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Bergamo segreta

Il Santuario di Santa Maria del Sasso, alla scoperta dell’ultimo baluardo della Cortenuova medievale fotogallery

L’intensa lotta fra Federico II e la Lega Lombarda ha lasciato pesanti tracce sull’abitato di Cortenuova

Cortenuova. L’intensa lotta fra Federico II e la Lega Lombarda ha lasciato pesanti tracce sull’abitato di Cortenuova.

La battaglia avvenuta il 27 novembre 1237 causò infatti la completa distruzione della cittadina guelfa e della sua fiorente fortezza, cancellando così in brevissimo lasso di tempo diversi secoli di storia. Nonostante la furia dell’imperatore teutonico e dei suoi alleati, il Santuario di Santa Maria del Sasso riuscì ad uscirne indenne divenendo così uno dei principali centri di culto dell’area.

Inserita nella lista dei possedimenti dell’abbazia di San Benedetto in Vallalta, la struttura avrebbe origini particolarmente antiche come confermato da alcuni documenti del XII secolo che la vedono citata con il titolo di “Santa Maria in Campagna”.

Scampata alla tragedia che colpì la cittadina orobica, la chiesa visse un primo rinnovamento nel 1531 in occasione di una visita pastorale del vescovo di Bergamo Pietro Lippomano, il quale constatò lo stato di abbandono dell’edificio e promosse una sua pronta ristrutturazione. Passata nel frattempo alle dipendenze della parrocchia di Cividate e conosciuta con l’appellativo di “Santa Maria del Predone”, la struttura subì quindi un importante processo di ricostruzione che portò alla realizzazione di un impianto ad aula coperto da un soffitto ligneo e da completato da un presbiterio a terminazione piana.

Risalenti a questa fase sono anche alcuni affreschi raffiguranti San Francesco e San Lorenzo così come il portico composto da colonnine doriche e un tempo addossato alla parete settentrionale. Conosciuto con l’attuale denominazione a partire dal XVIII secolo, il santuario visse in quel periodo uno dei momenti più fulgidi della sua storia complice l’attribuzione del giuspatronato alla famiglia Pezzoli.

La casata bergamasca promosse infatti un ampio piano di ristrutturazione che comportò l’inserimento di un sistema decorativo in chiave rococò progettato nel 1750 da Filippo Alessandrini e caratterizzato dagli stucchi del luganese Muzio Camuzio così come dagli affreschi del locarnese Giuseppe Antonio Orelli. Quest’ultimo si occupò della volta rappresentando al centro la “Resurrezione” e la “Fuga in Egitto” accompagnate a loro volta da figure bibliche nei finti pennacchi così come gli evangelisti presenti nel presbiterio.

Lungo le pareti vennero invece inserite una sequenza di tele dedicate alla “Madonna del Rosario” dipinte da Francesco Cappella a cui si aggiungono “L’Adorazione dei Magi” e “San Carlo Borromeo e gli appestati” presenti nell’abside. Quest’area fu interessata anche da un punto di vista spaziale complice la realizzazione del nuovo altare e della cupola con lanterna che oggi si innalza verso l’alto. Il passaggio di proprietà ai Conti Passi, avvenuto nel 1890 comportò il trasferimento nell’edificio delle reliquie delle sante Irene e Anatolia a cui seguì nel 1942 l’ampliamento pianificato dall’ingegner Camillo Galizzi.

L’innalzamento a parrocchiale avvenuta nel 1950 e la costruzione del nuovo campanile progettato da Luigi Angelini nel 1956 sono stati gli ultimi passaggi del lungo percorso che ha accompagnato il Santuario di Santa Maria del Sasso verso la modernità, conservando fra le proprie mura le tracce di un passato complesso e a tratti dimenticato.

Fonti
Riccardo Caproni; Cortenuova; Pagazzano; Laboratorio grafico; 1977
Riccardo Caproni; Cortenuova e la battaglia del 27 novembre 1237; Cortenuova; Comune di Cortenuova; 2007

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