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Appunti&virgole

Atalanta, oltre l’emergenza c’è un’anima da grande squadra fotogallery

La Dea anche incerottata fa tremare la prima della classe. E Handanovic deve superarsi per dire di no ancora a Muriel

Ma quando avete sentito l’annuncio della formazione, dell’Atalanta che avrebbe affrontato l’Inter, che cosa avete pensato? Sinceramente.

Forse vi sembrava di essere tornati indietro di più di cinque anni, a quel famoso Atalanta-Napoli della svolta gasperiniana con in campo Caldara, Conti, Gagliardini, Petagna… Tra l’altro Toloi era l’unico presente allora e invece uno dei grandi assenti in questa partita.

Beh, comunque oggi in realtà la storia è un po’ diversa: non è stata una pazzia di Gasperini ma, tra Covid e infortuni, ecco sette titolari fuori gioco e una panchina imbottita di Primavera.

Eppure, alla faccia degli scettici, questa Atalanta ha davvero sette vite. E quando la dai (qualcuno l’avrà fatto) per ‘morta’ ti confeziona una prestazione da applausi, alla pari se non anche meglio della capolista.

Sul cuore non avevamo mai dubitato. E nemmeno sulla tecnica, a dir la verità, perché i Gaspboys ci deliziano ormai con giocate che saranno sì studiate in allenamento ma sono anche frutto di un miglioramento tecnico evidente.

Perché per tenere testa alla prima della classe devi avere una padronanza del pallone non inferiore ai palleggiatori di Inzaghi e devi avere anche l’attenzione giusta per non lasciare mai quegli spazi che avevano mandato a nozze i giocatori della Roma.

Detto, fatto. Se si vuol cercare il pelo nell’uovo si può dire che all’Atalanta è mancato il gol: non ci sei riuscito e non perché gli avversari hanno messo il pullman davanti alla porta, un po’ come avevano fatto Genoa e in parte il Bologna nei precedenti 0-0, ma hai avuto di fronte una delle due migliori difese del campionato, mica facile da superare.

Metteteci poi che Handanovic da tempo ha preso le misure di Muriel: sono stati quasi compagni di squadra a Udine dieci anni fa (Lucho arrivava e Handa se ne andava), gli ha anche parato un rigore a San Siro due anni fa e l’occasionissima è capitata ancora. Poi qualcuno dirà che ha sbagliato Muriel, forse i più che ha fatto una gran parata Handanovic, tra i migliori in campo come bene ha fatto lo stesso Musso.

Così come può recriminare Pasalic, anche lui vicinissimo al gol e nel primo tempo protagonista di un episodio molto dubbio in area di rigore interista, con quella spinta del suo compagno di Nazionale (nella Croazia) Perisic che ha impedito a SuperMario di calciare in porta. Forse anche in rete.

Comunque, oltre gli episodi e le assenze, senza giri di parole: è stata una bella Atalanta, impressionante nel suo pressing uomo a uomo, nella capacità dei difensori di entrare sempre nei tempi giusti e comunque di tutti quanti di essere a disposizione del compagno, veramente uno spirito di squadra notevolissimo. Lo stesso Muriel è ripiegato in difesa come vediamo fare spesso a Zapata, però poi è stato anche capace di lanciarsi in furiosi contropiede.

Insomma, un’Atalanta da applausi e lasciamo perdere il discorso scudetto, però il bilancio con l’Inter dice due pareggi: vuol dire che la squadra più forte del campionato non è riuscita a superarti.

Ovvio che poi serve avere anche una panchina più lunga/ricca e Gasp ha assicurato che sabato 22 alle 20,45 a Roma contro la Lazio saranno disponibili Toloi e Maehle. Già qualcosa, considerando che resterebbero fuori Hateboer, Ilicic, Malinovskyi e i soliti Zapata e Gosens.

E se volevate un’ulteriore prova d’esame o di laurea per l’Atalanta grande tra le grandi, questo bellissimo 0-0 certifica appunto il valore della Dea, degna di puntare ancora alla zona Champions.

L’Inter aveva pareggiato solo dalla Sampdoria (2-2), con l’Atalanta all’andata (2-2), con Juve (1-1) e Milan (1-1). Si saranno anche fatte sentire per entrambe le fatiche di Coppa, però l’Atalanta ha tirato quasi tutta la partita con gli stessi e solo nell’ultimo quarto d’ora ha fatto il primo cambio. Un’ulteriore prova di squadra, di saper andare oltre l’emergenza.

Bravi, è stato uno spot per il calcio: non solo dalla Premier si può prendere esempio.

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