gigafactory in Italia, vincendo la competizione con altri paesi. Questa scelta dà una prospettiva e sicurezza anche a tutte le realtà di assemblaggio di Stellantis. Senza Gigafactory in prospettiva tutti gli stabilimenti sono a rischio. Su Termoli dovremo discutere il piano industriale della Gigafactory in dettaglio: partenza investimento, perimetro tutela occupazionale, governo della transizione, percorsi formativi per il cambio delle competenze professionali – aggiunge il segretario nazionale della Fim Cisl -. Sono ancora aperte le partite per gli altri stabilimenti di motori: Pratola Serra e VM di Cento e due stabilimenti che lavorano sui cambi: Mirafiori e Verrore. Se su Pratola Serra l’assegnazione dei motori euro 7 diesel B22 per tutti i veicoli commerciali del Gruppo Stellantis è positiva perché consentirà dal 2024 un potenziale raddoppio dei volumi, tutti i veicoli di Sevel e quelli del futuro stabilimento polacco, bisognerà verificare quanti motori diesel verranno erosi dai nuovi motori elettrici e ad idrogeno che iniziano ora ad equipaggiare i veicoli commerciali di Stellantis. Rimane comunque il problema di prospettiva che si genererà a seguito dello stop delle produzioni di motori diesel dal 2040 imposto dall’Europa”.

“La situazione più critica è certamente quella dello stabilimento di Cento di Ferrara dove gran parte delle produzioni sono sul motore diesel V6, che motorizza molte vetture del mercato nord americano. Lo stabilimento di Cento ha assistito ad un crollo occupazionale maggiore negli ultimi 5 anni pari al – 36% della forza occupazionale e del 17% dei volumi. Nel corso del 2021 si è continuato ad utilizzare ammortizzatori sociali che hanno coinvolto il 35% dei lavoratori, per circa 30 giorni. Nonostante gran parte delle produzioni sono destinate al mercato americano, dove gli obiettivi per elettrico sono meno stringenti (40% nel 2030), si sono riscontrati alcuni blocchi nei progetti di sviluppo del V6 di 4° generazione che ci preoccupano fortemente. Ad oggi è in corso solo sviluppo di mantenimento dell’attuale motore V6, nelle varie versioni che potrebbe consentire la produzione fino al 2023, è necessario avere una risposta concreta su questo aspetto che rischia di creare una situazione drammatica allo stabilimento centese”.

“Anche stabilimenti piemontesi del Powertrain di Verrone e Mirafiori, dove operano 1.518 lavoratori, e dove si producono i cambi sono strettamente collegati al tema del cambio delle motorizzazioni, come anche una parte dei lavoratori degli Enti Centrali di Torino. E’ indispensabile comprendere quale strategia di garanzia e sviluppo da mettere in atto. Senza dimenticarci gli oltre 1.026 lavoratori che oggi lavorano alle fonderie Teksid di Carmagnola dove si producono Teste cilindri e basamenti per motori diesel e benzina”.

“Per noi è fondamentale che si apra nei prossimi giorni con i vertici di Stellantis Europa e con il Ministero dello Sviluppo Economico un tavolo di discussione su come governare questo processo che vedrà una erosione nei volumi sui motori endotermici e definire quali sono gli interventi di “reindustrializzazione” sia sul fronte della componentistica elettrica, che ruoterà intorno alle nuove motorizzazioni, ma anche al tema dei semiconduttori quale strategie il gruppo vuole attuare per spostare la catena delle forniture nel nostro Paese. La nuova componentistica insieme alla guida autonoma e più in generale quello che la rivoluzione digitale sta portando dentro le autovetture sono ambiti che possono essere oggetto di un processo di reindustrializzazione su cui costruire soluzioni. Ci sono aspetti di cambiamento delle competenze professionali che dovranno investire i lavoratori sia negli ambiti della ricerca che della progettazione ma anche della fabbricazione. Ci aspettiamo che anche le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, facciano fronte comune con le organizzazioni sindacali per accompagnare e mettere sotto tutela sociale ed economica queste importanti realtà industriali del nostro territorio, a patire dall’utilizzo dei fondi del PNRR. Gli importanti risultati finanziari e i risparmi ottenuti nelle sinergie sono stati raggiunti grazie al contributo dei lavoratori, devono essere orientati a governare il cambiamento mettendo in sicurezza le fabbriche e l’occupazione”.

 

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