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Presolana, l’impresa del 21enne Dario Eynard: prima arrampicata in solitaria invernale in parete Nord fotogallery

Ha dormito su una cengia larga un metro e mezzo a 2250 metri di altezza, di notte la temperatura è scesa a meno 10 gradi: "Mi affascina la visione malinconica e romantica della montagna. Le scalate sono momenti di grande introspezione"

Bergamo. “Mi sono trovato a cenare da solo, su una cengia larga un metro e mezzo. Sotto avevo un tappeto di nuvole illuminato dalla luna piena, davanti il cielo stellato. Ho dormito per otto ore filate, il termometro di notte segnava meno dieci gradi, mi ha svegliato la luce del sole”.

È per godersi questi attimi di immenso che Dario Eynard, 21enne di Bergamo, studente di Ingegneria dell’ambiente e del territorio al Politecnico di Milano, ha voluto scalare in solitaria la parete Nord della Presolana.

Nessuno lo aveva mai fatto, in questa stagione, sulla via direttissima.

Una vera e propria impresa, cominciata il giorno del solstizio d’inverno, il 21 dicembre 2021, il giorno più corto dell’anno: 380 metri di sviluppo con attaccato un sacco da 25 chili. Gli ci sono voluti due giorni per arrivare alla cima e ridiscendere, controllato a vista da un amico di stanza al bivacco del rifugio Albani.

Dario va in montagna fin da quando è nato: “Mio padre mi ci ha sempre portato – racconta -. Quando sono diventato più grandicello abbiamo iniziato ad affrontare sentieri un po’ più impegnativi, ma non abbiamo mai scalato. Poi, verso i 15 anni, mi sono iscritto ad un corso di arrampicata sportiva al Palamonti di Bergamo, che ho frequentato per 4 anni. Contestualmente, a 17 anni, ho seguito il corso di alpinismo base al Cai di Nembro. In modo autonomo ho iniziato ad andare in montagna, cercando itinerari progressivamente sempre più impegnativi”.

Le Orobie ormai hanno pochi segreti per lui, ma si è spostato anche su antiche vie del Monte Bianco e sulle Dolomiti.

A Dario non interessano la competizione, i riconoscimenti: “Sono affascinato dalla visione malinconica e romantica della montagna e le salite in solitaria amplificano queste emozioni, sono momenti di grande introspezione”.

L’idea della scalata invernale della parete Nord della Presolana gli è venuta la scorsa estate: “Mi sono preparato tanto, sia fisicamente che psicologicamente. È un’impresa molto rischiosa, soprattutto se fatta in solitaria, ma fa parte del gioco”.

Il giovane alpinista e il suo amico sono partiti da casa il 20 dicembre e sono saliti fino al bivacco dell’Albani, dove hanno dormito. La mattina l’amico lo ha accompagnato fino al punto di inizio della via direttissima e Dario ha iniziato ad arrampicare. Il primo giorno è riuscito a scalare metà parete: “Arrivato alla piccola cengia mi sono preparato per la notte, ero a circa 2250 metri di altezza – spiega -. Avevo il materassino, il sacco a pelo e un fornelletto. Mi sono scaldato dei ravioli in brodo, poi mi sono goduto lo spettacolo che mi si parava davanti. Ho dormito legato, ero ben equipaggiato e non ho avuto freddo. Verso le 8 ho ricominciato ad arrampicare e sono arrivato sul cengione Bendotti con il buio, con la torcia frontale, saranno state le 7 di sera”.

Nell’ultimo tratto la neve fresca, tanta, ha rallentato un po’ sia la salita che la discesa: “Facevo fatica a trovare dei punti adatti per mettere i chiodi. Sono arrivato alla base verso l’1 di notte”.

Dall’iniziale esaltazione per aver porto a termine il suo progetto, è arrivato poi un senso di vuoto: “Ho sognato questa impresa per tanti mesi, non pensavo ad altro, ed ora che l’ho compiuta mi manca”.

Ma nella testa di Dario cominciano già a farsi strada nuove idee: “Devo ancora assimilare bene l’esperienza appena fatta. Lascio che si depositi dentro di me, ma sì, il pensiero comincia già ad andare verso nuove mete”.

 

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