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La frana

Tavernola nel dossier nazionale sulla difesa del suolo. Ciagà (Pd): “Si fermino le escavazioni”

Arriva dal Ministero l’annuncio dell’inserimento nella banca dati Rendis di una scheda preliminare con la proposta di un intervento di mitigazione per rallentare il movimento franoso. “Un risultato molto positivo - commentato la deputata dem -. È la condizione necessaria per beneficiare dei finanziamenti statali"

Tavernola Bergamasca. Il Governo si allinea con Regione Lombardia. Dopo la nota del 24 novembre della giunta Fontana – molto discussa – che ha sancito di fatto la ripresa dei lavori del cementificio ItalSacci di Tavernola, venerdì è stato interrogato sul tema anche il Ministero dell’Economia e Finanza con un’interpellanza urgente chiesta dall’onorevole Devis Dori (Leu) e sottoscritta dalle deputate bergamasche Elena Carnevali e Leyla Ciagà del Pd.

A margine della seduta in aula è proprio quest’ultima a delineare lo stato della situazione. “La risposta alla nostra interpellanza dimostra con tutta evidenza che il Ministero si è limitato a fare proprie le valutazioni e le decisioni di Regione Lombardia, non avviando un’istruttoria autonoma come richiesto nella risoluzione votata all’unanimità dalle Commissioni Ambiente e Difesa della Camera lo scorso 26 maggio”. Per il momento, quindi, dal Governo non ci sono stati passi avanti né sugli impegni presi con l’approvazione della risoluzione parlamentare né, soprattutto, riguardo all’importante verifica sulla possibilità di poter effettuare la procedura postuma di Via (Valutazione d’Impatto Ambientale), da anni richiesta dal sindaco di Tavernola Ioris Pezzotti e sollecitata dall’onorevole Dori.

La giornata ha segnato comunque una buona notizia, attesa da tempo: arriva infatti dal Ministero l’annuncio dell’inserimento nella banca dati Rendis di una scheda preliminare con la proposta di un intervento di mitigazione per rallentare il movimento franoso. “Un risultato molto positivo – ha commentato Ciagà -, è la condizione necessaria per beneficiare dei finanziamenti statali”.

Ad ogni modo la polemica sulla ripartenza delle attività di scavo non si ferma. Secondo Dori “ora Regione Lombardia sta cercando di confondere i fatti mettendo sul tavolo la questione delle ‘limitazioni’: queste limitazioni (massimo 700 chilogrammi a settimana) a cosa si riferiscono? Si riferiscono a un’attività estrattiva che hanno consentito di far riprendere”.

La Regione si è difesa spiegando nella sua dichiarazione di non aver autorizzato nessuna ripresa delle attività minerarie, perché queste rientrerebbero nel piano di lavori sperimentali previsto per l’anno 2021 e concordato a luglio con i soggetti interessati.

“Regione Lombardia inoltre – dice però il deputato di Leu – continua a chiarire ciò che è sempre stato chiaro: la frana e la miniera Ca’ Bianca si trovano su due diversi versanti del Monte Saresano. Ma distano poche centinaia di metri l’una dall’altra e i test prescritti dagli esperti hanno dimostrato che le volate alla Ca’ Bianca fanno accelerare la frana”.

Per questo Dori critica duramente la decisione del Pirellone. “Cosa serve più di questo a Regione Lombardia per revocare le concessioni a Italsacci per la Ca’ Bianca? È evidente che si sta pensando più al profitto di pochi che alla sicurezza di tutti”.

Ma anche Ciagà chiede che la giunta Fontana intervenga seriamente. “Regione Lombardia si prende una grande responsabilità non applicando il principio di precauzione tenuto conto del fatto che gli esperti nella loro relazione hanno inserito l’attività estrattiva tra le cause del movimento franoso”. La richiesta è chiara: “L’attività estrattiva deve essere fermata almeno fino a quando non si avranno i risultati finali delle volate eseguite lo scorso 27 ottobre”.

Secondo Dori c’è ancora tempo per migliorare le cose, ma bisogna agire. “Regione Lombardia ha un solo modo per garantire la sicurezza della popolazione del lago di Iseo: impedire che il Monte Saresano venga continuamente bombardato”.

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