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Lettere

La lettera

“Io, ex dipendente di ente locale passato allo Stato, attendo giustizia sul mio salario”

Eugenio Cortinovis, cittadino bergamasco, scrive a BgNews: "Il Governo farebbero bene ad interpellarsi sulla fiducia verso una Giustizia che costringe i lavoratori a rivolgersi ai giudici della Corte Suprema Europea per vedersi riconoscere i propri diritti". E lancia un appello al senatore Misiani

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che un cittadino bergamasco, Eugenio Cortinovis, ha inviato alla nostra redazione parlando di un caso di “giustizia negata”. Il suo.

Sono un ex ente locale che ha perso il 25% del salario dal 2000 perché trasferito per legge nel comparto scuola, da dipendente del comune di Bergamo. Così è stata diminuita del 25% anche la pensione. È ormai la decima (10) sentenza della Giustizia Europea (CEDU) di netta condanna allo Stato italiano per il perdurare della mancata risoluzione della questione ATA-ITP ex Enti Locali transitati allo Stato nel gennaio 2000.

A questo punto la Politica non può più continuare a sfuggire alle proprie responsabilità e deve svolgere il proprio ruolo di Governance anche perché, prima o poi, la CEDU imporrà l’applicazione di forti sanzioni al Governo Italiano, esigendo di dare esecuzione alla normativa europea che riconosce ai dipendenti e pensionati in questione i propri giusti e sacrosanti diritti.

Certo che i rappresentanti del Governo italiano farebbero bene ad interpellarsi sulla fiducia dei cittadini verso la Giustizia nostrana, che costringe i lavoratori a rivolgersi ai giudici della Corte Suprema Europea per vedersi riconoscere i propri sacrosanti diritti. Dieci sentenze nette e dure, che non lasciano spazio a dubbi.

Il giudizio della Corte, riprendendo la sentenza AGRATI (CEDU n. 43549/08 del 7 giugno 2011), denuncia chiaramente e mette a nudo, elencando ingenti cifre, il grande disagio economico causato ai lavoratori del mondo della scuola, ex dipendenti degli Enti Locali, dal momento in cui fu loro negato l’inquadramento con il riconoscimento dell’anzianità maturata negli enti di provenienza, e fu invece previsto per loro il meccanismo poco favorevole della ‘temporizzazione’ che prendeva a riferimento, per giunta, solo parte del loro Maturato Economico Complessivo (Accordo ARAN – sindacati 20/07/2000 e Legge 266/2005 co.218).

Tra il personale interessato, circa 70.000 unità in origine (di cui almeno un terzo sono ancora interessati ai giudizi dispersi nei vari gradi), sempre in prima linea. Non hanno mai mollato e, dopo vent’anni di lotta, hanno conseguito a loro favore man mano continue sentenze emesse dai Tribunali della Giustizia Europea, di netta condanna allo Stato italiano ed a favore dei ricorrenti.

È tempo, quindi, di porre fine a questa assurda ingiustizia messa in atto ai danni dei lavoratori, discriminati e per tanti anni oggetto di vere e proprie vessazioni da parte dei Ministeri di competenza (MIUR e MEF). A questi dipendenti non solo è doveroso chiedere scusa per i danni ed i disagi causati, ma quanto prima va restituita la dignità di lavoratori al pari dei colleghi.

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