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Lettere

L’appello

“Noi adulti delle serali al gelo con le finestre aperte, ma non consentono la Dad”

“Non siamo adolescenti che, restando a casa da soli, senza possibilità di socializzare, soffrirebbero di traumi o metterebbero in difficoltà i genitori”

Una studentessa che frequenta di una scuola serale di Bergamo ci scrive dopo aver letto l’articolo sul Liceo Mascheroni al freddo, nel tentativo di portare a galla i disservizi e le contraddizioni nelle scuole serali in epoca Covid.

Purtroppo, fin dall’inizio dell’emergenza, il governo ha continuato ad applicare alle scuole serali i protocolli pensati per i licei diurni, solo perché di pari grado.

Ciò significa che già da metà ottobre in aula indossiamo cappotto, berretto e guanti per studiare.

Da protocollo siamo obbligati a svolgere le lezioni con le finestre aperte. Ma – in inverno, con il gelo notturno, fino alle 23, in enormi aule deserte – questo equivale a studiare all’addiaccio.

Da mesi che moriamo letteralmente di freddo.

Vorrei capire come è possibile che, data la nostra situazione, non sia stata preferita la dad durante i mesi invernali.

Del resto, non siamo adolescenti che, restando a casa da soli, senza possibilità di socializzare, soffrirebbero di traumi o metterebbero in difficoltà i genitori.

Al limite i genitori in difficoltà siamo proprio noi.

Stiamo parlando di scuole frequentate da adulti che, già in condizioni normali beneficerebbero di questa modalità. Tant’è che, una sorta di dad negli istituti serali, è già obbligatoria dal 2012, si chiama Fad.

Infatti da ormai 10 anni ogni istituto serale (o CPIA) è obbligato per legge ad erogare fino al 20% del monte ore in “fruizione (o formazione) a distanza”, utilizzando piattaforme digitali, esattamente come la dad. È una misura pensata proprio per agevolare studenti adulti che avrebbero tutto da guadagnare nel poter studiare da casa.

Attualmente questa modalità deve essere richiesta dai singoli alunni, ma non è detto che venga accettata.

Senza stravolgere alcun protocollo, perché mai questo 20% non viene utilizzato adesso per coprire le settimane più fredde o quelle a maggiore rischio di contagio?

Il nostro benessere è forse meno importante di quello dei ragazzi al diurno?

Se i nostri “inconvenienti climatici” fossero accaduti a loro, sono sicura che certe misure sarebbero già state adottate.

Nella speranza che questo appello porti qualche Dirigente Scolastico a ragionare sul da farsi.

M. C.

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