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Nel 2021

Infortuni mortali a Bergamo: in dieci mesi più 175%

Al netto delle denunce da Covid, in rapporto all’anno scorso

Bergamo. I dati generali ad ottobre 2021 raffrontati allo stesso periodo del 2020, vedono per la nostra provincia una diminuzione di denunce di infortunio sul lavoro, di denunce di infortunio mortale e un aumento significativo delle denunce di malattia professionale.

Va evidenziato che analizzando i dati, al netto delle denunce per infortuni da Covid, la situazione che si presenta e a dir poco drammatica, le denunce da infortunio sul lavoro aumentano del 27% e gli infortuni mortali del 175%.

“L’analisi che fa la Cisl di Bergamo dei dati Inail non vuole mancare di rispetto a chi ha vissuto e vive ancora in prima linea la drammatica lotta al virus – dice Danilo Mazzola, segretario del sindacato di via Carnovali -, ma ci fa dire che nei luoghi di lavoro l’attenzione alla salute e alla sicurezza non può essere allentata e l’equazione “più ripresa economica, maggiori infortuni sul lavoro” non può essere una regola. Per questo ritengo importante il richiamo effettuato nei giorni scorsi dal Presidente Inail Nazionale, Bettoni, alla politica, perché oltre al giusto rafforzamento dell’ispettorato nazionale del lavoro e l’inasprimento delle sanzioni nei confronti imprese, una parte delle risorse che Inail ogni anno ha in avanzo vengano dedicate alle vittime del lavoro. Un lavoro che passa attraverso un giusto equilibrio tra la tariffazione e le prestazioni, una prevenzione efficace e consapevole anche tramite il potenziamento delle ricerche e dei suoi risultati, l’efficacia della funzione della vigilanza ispettiva e il continuo miglioramento del servizio di assistenza agli infortunati e ai tecnopatici”.

Si tenga conto che nel quadriennio 2017 al 2020, nonostante sia giunta a termine la revisione del sistema tariffario Inail che ha ridotto del 32,72% il tasso medio delle tariffe, l’Inail a livello nazionale ha avuto avanzi per oltre 6 miliardi di euro, somme che restano depositate nella tesoreria centrale dello Stato.

“Pertanto – conclude Mazzola – diviene necessario una maggiore equità tra tariffe e prestazioni, equilibrio mai raggiunto, e che trovi soluzione la particolare vicenda della mancata riduzione della franchigia (oggi al 5%) per accedere alle prestazioni economiche previste dall’istituto”.

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