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Fistel cisl

Dumping contrattuale in call center e aziende: “Realtà che chiedono maggiori tutele”

In provincia, centinaia di contratti a 6 €/ora nelle aziende non sindacalizzate. Al congresso Fistel Cisl focus sull’efficacia dell’azione del sindacato

“La “galassia” dei call center in provincia di Bergamo manca ancora di un’opera di censimento completo. La natura stessa di alcune società impedisce la registrazione e soprattutto l’azione contrattuale del sindacato, e questo comporta che anche chi vuole lavorare in modo corretto adotti comportamenti contrattuali lontani dall’idea di lavoro dignitoso”.

Luca Legramanti, segretario uscente di Fistel Cisl Bergamo, dedica parte della propria relazione congressuale (la Fistel ha celebrato venerdì 3 dicembre – il proprio congresso, nelle sale della Casa del Giovane a Bergamo) al dumping contrattuale e al massimo ribasso con il quale spesso vengono affidati (“anche da rispettabili e grandi aziende del territorio oltre che alle società pubbliche”) lavori a agenzie esterne o peggio cooperative.

In questo i Call Center vi entrano di diritto. Una decina di società per qualche centinaio di lavoratori ruota sul palcoscenico economico di Bergamo.

L’assegnazione al massimo ribasso come logica predominante nel mondo degli appalti, è ormai da molti anni un problema irrisolto, nonostante tante iniziative siano state messe in campo. “Con un costo del personale che incide fino anche all’80% dei costi complessivi, risparmiare sulla voce “costo del lavoro” significa aumentare notevolmente il proprio margine di guadagno. Così – continua Legramanti -, abbiamo persone che lavorano con i più disparati contratti, dalle partite Iva obbligate ai Cococo che ancora esistono nel settore, con il risultato di paghe orario inferiori ai 6 euro. Senza ferie e senza tredicesima”.

Questo circolo vizioso genera effetti a catena devastanti abbassando le tutele, per rimanere nei prezzi di acquisizione del lavoro, siano esse normative che economiche e di conseguenza alterando la leale concorrenza.

Fistel Cisl stima che in provincia di Bergamo siano centinaia i lavoratori in queste condizioni. La regola degli appalti e delle esternalizzazioni per gli uffici pubblici prevede che l’azienda che si aggiudica l’appalto applichi contratti riconosciuti. Purtroppo al Cnel vengono registrati, e quindi legittimati, contratti firmati anche con sindacati poco rappresentativi.
“Esiste un problema enorme di concorrenza sleale tra i contratti firmati da Cgil Cisl Uil e quelli firmati dai sindacati di comodo, un problema che si è enormemente acutizzato nella crisi: una condizione inconcepibile e inaccettabile. Con la nostra azione sindacale, nell’ultimo periodo, stiamo aiutando a uscire da questa condizione molti lavoratori, soprattutto donne, lavorando con i committenti e stabilizzando le diverse posizioni contrattuali”.

Su questo tema diventa necessario intervenire con strumenti contrattuali nuovi sui committenti, come ad esempio la certificazione sociale. Si tratta, di concordare con le aziende committenti che la partecipazione alle gare per l’assegnazione degli appalti sia aperta solo ad aziende che abbiano certificato la loro sostenibilità sociale, dimostrando di essere non solo conformi alle normative di legge, ma anche di applicare correttamente il CCNL di riferimento firmato dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative.
Il lavoro con le committenti è essenziale anche per quanto riguarda i settori industriali. “La nostra politica atta a eliminare la concorrenza sleale, fatta ad esempio dalle false cooperative, ha portato alla stabilizzazione in importanti gruppi industriali di centinaia di lavoratori. Combattere gli appalti e le esternalizzazioni forzate verso società non sempre trasparenti e che hanno scelto di non rispettare i contratti nazionali e le norme di sicurezza è una nostra priorità anche per tutelare chi oggi si sente non a rischio”.

Il congresso di Fistel Cisl Bergamo ha riconfermato Luca Legramanti nel ruolo di segretario generale della categoria che tutela i lavoratori della informazione (carta, stampa, editoria, televisione), dello spettacolo (cinema, audiovisivo, musica, teatro) e delle telecomunicazioni, e che in provincia associa oltre 1200 iscritti. La relazione della segreteria e il dibattito che ne è scaturito hanno naturalmente preso le mosse dalla straordinaria crisi pandemica che ha travolto l’economia del territorio negli ultimi due anni.

“Un periodo che ha molto segnato il sindacato – ha detto Legramanti – ma che ha anche insegnato che del sindacato ci si può e ci si deve fidare. I protocolli per la sicurezza nei luoghi di lavoro sono stati, per esempio, uno strumento partecipativo, di verifica e gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro che ha dimostrato come il coinvolgimento dei protagonisti del lavoro, quindi soprattutto dei lavoratori, sia garanzia per ottenere risultati positivi. I protocolli hanno permesso di arginare significativamente i contagi sui luoghi di lavoro e ancora una volta hanno marcato la differenza impressionante che nel nostro paese esiste, ma spesso si fa finta di non vederla, tra chi lavora in aziende sindacalizzate, in aziende con la presenza di RSU e RLS, e aziende dove se uno si iscrive al sindacato viene licenziato”.

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