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Bergamo segreta

Palazzo Grumelli Pedrocca, un gioiello neoclassico nascosto nel centro di Città Alta

Una delle più importanti dimore nobiliari di Bergamo che ebbe un ruolo di primo piano fra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento

Bergamo. Individuare Palazzo Grumelli Pedrocca all’interno dello skyline di Bergamo non è certamente un’impresa semplice.

Nonostante la sua imponenza, la struttura paga la collocazione alle spalle del Monastero di Santa Grata in Columnellis che le impedisce di avere un diretto accesso alle Mura Veneziane.

Questo aspetto non ha tuttavia impedito all’edificio di divenire una delle più importanti dimore nobiliari di Bergamo, vivendo un ruolo di primo piano fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

Lo stabile deve infatti le sue origini al celebre architetto austriaco Leopold Pollack che operò nel capoluogo orobico in concomitanza con il crollo della Repubblica di Venezia e il conseguente passaggio dei territori sotto l’egida dell’Impero Asburgico.

Allievo di Giuseppe Piermarini, Pollack diede vita a partire dal 1797 a un progetto particolarmente ambizioso che vide protagonista la famiglia Agosti, prima proprietaria dello stabile e decisa ad ampliare e abbellire la propria residenza con l’obiettivo di renderla adeguata al rango sociale raggiunto.

Costretto a far i conti con alcuni problemi perimetrali dovuti al posizionamento fra via San Salvatore e via Arena, il progettista viennese riuscì a trovare una soluzione ragionevole sfruttando al meglio la pendenza del terreno e coprendo così le asimmetrie presenti nella pianta, complice un’intelligente disposizione di cortile e giardino oltre all’inserimento di alcune soluzioni architettoniche a linea curva.

Il richiamo allo stile neoclassico è osservabile sin dalla facciata, interessata nella parte bassa da un’ampia zoccolatura e in quella alta da un marcapiano decorato a rilievo che divide il piano nobile all’ultimo ammezzato.

A contraddistinguere il fronte è però l’ampio balcone sovrastato da una serie di finestre ornate rispettivamente da un timpano e da una cornice d’architrave, così come il portale d’ingresso il quale si sviluppa particolarmente verso l’alto offrendo una sensazione di grandiosità nonostante gli spazi ristretti.

L’entrata accompagna a un primo vestibolo e successivamente a un cortile dove è possibile raggiungere l’ampio scalone a tre rampe che conduce al primo piano fra finestre disegnate e aperture vere e proprie che regalano un effetto di simmetria e razionalità.

La prima stanza che si incontra salendo le scale è il “Sala da ballo” dove a farla da padrona sono gli effetti ottici resi dai numerosi specchi appesi alle pareti i quali rendono meno angusto e più ampio lo spazio dove sono collocati.

A contraddistinguere gli interni dell’edificio sono senza dubbio le numerose decorazioni che vedono protagoniste da una parte divinità greche e personaggi riguardanti le opere più importanti della letteratura classica, dall’altra oggetti e simboli attinenti l’antichità.

Molte di esse vennero realizzate da Vincenzo Borromini, nato nel vicino Borgo Canale e operante in compagnia di alcuni suoi collaboratori, così come dall’emiliano Domenico Minozzi e dal milanese Francesco Pirovani.

A Palazzo Grumelli Pedrocca lasciò il segno anche Luigi De Leidi detto “il Nebbia” il quale dipinse cinque tele a olio oggi collocate nel settore che si affaccia su via Arena.

Dopo esser passata nelle mani dei conti Medolago Albani, la struttura divenne proprietà a partire dal 14 novembre 1920 della famiglia Grumelli Pedrocca la quale ha ereditato uno dei più bei gioielli dell’arte neoclassica bergamasca.

Fonti
Roberto Ferrante, Paolo Da Re; Palazzi nobili di Bergamo; Grafica e Arte Bergamo; Bergamo; 1988

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