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Appunti&virgole

Atalanta, ciao ciao Champions: con rabbia, ma anche orgoglio

Nerazzurri troppo tardi in partita, decisivi gli errori del primo tempo. E qualche scelta di Gasp non ha convinto. Ma la squadra è uscita a testa alta

Che faccia avrà un allenatore che ha appena visto la sua squadra uscire dalla Champions? Magari, direbbe De Gregori, una faccia che ricorda il crollo di una diga. Come del resto i 13.176 spettatori presenti al Gewiss Stadium, togliamone pure quasi un centinaio, cioè gli spagnoli raccolti in tribuna e anche abbastanza rumorosi, loro invece molto felici.

I nostri? Delusi, è normale. Si potrebbe sintetizzare, parafrasando il titolo di un libro: la rabbia e l’orgoglio.

Rabbia per il risultato, come no… Perché in tanti ci credevamo, forse un po’ tutti. Con qualche distinguo, ovvio. Te la giochi con i vincitori dell’Europa League, non con una squadretta qualsiasi: andranno maluccio nella Liga, ma forse hanno più la testa alla coppa.

E poi si gioca in Champions, dove ogni minimo errore lo paghi. Appunto.

Solo che non tutte le storie finiscono in gloria come a Napoli, dove vai sotto e rimonti e vinci, soprattutto pensare di rimontare tre gol vuol dire essere ai confini dell’incoscienza.

Certo, la Dea ci ha abituati a tutto, direte voi. E quindi come si fa a non crederci, anche quando mancano poco più di quaranta minuti, più il recupero che l’arbitro dovrà concedere largo per via del comportamento indisponente degli spagnoli?

Come si fa a non sperare, quando vedi entrare in porta il siluro di Malinovskyi? Sempre lui, che prima su punizione aveva centrato la traversa.

E poi quando Zapata entra in porta assieme al pallone, anche lui aveva centrato poco prima un palo. Il sogno sembra realizzarsi sul tocco felpato di Muriel, invece no: la porta del Villarreal è un po’ stregata e il palo nega il pareggio e l’assalto finale a Fort Apache del Sottomarino Giallo.

Giusto o no? Il risultato va accettato, anche se obiettivamente fa male.

Il Villarreal ha fatto valere la sua esperienza in Europa, ha sfruttato molto bene ogni momento favorevole.

E riavvolgendo il nastro viene da pensare: ma non si poteva rinviare quello sciagurato primo tempo, invece della partita di mercoledì?

Ormai è andata, c’è stata una serie di errori e l’Atalanta è entrata male in partita, troppo tardi. Anche qualche scelta di Gasperini non è sembrata azzeccata come tante altre volte.

Soprattutto lasciava perplessi l’esclusione (si era vista già nella formazione scelta mercoledì) di Pasalic, uno dei più in forma del momento anche come uomo-gol e, con lui, in panchna anche Malinovskyi.

Probabilmente Gasp ha avuto altre sensazioni dagli allenamenti e ha tratto queste conclusioni, preferendo schierare Pessina che però non è ancora tornato ai suoi livelli migliori e non è incisivo o sa inserirsi in area come, appunto, Pasalic, o non ha un tiro micidiale da fuori come Malinovskyi. E l’abbiamo rivisto quando l’ucraino è entrato.

Poi sulla scelta di Demiral, che purtroppo è andato presto in confusione, si potrebbe comunque notare che il turco era stato tra gli ‘eroi’ di Napoli. Una conferma non era certo così fuori luogo…

Comunque, l’Atalanta esce a testa alta dalla Champions. Con l’orgoglio di aver giocato un secondo tempo alla garibaldina, di essere arrivata a un soffio dal pareggio, grazie anche alla spinta straordinaria del suo pubblico. Che ha trascinato la squadra al gol, sotto la Nord.

Peccato, non si può nemmeno dire che la Dea sia stata particolarmente fortunata negli episodi, tra pali, traverse e un rigore reclamato.

Ora bisogna guardare avanti, la botta dell’eliminazione si farà sentire, ma la squadra deve essere forte e riprendere la sua corsa in campionato. Per ritornare a vivere la magia della Champions i Gaspboys devono difendere o migliorare il tesoretto, il vantaggio conquistato in classifica: non sono inferiori agli altri e l’hanno già dimostrato.

La Dea in Serie A è protagonista e ci farà ancora sognare.

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