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Baby gang, i garanti dei diritti dell’infanzia: “Lockdown e chiusure di scuole e spazi hanno influito”

Maria Nicoletta Sudati e Leo Venturelli ci hanno inviato una lettera per parlare del fenomeno delle baby gang, sulla loro crescita negli ultimi tempi e sulle possibili cause

Maria Nicoletta Sudati e Leo Venturelli, garanti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Treviglio e Bergamo, ci hanno inviato una lettera per parlare delle baby gang, sulla loro crescita negli ultimi tempi e sulle possibili cause di questo fenomeno che sta diventando una piaga tra i giovani di città e provincia:

Piccole bande sui treni assalgono ignari viaggiatori. Baby gang in pieno centro minacciano un ragazzo.

Gruppi di giovani lasciano per le vie bottiglie e rifiuti, schiamazzano e scorribandano senza meta. Risse nella piazza. Queste e altre ancora sono le denunce di deplorevoli episodi sui giornali locali tra Treviglio e Bergamo.

In questi ultimi due anni, scuole e spazi aggregativi hanno sofferto di chiusure e limitazioni. Luoghi in cui la relazione, l’impegno, lo sforzo per uno scopo avrebbero trovato binari, guide, riferimenti per un’educazione culturale, sentimentale e sociale. I danni della separazione relazionale, del distanziamento sociale, dell’isolamento e del confinamento dell’altro negli spazi di un device, e la paura della malattia e del senso della morte che ha raggiunto amici e parenti, non potevano non farsi sentire.

C’è chi ha rinchiuso l’aggressività rivolgendola a sé stesso: autolesionismo, anoressia, fino ai tentati suicidi.

C’è invece chi ha dispiegato la rabbia verso l’esterno, senza una ragione, collera e risentimento contro bersagli casuali, senza la consapevolezza che le cause del male risiedono altrove. Solitudine, diseducazione, impotenza, senso di inferiorità, mancanza di riferimenti, energie non canalizzate…

Che fare per gli adolescenti? Mano ferma da parte delle forze dell’ordine, spazi controllati e zone del centro sorvegliate, sanzioni esemplari? Forse anche questo. E i fatti segnalati sono da considerare con attenzione.

Ma non solo.

Oggi i genitori diventano sempre meno autorevoli, persi nell’idea che occorra essere “amici” dei figli, senza vedere che spesso, invece, i figli chiedono una guida, un adulto più forte di loro che li cresca sì autonomi, ma con la certezza che c’è un riferimento che sa dare loro le dritte, sa dire un “no” fermo quando ci vuole, sa punire e perdonare, fa crescere col senso della responsabilità, perché non basta l’indipendenza.

A volte si lamenta anche la mancanza di servizi sul territorio che vadano in aiuto alle famiglie e ai giovani.

Ma, forse, quello che manca è l’informazione perché, invece, i servizi ci sono e sono numerosi.

Certo ce ne vorrebbero anche di più, ma sul territorio sono diffusi. Nelle scuole è sempre presente uno Sportello psicopedagogico, le Asst hanno attivato una consulenza anche telefonica SOS adolescenti e lo Spazio giovani nei Consultori familiari, gli Uffici di Piano dei Comuni hanno messo in campo psicologi per percorsi di orientamento e cura; molte le iniziative anche dei Consultori accreditati, per esempio il Centro per la Famiglia-Agape di Treviglio oppure a Bergamo il Consultorio Adolescenti e Giovani della Fondazione Angelo Custode.

Tuttavia, accanto alle situazione dei giovani che devono preoccupare la società, occorre vedere anche tutto il buono che ragazzi e ragazze stanno costruendo, nonostante tutto. Occorre vedere quanti adulti sono educatori nei molti ambienti che si stanno finalmente riaprendo per i nostri giovani. Spazi da difendere.

Ci sono giovani che frequentano gruppi teatrali, oratori, corpi musicali, associazioni di volontariato, gruppi sportivi. Fanno crescere una foresta di impegno e solidarietà. Fanno meno scalpore del tredicenne che assale un compagno. Ma in modo regolare, settimana dopo settimana, si incontrano per suonare un brano musicale, per riflettere sull’Avvento, per dare una mano nella colletta alimentare, per partecipare a iniziative sportive di raccolta fondi di volontariato.

Così proprio in questo 2021 a Treviglio, per esempio, il Comune ha premiato una dodicenne per l’aiuto a un compagno con disabilità, una classe del Weil ha ricevuto un riconoscimento per un video a favore della sensibilizzazione per la prevenzione dei tumori della pelle, 62 studenti sono stati premiati dalla BCC per il loro impegno nello studio. Così a Bergamo, per esempio, il Liceo Mascheroni ha ospitato in novembre la prima tappa dell’iniziativa “I giovani incontrano le istituzioni”, un viaggio promosso dal Consiglio Regionale che interesserà tutti i capoluoghi lombardi, incentrato sui giovani e sugli studenti e sulle loro aspettative professionali e di vita.

Casi? Forse, ma sono numerosi e se ne potrebbero citare tanti altri.

Come spesso accade “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Così nella nostra provincia. La foresta che cresce c’è ed è ampia. Sono ragazzi e ragazze impegnati nella scuola, nella cultura, nella musica, nel sociale, nello sport. Spazi da non chiudere di nuovo nonostante le varianti alfa, delta, omicron. Spazi da difendere se non si vuole che il greco, ormai, lo si conosca solo per le mutazioni di un virus. Una società presente e in ascolto dei minori c’è e va valorizzata.

Questi pensieri sono il nostro regalo per Natale. Fiducia nei giovani e nella società civile. 

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