Almenno San Salvatore. Soggiogati psicologicamente, maltrattati, abusati anche sessualmente con pratiche spesso incestuose: i partecipanti alle sedute, tra cui due bambini, venivano anche “trattati” con delle “macchinette della corrente”. È quanto hanno dichiarato alcune persone presenti agli incontri della setta degli orrori, davanti al giudice del tribunale di Ascoli Piceno nella seduta di venerdì 21 gennaio.
Il principale imputato, un 50enne residente ad Almenno San Salvatore e in carcere da un anno e mezzo, soprannominato “il santone”, si è difeso leggendo un memoriale: una decina di pagine nelle quali respinge ogni accusa di maltrattamento e violenza aggravata su minori.
Tra le persone a giudizio c’è anche la madre di due bambini, che secondo l’accusa avrebbero subito pesanti violenze e umiliazioni durante gli incontri della setta ad Ascoli e Fermo, nelle Marche.
A condurre le “sedute”, avvenute tra il 2012 e il 2014, il bergamasco, che si professava guida spirituale e titolare di lauree poi risultate fittizie. Aveva creato una sorta di comunità di studio e di meditazione e periodicamente si recava nel Fermano per riunire i suoi adepti marchigiani in appartamenti messi a disposizione dagli stessi.
Ma durante gli incontri l’uomo, sul quale pesano anche le aggravanti della crudeltà, dei motivi abbietti, della minorata difesa e dell’abuso di relazioni, avrebbe sottoposto i suoi seguaci, bambini compresi, a delle prove di resistenza spirituale.
Tra cui le pratiche con le macchinette della corrente che, a detta del santone, servivano per aumentare la capacità di resistenza di ognuno. Lo stesso leader della setta avrebbe effettuato i trattamenti, aumentando progressivamente il voltaggio, testimoniando così che con la forza interiore si poteva sopportare il dolore.
Nel 2021 il giudice Rita de Angelis aveva disposto un accertamento psichiatrico nei confronti del bergamasco e di una donna brasiliana che figura tra gli imputati: dalla perizia sono emerse alcune problematiche, ma i due sono risultati capaci di intendere nel momento in cui avvenivano le violenze.
Le vittime all’epoca dei fatti erano due bambini. Ora il ragazzo, maggiorenne, ha lasciato l’Italia; la sorella ancora minorenne, benché affidata ai servizi sociali, vive con la madre. Entrambi si sono costituiti parte civile nei confronti del santone e della brasiliana, ma non contro la loro mamma.
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