• Abbonati
L'intervista

Glauco Mauri, Re Lear a 91 anni: “Ancora Shakespeare nel 2021? È il più moderno di tutti” video

“Nel corso della mia vita ho interpretato 24 personaggi shakespeariani – spiega l’attore in scena fino a domenica al Donizetti – Ogni volta scopro qualcosa di nuovo, una sfumatura che prima non avevo colto”.

Bergamo. Può esistere l’autorità senza l’autorevolezza? Potere e fragilità umana possono convivere? Sono le profonde domande shakespeariani ad aprire la Stagione di Prosa 2021 promossa dalla Fondazione Teatro Donizetti.

Sul palco del Teatro Donizetti di Bergamo, fino a domenica 19 dicembre, Glauco Mauri veste i panni di Re Lear per la terza volta in cinquant’anni di carriera. “All’età ragguardevole di 91 anni”, come lui stesso dice, Mauri conserva una curiosità senza tempo nell’indagare le infinite possibili variazioni su tema.

“Nel corso della mia vita ho interpretato 24 personaggi shakespeariani – spiega l’attore – Ogni volta scopro qualcosa di nuovo, una sfumatura che prima non avevo colto”.

La scelta di Maria Grazia Panigada, direttrice artistica della Stagione di Prosa, è ricaduta su un grande classico del teatro che è anche una riflessione senza tempo. Spesso l’uomo è disposto a tutto per il potere, altrettante volte questo si rivela un fardello nelle mani di chi non è in grado di gestirlo.

La regia di Andrea Baracco sottolinea il peso della corona, da un punto di vista umano e politico. Una scritta monumentale “KING LEAR”, invade la scena e si trasforma insieme ai personaggi.

Glauco Mauri re lear Donizetti (foto Rossetti)

 

Glauco, ha raccontato di non essere mai stato soddisfatto delle sue interpretazioni passate di Re Lear, nell’84 e nel ’99. Per lei questa versione sarà una “buona la terza”?

Mauri: Speriamo! Arrivato ad un’età oramai ragguardevole, 91 anni, mi sono detto: “O adesso o mai più”. Il tempo mi ha reso più ricco umanamente, ecco perché questo è il momento giusto per interpretare Re Lear.

Una scritta gigantesca, “Re Lear”, invade l’intera scena.

Baracco: Sì, ma si trasformerà con il cambiare dei personaggi e degli eventi. All’inizio rappresenta l’ingombro del potere che porta con sé Re Lear. Le lettere seguono la parola shakespeariana: con l’evolversi della vicenda rimarrà la parola “king”, ma il potere passerà da una testa all’altra.

Qual è quindi la visione di Shakespeare del potere?

Baracco: La riflessione che fa Shakespeare sul potere, in tutti i suoi testi, rimane attualissima. In “Re Lear” emerge la sfida del personaggio con se stesso, che cerca di essere un re senza la corona. Vuole continuare ad avere l’autorità del re senza l’autorevolezza. È possibile brillare senza una corona in testa? Ecco la domanda che si pone e ci pone William Shakespeare. Lear perde questa sfida nel momento in cui viene riconosciuto semplicemente come uomo.

Re Lear è un sovrano che si scopre uomo debole. Quale aspetto la commuove di più?

Mauri: La cosa che più mi incuriosisce di questo personaggio – in senso poetico si intende – è il fatto che quando diventa pazzo comprende il senso di ogni cosa. Proprio come Edipo, uomo arrogante, privo di ogni forma di generosità, che, una volta diventato cieco, capisce. Così Re Lear, nel momento della follia, dice delle cose meravigliose, di una verità poetica e universale.

Glauco Mauri re lear Donizetti (foto Rossetti)


Potere e fragilità possono convivere?

Baracco: Sì, convivono in molti personaggi di Shakespeare. Come dice Bloom, uno dei più grandi studiosi shakespeariani, “Shakespeare ha inventato l’uomo” perché ha studiato i meccanismi dell’essere umano, come il potere, l’amore e l’odio. Tutti questi aspetti convivono inevitabilmente, soprattutto nei personaggi mossi da una feroce ambizione di afferrare l’oggetto del proprio desiderio.

Shakespeare a teatro nel 2021. Perché?

Mauri: Perché Shakespeare è il più moderno di tutti. La ricchezza di questo autore sta nel saper ispirare, con le sue opere, altre storie. In questo si riconoscono i testi importanti: non soltanto offrono la possibilità di affrontare complesse interpretazioni, ma svelano anche infinite variazioni su tema. Ogni volta che interpreto Shakespeare scopro sfumature che non avevo colto prima.

Baracco: Lavorare a un testo shakespeariano è la più grande avventura che possa capitare a un regista o attore. È una avventura illuminante anche per lo spettatore. Molte dinamiche sociali e politiche diventano comprensibili grazie alle parole di questo autore. I suoi testi sono una lente di ingrandimento sullo spirito dell’uomo e suoi meccanismi delle relazioni umane.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI