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Peste suina, Coldiretti Bergamo: “Bene l’ordinanza salva stalle”

La Peste Suina Africana – sottolinea Coldiretti Bergamo – non è trasmissibile agli esseri umani ma può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali. Nonostante la grande preoccupazione, si ribadisce che le misure di bio-sicurezza degli allevamenti italiani hanno già standard molto elevati

Bergamo. I 380 allevamenti di maiali bergamaschi potranno continuare a lavorare in sicurezza grazie alla tempestiva adozione del provvedimento nazionale firmato dai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli per fermare la diffusione della peste suina africana (PSA) dopo i casi riscontrati su cinghiali in Piemonte e Liguria ma anche in Germania, Belgio e Paesi dell’Est Europa.

L’ordinanza interministeriale – spiega la Coldiretti – prevede il divieto di ogni attività venatoria salvo la caccia selettiva al cinghiale nella zona stabilita come infetta da Peste Suina Africana, ossia 114 Comuni di cui 78 in Piemonte e 36 in Liguria, dove la presenza di allevamenti è per fortuna molto contenuta. Nell’area circoscritta – precisa la Coldiretti – sono altresì vietate la raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, il mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. L’ordinanza in vigore per sei mesi – continua la Coldiretti – si pone l’obiettivo di “porre in atto ogni misura utile ad un immediato contrasto alla diffusione della Psa e alla sua eradicazione a tutela della salute del patrimonio faunistico e zootecnico suinicolo nazionale e degli interessi economico connessi allo scambio extra Ue e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati”.

La Peste Suina Africana – sottolinea Coldiretti Bergamo – non è trasmissibile agli esseri umani ma può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali. Nonostante la grande preoccupazione, si ribadisce che le misure di bio-sicurezza degli allevamenti italiani hanno già standard molto elevati.

La situazione di emergenza che siamo costretti ad affrontare ora – continua Coldiretti – è frutto della mancata azione di prevenzione e contenimento che abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari.

“Il provvedimento adottato a livello nazionale – evidenzia il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – arriva dopo la positiva decisione di Regione Lombardia di istituire una task force per prevenire e contrastare la peste suina sui nostri territori (In Lombardia si alleva il 53% dei suini italiani). Grazie a questa unità di crisi auspichiamo che vengano messi in campo interventi straordinari, concreti e incisivi per riportare sotto controllo la gestione numerica dei cinghiali.

La task force sarà coordinata dalla U.O. Veterinaria (DG Welfare) e composta da rappresentanti della DG Agricoltura, della DG Protezione civile, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dei Dipartimenti Veterinari delle Ats, della Polizia provinciale e dei Carabinieri forestali.

“Vista la situazione – prosegue Brivio – è importante vigilare oltre che sul piano sanitario anche contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale. Una necessità dopo che sono state attivate misure precauzionali alle frontiere di Svizzera, Kuwait e in Oriente (Cina, Giappone e Taiwan) dove è stato previsto un temporaneo stop alle importazioni di carni e salumi Made in Italy.

Le esportazioni di carni suine e derivati Made in Italy ammontano complessivamente nel mondo a 1,7 miliardi ma va sottolineato – precisa Coldiretti – che oltre il 60% è destinato a Paesi dell’Unione Europea che riconoscendo il principio della regionalizzazione prevedono eventuali blocchi solo dai comuni delimitati, dove peraltro l’attività di allevamento è molto contenuta. Un comportamento analogo peraltro è stato adottato anche da paesi come Regno Unito, USA e Canada dove è diretta la maggioranza dell’export extra Ue per i casi analoghi che si sono verificati in Germania, Belgio e Paesi dell’Est Europa e per questo – continua Coldiretti – diventa ora importante un’azione diplomatica per formalizzare questo orientamento e non penalizzare la filiera.

Abbiamo più volte evidenziato – afferma Coldiretti nazionale – il rischio della diffusione della Peste Suina Africana (Psa) attraverso i cinghiali e la necessità della loro riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Adesso serve subito un’azione sinergica su più fronti anche con la nomina di un commissario in grado di coordinare l’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine chiamate ad intensificare gli interventi, per tutelare e difendere gli allevamenti e compensare gli eventuali danni economici alle imprese.

Si ravvisa infine la necessità di avviare iniziative comuni a livello europeo perché – conclude Coldiretti – è dalla fragilità dei confini naturali del paese che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato di esemplari portatori di peste.

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