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Vaccino ai 5-11 anni, le risposte a tutti i dubbi: “Nessuna miocardite, problemi di fertilità o modifiche al dna”

Nuovo appuntamento della campagna informativa "Stop ai dubbi" di Regione Lombardia: le domande dei genitori su tempi di somministrazioni, possibili eventi avversi e come comportarsi in presenza di specifiche patologie

Perchè non ci sono garanzie chiare sulla sicurezza dei vaccini? I vaccini sono sperimentali? Perchè dobbiamo vaccinare i bambini? 

Sono solo alcune delle domande che nel pomeriggio di giovedì 16 dicembre sono state protagoniste di un nuovo appuntamento della campagna di Regione Lombardia “Stop ai dubbi” che, con l’ausilio di illustri esperti del settore, ha affrontato il tema della vaccinazione anti-Covid in età pediatrica (5-11 anni)

Proprio nella giornata di avvio delle vaccinazioni in quella fascia d’età, i cittadini hanno potuto rivolgere i propri quesiti a Giuseppe Banderali, direttore Neonatologia e Patologia Neonatale San Paolo Asst Santi Paolo e Carlo e professore a contratto alla Statale di Milano; Raffaele Badolato, direttore Pediatria Spedali Civili Brescia, presidente Società Italiana di Pediatria sez. Lombardia e professore ordinario all’Università di Brescia; Andrea Biondi, direttore scientifico Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma e professore ordinario Clinica Pediatrica all’Università degli Studi Milano-Bicocca; Maria Antonella Costantino, direttrice Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Fondazione IRCCS Ca’ Granda Policlinico di Milano; Alberto Mantovani, direttore scientifico Istituto Clinico Humanitas e professore emerito Università Humanitas, e Giovanni Pavesi, direttore generale Welfare Regione Lombardia.

Un confronto iniziato con la presentazione di alcuni numeri, illustrati da Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale di Regione Lombardia: “Fermiamo il dilagare di notizie false e tendenziose – ha sottolineato – In Israele tra i 5 e gli 11 anni sono state più di 100.000 vaccinazioni, iniziando da quelli più fragili; negli Usa 5,5 milioni hanno già ricevuto la prima dose, 2,7 milioni hanno completato il ciclo e al momento non risultano effetti avversi importanti al di là di febbre e mal di testa classici di una attività vaccinale. Il tasso di incidenza di casi positivi ogni 100mila abitanti in Lombardia dall’8 di novembre a oggi la situazione tra i 6 e i 10 anni è peggiorata notevolmente, questa è la categoria più colpita, col tasso di positivi più alto. Poi gli 11-13 anni, poi i 14-18 e a seguire tutte le altre categorie di età, inversamente proporzionali al numero di vaccinati in Lombardia. Voglio anticipare che questa diceria che bisogna aspettare perchè fra poco arriva un nuovo vaccino per bambini più sicuro è una fake news“.

Cosa è emerso?

Dai dati è ripartito anche il dottor Mantovani che in merito alle garanzie sulla sicurezza dei vaccini ha evidenziato: “I bambini sono forse più resistenti alla malattia, ma si ammalano. Se prendiamo ad esempio gli Stati Uniti: più di 2,3 milioni di casi, 8mila ospedalizzazioni e un terzo in terapia intensiva e più di 200 morti. Su più di 2 milioni di bimbi 5-11 anni non si è vista una manifestazione che è stata motivo di preoccupazione, la miocardite”.

Il professor Biondi ha aggiunto: “Guardiamo anche ai dati italiani: alla fine di novembre di quest’anno sono stati ricoverati in terapia intensiva nella fascia di età 5-11 anni 46 bambini, che non sono pochi, ma soprattutto purtroppo 11 di questi sono deceduti. Come pediatra dico che non è accettabile pensare che muoiano bambini quando si possono fare interventi per evitarlo. Nei 3.082 bambini che sono stati oggetto di sperimentazione prima della approvazione e nella popolazione già vaccinata negli Usa in questa fascia di età non si è osservato nemmeno un caso di miocardite. Si tratta di un messaggio che va sfatato, non c’è alcun fondamento di questo sospetto”.

Come mai alcuni medici sostengono che non esistono danni a lungo termine e altri invece dicono che non possono essere previsti? 

Biondi: “È una questione scientifica ma occorre precisare. In tutta la storia dei vaccini non ci siamo mai posti il problema, di fronte a una emergenza e a una malattia della quale conoscevamo le conseguenze gravi, di avere i dati a lungo termine pronti e accettare nell’attesa le malattie invalidanti. Bisogna essere lucidi e dire onestamente: abbiamo bisogno di tempo, ma dobbiamo anche trarre esperienza dalla storia scientifica che i vaccini sono tra gli interventi terapeutici più sicuri anche nei follow-up a lungo termine”.

Mantovani: “I vaccini che abbiamo non sono sperimentali, sono stati somministrati a decine di milioni di bambini o adolescenti in età pediatrica senza alcun problema. Sono stati somministrati a più di due milioni a ciclo completo negli Usa, più di 5 milioni almeno una dose senza alcun problema di tossicità a breve termine. L’efficacia? I dati sono chiari: prevengono la malattia nella forma grave ed è quello che ci preoccupa, l’ospedalizzazione”.

Perchè dobbiamo vaccinare i bambini?

Badolato: “La malattia può dare, in una percentuale di soggetti, manifestazioni estremamente gravi, a volte fatali. Gravi non  solo per chi ha una malattia cronica: il 78% dei bambini che vengono ricoverati non hanno alcuna malattia pre-esistente”.

Costantino: “I bambini ci tengono a essere parte di questa corsa che stiamo facendo, hanno bisogno di sapere che stanno facendo qualcosa perchè fino ad ora si sono sentiti impotenti verso eventi controllati da altri. Così fanno qualcosa di attivo e si abbassa l’ansia, che fin qui ha pesato molto sulla salute mentale di tutti noi e ancor di più per i bambini”.

Se il vaccino serve per non ammalarsi in modo grave, non per non contrarre il covid come sta succedendo ora ai bambini anche senza il vaccino, perchè dobbiamo vaccinare? Se per i bambini in questa fascia d’età non è così pericoloso, come dicono le statistiche, perchè tutta questa urgenza?

Badolato: “A volte si sottovalutano le malattie, come successo col morbillo. Anche il Covid è sottovalutato nei bambini e purtroppo le manifestazioni più grave non vengono viste dalla popolazione ma da noi pediatri. Vediamo quadri di co-infezione, con danni più grandi di quanti possiamo accettare”

Il vaccino parte dai cinque anni compiuti? Quale vaccino viene somministrato? Quante dosi e a quale distanza? I pediatri possono somministrarlo? 

Banderali: “Si parte dai cinque anni compiuti e viene utilizzato il Pfizer. Le dosi saranno due, a distanza di 21 giorni, e i pediatri devono essere coinvolti nelle vaccinazioni”.

Gli studi condotti da Pfizer hanno riguardato anche gli effetti sullo sviluppo di un bambino? Ad esempio su apparato respiratorio o riproduttore?

Mantovani: “Sento queste preoccupazioni, sulla fertilità, ma non c’è alcun motivo per essere preoccupati perchè abbiamo i dati. Nemmeno sulle modificazioni genetiche, così come non ci preoccupiamo quando abbiamo una infezione virale in cui le loro cellule sono strapiene di Rna messaggero virale che non porta modificazioni genetiche. La preoccupazione, più che legittima, sulla miocardite: fino ad ora non è stata vista in questa fascia di età in oltre due milioni di bambini già vaccinati con due dosi negli Usa. E si manifesta entro 5 giorni, quindi l’avremmo vista. Colpisce i maschi più grandi”.

La diretta integrale qui:

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