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Il punto

Covid, a Bergamo l’incidenza più bassa in Lombardia. “Omicron? No allarmismo, ma terza dose necessaria”

Con 66 casi negli ultimi sette giorni per 100mila abitanti, la provincia orobica è quella con il dato più contenuto a livello regionale. Locatelli (Cts) sulla nuova variante: "Nessuna si è dimostrata resistente ai vaccini, va tenuta sotto controllo senza drammatizzare"

Bergamo. Da qualche giorno la terapia intensiva è quasi piena, con 7 posti su 8 occupati. In reparto sono 35 i pazienti Covid, la stragrande maggioranza di questi non vaccinati. Questa la situazione all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, aggiornata a lunedì 29 novembre (il giorno 15 erano 25 i pazienti in degenza e 6 in terapia intensiva). All’ospedale di Treviglio, lunedì si contavano 5 pazienti in condizioni non gravi, mentre sono ancora Covid-free le strutture di Romano, Alzano e Seriate, in attesa di nuove indicazioni da Regione Lombardia su come fronteggiare la quarta ondata.

In questi giorni, l’ospedale di Bergamo ha anche ricevuto richieste di ricovero da altre aree della Lombardia, come Varese e Monza e Brianza. Parlare di confini, con il virus di mezzo, lascia il tempo che trova. Ma quella bergamasca, al momento, è la provincia con il minor numero di casi negli ultimi sette giorni per centomila abitanti: 66, secondo i dati elaborati dal Made – il sistema di Monitoraggio e Analisi dell’Associazione Italiana di Epidemiologia – pubblicati dal Corriere della Sera.

Il territorio più esposto, attualmente, è quello di Varese (170 casi negli ultimi sette giorni per centomila abitanti). Poi Sondrio (146), Cremona (161), Milano (143), Monza (140), Como (139), Brescia (132), Mantova (131) e Lodi (101). L’incidenza media, in Italia, è di 139 casi. Anche tra quattordici giorni – sempre secondo le proiezioni – Bergamo dovrebbe confermarsi la provincia lombarda con minore incidenza (96): l’unica con una soglia di casi inferiore a 100 ogni centomila abitanti.

Numeri, come sempre, soggetti a tutta una serie di variabili. Non ultima la variante Omicron del Covid, del quale non si conosce ancora granché: né sulla diffusione, né sulle possibili conseguenze. “Preoccuparsi? È eccessivo – ha detto il bergamasco Franco Locatelli, coordinatore del Cts -. Questa variante è diventata velocemente preponderante in Sudafrica” e si ipotizza che abbia “una maggior contagiosità”. Va quindi “tenuta sotto controllo”, ma non bisogna “né sottovalutare né drammatizzare. Ad oggi – ha puntualizzato Locatelli – nessuna variante si è dimostrata resistente all’effetto dei vaccini”. Anche per questo ha definito la terza dose per fronteggiare questa variante “assolutamente necessaria”.

Ad inizio novembre in tutta la Lombardia si contavano in media circa 600 nuovi contagi al giorno. Oggi, i nuovi positivi sono più del triplo: oltre 1.900 ogni 24 ore. Ma è altrettanto vero che a novembre 2020, in poco più di un mese, si passò da poche centinaia ad oltre 10 mila nuovi contagiati al giorno. Numeri che potrebbero diventare da zona gialla, qualcuno ipotizza da arancione. In concomitanza del Natale, l’incidenza settimanale potrebbe superare i 230 casi ogni centomila lombardi, mentre i pazienti ricoverati nei reparti Covid ordinari (oggi occupati al 12 per cento) potrebbero arrivare alla soglia d’occupazione del 15 per cento.

Il coordinatore della campagna vaccinale lombarda, Guido Bertolaso, ha detto che “alla fine di questa settimana dovremmo riuscire ad arrivare all’obiettivo di centomila somministrazioni di dosi giornaliere”. Un obiettivo “fondamentale – spiega – perché altrimenti questa nuova ondata non riusciamo a fermarla”. Sempre Bertolaso ha ribadito come sia “dimostrato che il picco sarà verso fine gennaio, per cui vaccinare con la terza dose a febbraio è inutile, occorre farlo adesso”. Dicembre, a detta dell’ex numero uno della Protezione civile, sarà il mese “decisivo”.

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