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Le testimonianze

Obbligo green pass, i parrucchieri: “Ci sentiamo più tutelati”; “Ma è un impegno in più”

Anche i clienti sono favorevoli, ma tra gli esercenti c'è chi teme che il volume d'affari diminuisca per la richiesta di certificazione e soprattutto per le quarantene

Bergamo. C’è chi si sente più tutelato e chi invece la ritiene un’arma a doppio taglio. Da giovedì 20 gennaio parrucchieri ed estetisti sono obbligati a chiedere il green pass base ai clienti che entrano nei loro negozi.

Per la maggior parte non è un problema, anzi. “Credo sia giustissimo. Non vedo perché i ristoratori e i baristi lo devono chiedere e noi, che siamo tutto il giorno a stretto contatto con il pubblico, non abbiamo dovuto farlo fino ad ora – dichiara Alessandro Erba, di Erba Parrucchieri, in via Ruggeri da Stabello -. Ben venga tutto ciò che ci consente di rimanere aperti e lavorare”.

 

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Il titolare del salone non crede che questo provvedimento possa far calare il volume d’affari: “I no vax si sono già fatti terra bruciata attorno da soli e chi non ha il green pass e ha bisogno del parrucchiere basta che si faccia il tampone. Ecco, sono più preoccupato per le quarantene. Su questo fronte c’è molta confusione, spesso le clienti chiedono a noi delucidazioni in merito”.

Stefano, farmacista, si sta facendo tagliare i capelli: “A me non cambia nulla perché sono vaccinato con la terza dose. Se apriamo il capitolo tamponi però avrei molto da dire: farmacie, Ats e punti tampone non riescono a supportare il volume di richieste. Tante persone risultano negative e ricevono il certificato dopo diversi giorni perché Ats è oberata. Con il rischio che chi ha le carte in regola nel frattempo si può essere infettato di nuovo, oppure può aver contratto il virus se era soggetto a isolamento da contatto diretto. Credo ci sia poca coerenza e tanta confusione”.

Federica Speziale del centro estetico Vanity Farm di Petosino ha accolto in modo molto positivo l’obbligo di presentazione del green pass per i clienti: “Non aspettavo altro, mi sento molto più tutelata. Il nostro è un settore dove siamo a strettissimo contatto con le persone. Certo, usiamo tutte le precauzioni e io in modo particolare sono estremamente scrupolosa: plexiglass, mascherina Ffp2, gel igienizzante e anche se la visiera non è più obbligatoria io continuo ad utilizzarla, soprattutto per alcuni trattamenti dove è necessaria la vicinanza”.

 

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Diverse clienti di Federica sono no vax: “Ho ricevuto tante telefonate di persone che chiedevano di poter venire entro il 20 perché non avevano il green pass. E poi un’ampia fetta di signore che vengono nel mio centro sono anziane, spesso sono vaccinate ma non hanno uno smartphone e alcune non hanno nemmeno il certificato stampato. Con loro è un problema”.

Carlo Lio, di Clio Parrucchieri a Petosino, non è entusiasta di questo nuovo provvedimento: “Per noi è un impegno in più, anche se non voglio assolutamente sottovalutare i rischi della pandemia e rispetto le regole. Dico solo che a livello di relazione non mi fa sentire a mio agio richiedere il green pass. Dal parrucchiere si viene anche per rilassarsi, per farsi coccolare e già chiedere ai clienti di disinfettare le mani mi dà fastidio, nonostante lo faccia sempre. Magari una persona è appena uscita dal lavoro, si è già igienizzata e domandarle di farlo di nuovo non mi piace. Quindi diciamo che non sono contento per il fattore umano, per quello scientifico non entro nel merito perché non ne ho le competenze”.

La cliente che si sta facendo applicare la tinta non si fa nessun problema: “A me non cambia niente, tanto il green pass ce l’ho, quindi se me lo chiedono lo mostro. Anzi, mi sento più sicura”.

 

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Nello storico barbiere Zanchi di via Pignolo, Federico sta sfumando un taglio: “Il green pass? È un obbligo, quindi lo rispettiamo. Diciamo che sono un po’ esasperato da tutte queste regole, non mi piace fare il carabiniere. Non temo per la mia salute: tengo la mascherina e per il momento mi è sempre andata bene. Gli estremisti si taglieranno i capelli a casa loro o andranno da chi le regole non le rispetta”.

I suoi clienti approvano questa nuova disposizione. “Sono favorevolissimo! Anzi, anche gli esercenti dovrebbero dimostrare di avere il green pass – dice Michele -. Io ho la terza dose, ma non è obbligatoria per tutti, quindi io non so se chi mi sta servendo nei negozi ha completato il ciclo vaccinale. Vorrei che l’obbligo venisse esteso proprio a tutti”.

Emilio è appena entrato, ha lo smartphone in mano e mostra il suo certificato ancora prima che gli venga richiesto: “Certo che ritengo sia giusto questo nuovo provvedimento. Serve anche per spingere le persone a vaccinarsi e per tutelare la salute della comunità”.

Poi si siede al lavaggio con la sua mascherina Ffp2 e si gode lo shampoo, ancora più tranquillo rispetto all’ultima volta che è stato dal barbiere.

 

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