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L'assessore al welfare

Covid, Letizia Moratti: “La Lombardia si sta dimostrando all’altezza della situazione”

La vicepresidente di Regione Lombardia ed assessore al Welfare all'incontro su PNRR organizzato da "Direzione Nord"

“Regione Lombardia continua a dimostrarsi all’altezza della situazione. Abbiamo raggiunto il 93% di adesioni alla campagna vaccinale; il 90,5% della popolazione vaccinabile ha completato il primo ciclo e per la terza dose siamo a 90.000 somministrazioni al giorno. Abbiamo dunque ampiamente superato il target assegnatoci dal Commissario Figliuolo e stanno anche crescendo le persone che decidono di fare la prima dose”.

Lo ha detto la vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti, nel suo intervento all’evento ‘Mi+Pnr. La formula per il futuro’, edizione invernale di Direzione Nord, che si è svolto lunedì 13 dicembre al Palazzo delle Stelline di Milano.

“Tuttavia, anche se la variante Omicron è molto contenuta nel nostro Paese e poco presente sul nostro territorio – ha aggiunto – il rischio è presente. Invito perciò i nostri cittadini a effettuare la prima dose e a ricevere la seconda e la terza”.

Guardando all’organizzazione del ‘modello-Lombardia’, e nello specifico alla terza dose, Letizia Moratti ha sottolineato che “per garantire il numero di hub necessari non stato è facile trovare un equilibrio che consentisse di non ‘sguarnire’ gli ospedali”.

In merito alla carenza di medici di base espressa dal sindaco Sala “Credo che non si possa generalizzare ci sono MMG che sono straordinari, dediti al lavoro, ma credo che il sindaco Sala si riferisse a una osservazione che ho fatto io, che riguarda la sanità territoriale, – spiega Moratti – noi abbiamo approvato questa legge sul potenziamento della sanità che prevede tempi e risorse certe, 1,2 miliardo di euro dal Pnrr e 800 milioni dai fondi regionali per 203 case di comunità, 60 ospedali di comunità e 101 centrali operative territoriali”. Oltre a questo “si prevedono ambulatori territoriali diffusi, fatti da medici di medicina generale, in collaborazione dei Comuni, con risorse date dalle Regione, è una riforma che sicuramente va a potenziare in maniera significativa la sanità territoriale, compresa l’assistenza domiciliare integrata”.

“I primi mesi sono stati molto difficili, duri, abbiamo dovuto lavorare su un rafforzamento del piano vaccinale, che non era ancora completamente strutturato, e abbiamo lavorato a un accesso ai vaccini più semplice rispetto a come erano stati predisposti – ha affermato Moratti -. Con l’arrivo al governo di Mario Draghi, siamo poi partiti con un piano vaccinale che ci vede tra i primi al mondo. Credo sia ripartito l’orgoglio lombardo”. Ripercorrendo i mesi più duri della pandemia da Covid, Moratti ha quindi ricordato: “La Lombardia aveva vissuto un dramma, con i lutti e anche con il peso di un’immagine della Regione che non era giusta, in quanto era stata la prima Regione a essere colpita da un virus subdolo, e non aveva cure né vaccini. Era un Lombarda forse in ginocchio, ma non era vinta. Siamo riusciti a far ripartire l’orgoglio della Lombardia”.

A dimostrarlo sono anche i numeri, che la vicepresidente ha illustrato: “La Lombardia si sta dimostrando una Regione estremamente virtuosa, siamo al 93% dell’adesione alla campagna vaccinale anti Covid, siamo al 90% di persone che hanno completato il primo ciclo vaccinale, e anche sulle terze dosi stiamo andando molto bene, abbiamo una media di 90mila al giorno, superiamo così il target che ci è stato dato dal commissario Figliuolo. Anche le prime dosi stanno crescendo”.

Moratti ha quindi espresso “la soddisfazione da parte della Regione sulla campagna vaccinale”, precisando che “sebbene la variante Omicron è ancora molto contenuta nel nostro Paese, è presente e il rischio di contagio si è amplificato”. Tradotto: non bisogna abbassare la guardia, e vaccinarsi.

Dal palco delle Stelline Moratti è tornata infine a lanciare un allarme già espresso nel pomeriggio: “Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per la sanità prevede una pietra miliare europea, che richiede una diversa organizzazione del lavoro dei Medici di medicina generale (MMG) entro maggio 2022, al fine di permettere l’attivazione delle Case di comunità. Se l’Italia non dovesse rispettare questa riorganizzazione, non arriverebbero i 7 miliardi di fondi per la sanità territoriale. E non saremmo in grado di attivare le case di comunità”.

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