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Il ricordo

Carminati, il poliziotto rispettato dagli ultrà come l’avvocato Saita: “Mi hai preso, ma ti stimavo”

La notizia della morte dell’ex gigante buono della questura ha scosso anche quegli ultrà che lui "teneva a bada". Il legale: "Non mi hai picchiato e la cosa ti fa onore"

Bergamo. La notizia della morte di Elio Carminati ha suscitato molto sgomento in città. L’ex gigante buono della questura di Bergamo, stroncato da un brutto male lunedì 10 gennaio a 62 anni, era benvoluto dai colleghi, dagli amici e anche dalla gente comune.

Tra loro anche tanti ultrà dell’Atalanta, che per anni Carminati aveva “tenuto a bada” fuori dall’allora stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo durante le partite. Lui, un gigante di 197 centimetri per oltre 100 chili di peso, con casco e manganello era schierato per evitare scontri con le tifoserie avversarie.

L’avvocato Marco Saita, uno che da tanti anni frequenta la Curva, racconta un episodio avvenuto 18 anni, con protagonisti lui stesso e il poliziotto scomparso:

Il 13 febbraio 1994 scopro che le porte delle camere di sicurezza della questura non hanno la maniglia.
Quantomeno all’interno.
Che sui muri, un tempo bianchi, ci sono le scritte in arabo degli spacciatori, quelle con il rossetto delle prostitute e poi macchie strane, rossastre, ovunque, che secondo me è sangue rappreso, ma chissà.

Il 13 febbraio 1994 si gioca Atalanta-Roma.
Il 13 febbraio 1994 “romano, paura, e chiama la questura”.
Infame.
Anche perché la questura arriva davvero.

Non so se avete presente la pubblicità dei Ferrero Rocher.
Una Rolls, lui davanti, lei elegantissima dietro, “la mia non è proprio fame, è più voglia di qualcosa di buono”.
Ecco, non c’entra un osti.

Una vecchia regata bianca, lui davanti, io bomber, jeans e Stan Smith dietro, zitto e mosca.
Più che altro perché tra i sedili posteriori e quelli anteriori c’è una barriera.
Mica come quelle trasparenti, in plexiglas, dei taxi.
Opaca.

Che poi sono due spalle, enormi.
Vedo solo quelle e un gilet, di schiena.
Per i cinque minuti settore ospiti – via Noli.
Ti ero sfuggito tante volte, altrettante lo farò dopo quel giorno, il 13 febbraio 1994 no.

Hai fatto bene il tuo, io male il mio.
Non mi hai picchiato e la cosa ti fa onore.
Però riconoscerai che non ti ho picchiato nemmeno io (ti vedo che ridi).
Pari.

In giorni in cui se ne sono andati troppi pezzi della mia Curva, e f… se volevo bene al Nini, hanno chiamato lontano anche te.
Arrivederci, Pilone.
Quando sarà, comunque, col c…o che mi riprendi.

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