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I consigli

Lo psicologo Locatelli: “Come vivere al meglio le festività durante la pandemia”

Locatelli: "Il rischio è chiudersi e spegnersi. Intendo dire che il rischio per la salute mentale oggi non è solo connesso alla speranza di tornare alla normalità e quindi alla fatica a rispettare determinate regole e alla frustrazione connessa al non tornare come prima, ma è connesso anche alla perdita di voglia di tornare alla normalità"

Un altro Natale con la pandemia, con una variante – la Omicron – che ci costringe di nuovo a restrizioni, distanze, mascherine. Come è possibile affrontare questo periodo? Lo abbiamo chiesto allo psicologo Emanuele Locatelli.

Dottore, in che modo la pandemia ha influenzato la nostra salute mentale e quali consigli può darci per vivere al meglio le festività, nonostante le possibili restrizioni future dovute alla pandemia?

Sempre più esperti della salute, l’OMS stessa e i pronto soccorsi ci comunicano un dato importante che forse abbiamo preso un po’ sotto gamba, presi dalla situazione di emergenza e dalla curva dei contagi. La pandemia non è solo un’emergenza medica e virale ma è un’emergenza relazionale, emotiva e sociale. I dati dell’OMS e le ricerche testimoniano un aumento dei sintomi depressivi e ansiosi e di stress come conseguenza delle restrizioni dovute alla pandemia e al clima sociale prodotto dalla pandemia stessa. Inoltre le neuropsichiatrie e i pronto soccorsi anche in Italia ci raccontano di un malessere diffuso tra gli adolescenti. Questi ultimi due anni hanno messo a dura prova il nostro benessere ed è necessario affrontare queste nuove feste e le possibili nuove restrizioni con una consapevolezza diversa, cercando di proteggere questo tempo dalle possibili fatiche e difficoltà.

Quale aspetto della pandemia secondo lei ha influenzato maggiormente il nostro benessere e la nostra quotidianità?

Direi il senso di incertezza e di inquietudine. È difficile mantenere una stabilità interiore, un centro di equilibrio quando costantemente la nostra quotidianità è condizionata e influenzata dalla curva dei contagi e dalle nuove direttive del governo. Da un lato riceviamo un continuo bombardamento mediatico rispetto al virus e questo non è stato di aiuto per tranquillizzare la popolazione. È proprio il dubbio che la normalità non torni e che questo stato sospeso di emergenza inizi a diventare la nuova normalità che ci spaventa. Tutto questo produce angoscia.

Come è possibile uscirne da questa situazione? Da questa pressione?

Coltivando una visione del futuro. La pandemia ci ha colpito in un aspetto essenziale della nostra esistenza: il bisogno umano di pensare al futuro, di progettare nuove esperienze e di orientarci in avanti. La pandemia ci ha chiuso nelle routine stanche e nella paura di un nuovo lockdown, nell’ansia dei contagi, nei dibattiti. Il rischio è chiudersi e spegnersi. Intendo dire che il rischio per la salute mentale oggi non è solo connesso alla speranza di tornare alla normalità e quindi alla fatica a rispettare determinate regole e alla frustrazione connessa al non tornare come prima, ma è connesso anche alla perdita di voglia di tornare alla normalità. Con il suo opposto. Con la rassegnazione. Ecco, non perdiamo la nostra progettualità, per quanto sia necessaria una flessibilità sul come e il quando di questi tempi. Non pieghiamoci alla tentazione di dimenticare il futuro per troppa incertezza ma cerchiamo di immaginarlo già ora. Perché queste feste possano lascarci uno spazio per progettare qualcosa. Per riscoprire che la nostra vita scorre dentro e oltre la pandemia. Pensare il futuro può essere un modo sicuro per coltivare la speranza in questo tempo così particolare. Se ho un progetto ho anche la sicurezza di avere una direzione. Non la certezza di realizzarlo ma la speranza verso una meta da senso alle giornate.

Che cosa ci consiglia per trascorrere con serenità le feste?

È inevitabile che le restrizioni potrebbero colpire o meglio modificare le nostre tradizioni connesse alle feste natalizie: la visita ad alcuni parenti, con chi fare il pranzo ecc.. ed è difficile rinunciare a questi rituali e queste ricorrenze che spesso danno senso e sostanza a queste feste. Il rischio è duplice: da un lato negare la situazione che stiamo vivendo e fingere che non ci sia nulla di diverso dagli anni passati, esponendoci al pericolo del contagio, negando l’evidenza e il rischio, dall’altro non dobbiamo nemmeno rinchiuderci in noi stessi, cedendo alla tentazione di non vivere, di andare in letargo e ignorare la festa e le abitudini che prima portavamo avanti, cedendo alla rassegnazione. Il mio consiglio è cercare una mediazione tra il Natale come sempre è stato e il Natale come la situazione ci permette di viverlo. Abbiamo bisogno di normalità e abitudini. Coltiviamo nello spazio che ci è concesso da questa situazione particolare un luogo sicuro dove stare facendo ciò che ci trasmette passione e risveglia in noi quella capacità di pensare al futuro e di progettare nonostante l’inquietudine, portiamo avanti le personali tradizioni e ricorrenze che ogni famiglia avrà in questo periodo per proteggere il senso dello stare insieme durante le feste, per preservare un clima di normalità nonostante le difficoltà della pandemia.

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