• Abbonati
Il commento

“La Dad è una grande occasione: dà l’opportunità di riprogettare la scuola”

La professoressa Dianora Bardi, presidente dell'associazione ImparaDigitale, si esprime in merito alla didattica a distanza

Sta facendo molto discutere la proposta delle Regioni di cambiare il protocollo per alleggerire le quarantene degli studenti. Secondo quanto stabilito dalle nuove regole per la quarantena a scuola, in vista della ripresa delle lezioni dopo le vacanze natalizie, per gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, in caso di tre contagiati in classe, chi ha effettuato il doppio vaccino da meno di 120 giorni, ha ricevuto la terza dose o è guarito da non più di quattro mesi potrà rimanere in classe, utilizzando le FFP2, mentre chi non ha concluso il ciclo vaccinale primario da meno di 120 giorni, non ha ricevuto il booster o non è guarito da meno di quattro mesi sarà tenuto alla Dad per dieci giorni.

Si riaccende, così, il dibattito sulla didattica a distanza, un argomento che divide tanto il mondo della scuola quanto le famiglie e la politica. Interpellata da Bergamonews, la professoressa Dianora Bardi, presidente dell’associazione ImparaDigitale, afferma: “Il ritorno alla Dad degli studenti non vaccinati in presenza di tre positivi in classe non mi sembra un atto discriminatorio ma una salvaguardia nei loro confronti. Tutti coloro che per vari motivi, e non solo per colpa del COVID, non sono in grado di entrare in classe grazie alla DaD mantengono il diritto allo studio, cosa che non avviene in altre situazioni in cui i ragazzi non possono svolgere attività, ma di cui poco si parla “.

“La DaD, invece,è un argomento su cui ci si focalizza troppo – prosegue la professoressa Bardi – e su cui troppo si è discusso. Alla base vi è, dal mio punto di vista, la mancanza di una vera autonomia della scuola di sperimentare e, laddove le sperimentazioni si sono attivate, è mancata la possibilità di sistematizzarle adeguatamente per essere pronti ad affrontare le emergenze come quelle che si stanno vivendo. Sono mancate delle linee guida certe da parte del Ministero dal punto di vista didattico, e le indicazioni da tenere nei momenti emergenziali lasciano poco spazio all’autonomia dei singoli istituti, molto diversi tra di loro a livello territoriale e di organizzazione. Soprattutto non trovo adeguato il messaggio che viene dato sulla DaD come una ‘non scuola’: si dovrebbe, invece, parlare di un modo diverso di affrontare la didattica, con valenze positive, che ben potrebbe integrarsi nei tempi e nei modi con la didattica in presenza. Ovviamente con le dovute differenze per i vari ordini scolastici. Sono convinta che il digitale rappresenti una grande opportunità per guardare al futuro se si riesce a far diventare gli studenti veramente protagonisti del loro processo di apprendimento, facendo sviluppare la loro creatività, la loro autonomia e responsabilità, perchè l’immateriale e il virtuale sono i mondi in cui i ragazzi comunicano e apprendono, creano gruppi, interagiscono, un mondo da cui noi adulti siamo stati sempre esclusi e in cui, per la prima volta, proprio grazie alla DaD, siamo stati in grado di accedere”.

Occorre una profonda riflessione sulla scuola. La professoressa Bardi spiega: “Riprodurre semplicemente una lezione frontale sul web determina una naturale difficoltà nei ragazzi a seguire l’insegnante. Il problema non è solo dettato dall’utilizzo di strategie comunicative adeguate per coinvolgere gli studenti, che sono comunque necessarie, ma scaturisce dalla necessità di riorganizzare completamente il ‘fare scuola’. Per riuscirci bisogna innanzitutto individuare gli obiettivi che si vogliono raggiungere, analizzare le criticità di ogni studente, capire come affrontarle e valorizzare i talenti di ognuno monitorando il loro apprendimento. Penso che la DaD sia un’occasione unica perché consente di fare ciò che nella realtà non è concesso, superando tutte le barriere che per forza di cose abbiamo nella fisicità, per esempio tenere lezioni a una platea più ampia di alunni, a più classi insieme, coinvolgere più colleghi in co-presenze svolgendo lezioni per nuclei tematici, organizzare gruppi nella rete, far intervenire esperti posti in luoghi lontani, far interagire studenti di lingue e culture diverse, aprirsi ad un mondo davvero oltre le pareti scolastiche. Ma è necessario andare oltre le sole competenze digitali, bisogna riflettere su una nuova governance, senza la quale ogni singola esperienza va vanificata. E’ dunque necessario ripensare ad una scuola in cui i docenti progettino insieme, collaborino e condividano per relazionarsi in un modo nuovo con gli alunni, che devono essere ascoltati, superare l’impostazione degli orari delle lezioni, la divisione delle materie e la logistica delle classi come l’abbiamo conosciuta finora”.

La professoressa Bardi evidenzia: “Nella prima drammatica ondata della pandemia l’attenzione si è concentrata sull’utilizzo delle tecnologie e degli strumenti. Era un’esperienza eccezionale, soprattutto per gli istituti meno organizzati e ha richiesto competenze digitali che gli adulti ma anche i ragazzi, ancor meno le famiglie, non possedevano. Una volta terminata questa fase iniziale, però, è divenuto necessario fare un passo in avanti. Non è semplice, ma è necessario: la pandemia ha acceso i riflettori e ha accelerato delle trasformazioni che già erano presenti da anni a fronte dei cambiamenti della nostra società e della diffusione del digitale”.

“Va aggiunto – prosegue la professoressa Bardi – un ulteriore spunto di riflessione relativo alla percezione della durata della DaD: inizialmente non si sapeva quanto sarebbe durata ma tutti eravamo in lockdown, era paradossalmente più semplice organizzarsi, c’erano dei punti di riferimento, ora sembra un’attività estemporanea, da praticare nei giorni in cui si è in isolamento e con questa premessa è difficile programmare in modo strutturato. Dobbiamo essere consapevoli che la situazione in cui ci troviamo è molto fluida: ogni giorno gli studenti positivi cambiano e quindi è diversa anche la composizione della classe che prende parte alla lezione in presenza e a distanza, ma grazie al web possiamo garantire a tutti la possibilità di continuare a seguire le lezioni e ad interagire con i docenti e con i compagni. Ovviamente questo è molto più semplice per i ragazzi più grandi, le problematiche dei bambini, invece, sono altre e molto più complesse”.

Infine, la presidente dell’associazione ImparaDigitale conclude: ” Il mondo è cambiato, ma soprattutto sono cambiati i nostri bambini, i nostri ragazzi, così come è cambiata la famiglia e come siamo cambiati noi adulti grazie o per colpa del digitale. Ne dobbiamo prendere atto, dobbiamo cercare soluzioni per riconquistare i nostri studenti, comprendendo il loro nuovo modo di apprendere, con tutte le criticità e le positività che il digitale ha generato, altrimenti il gap diventerà sempre più ampio e davvero li perderemo”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
leggi anche
aria condizionata freddo
L’appello
“Noi adulti delle serali al gelo con le finestre aperte, ma non consentono la Dad”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI