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Lo sguardo di beppe

La politica che fa l’occhiolino ai No Vax, il bene comune è superiore ad ogni legittima forma di dissenso

La preoccupazione che una classe politica attenta alla costruzione di una barriera contro i rischi di un disastro sanitario dovrebbe adottare, non ci farebbe correre il rischio di compromettere la ripresa sulla strada della quale ci stiamo incamminando

Una classe politica che in prossimità di eventi elettorali chiude gli occhi sui danni che il Covid sta procurando, usando un lento avvicinamento all’obbligo vaccinale per evitare che i no-vacs, i no-green pass e altri no-qualsiasi cosa inscenino le loro manifestazioni, riuscirà a salvarci dal disastro?

Si è perso il valore dei numeri, anche se l’attuale presidente del consiglio è un esperto di grandezze numeriche. Ma se i valori non riguardano la finanza, anche Draghi cade nella trappola condizionante di coloro che calano le reti per pescare nel mare torbido e tumultuoso del dissenso. Prendiamo certamente atto del fatto che il numero dei morti per Covid è di gran lunga diminuito, ma sembra che 40, 50 o 80 morti al giorno per complicanze da Covid non impressionino più nessuno. Questi numeri vengono presentati quasi come trofei di vittoria sul nemico di questo secolo. Ma provate a pensare alle 40, 50 o 80 famiglie che perdono una persona cara, una madre, un padre, un figlio e provate anche ad immaginare che cosa provereste voi se la morte inflitta da questo virus vi portasse via qualcuno che amate.

Ed ecco che si ricorre al tampone, ben sapendo, come dice la scienza, che questo strumento ha un valore estremamente limitato nel tempo. E poi, si propone il green pass come imprescindibile strumento di risoluzione del problema dei contagi quando ad ogni mente pensante vien da dire: accidenti, ma perché non rendere obbligatorio il vaccino dal momento che incontrovertibili prove scientifiche ne hanno sancito l’efficacia? Appare con sufficiente chiarezza la ragione di queste titubanze che attraversano tutto l’arco parlamentare. Il voto di una minoranza dei cittadini contrari al vaccino sta a cuore a coloro che abitualmente pescano nel torbido, perché 10 milioni di possibili voti sono una golosità che a gente di bocca buona, fa correre l’acquolina in bocca.

I numeri dei contagiati aumentano, ma nonostante questa progressione, assistiamo alle affermazioni dei politici che proclamano la bontà dei provvedimenti presi, confortati dal maggior numero di contagi riscontrati in altre nazioni nelle quali la quarta ondata sta seminando morte e caos.

Ai numeri, ovviamente bisogna credere, ma mi è stato insegnato che “prevenire” è molto meglio che correre ai ripari quando la situazione è sfuggita di mano.

Constatata la progressione repentina dei contagi anche da noi, non è forse il caso di riflettere e di accantonare, per senso di responsabilità e di amore nei confronti dei cittadini, la fame di consensi per concentrarsi sull’unica soluzione che i fatti dicono essere quella risolutiva?

Si grida alla libertà nelle piazze occupate dal dissenso. Ma questa parola abusata non ha nulla a che vedere con il significato che costoro attribuiscono al termine. E se fosse la maggioranza della popolazione vaccinata a manifestare, inondando le strade, per ottenere l’obbligo vaccinale, che direbbero i nostri illuminati governanti?

Tutelare le minoranze, quando non danneggiano il resto della nazione, è un dovere sacrosanto. Ma se una sparuta minoranza può creare seri danni al resto della popolazione, il dovere dei politici è di provvedere con tutti i mezzi, nessuno escluso, a tutelare questa maggioranza che fino ad oggi, ha subito composta e silenziosa, le forzature di una minoranza sorda, cieca e talora violenta, nei confronti dei richiami della scienza e del buonsenso. Anche la tenuta della ripresa è legata al numero dei contagi. E se, Dio non voglia, la diffusione del virus dovesse raggiungere valori tali da suggerire altre chiusure, quali motivazioni addurrebbero i governanti di questa improbabile coalizione, per giustificare quello che potrebbe accadere?

Ci fa piacere che, una volta tanto, Sindacati e Confindustria siano concordemente favorevoli all’obbligo vaccinale. Ma nemmeno queste forze, importantissime per lo sviluppo della nazione, son riuscite a spingere i nostri governanti ad adottare quella decisione che con il progressivo lievitare dei contagi, diventerà probabilmente la scelta obbligata ma tardiva.

Se provvedimenti tardivi comprometteranno in tutto o in parte il piano di rinascita e di resilienza del paese, i cacciatori di voti senza discrimine come giustificheranno la situazione che potrebbe incidere negativamente sul nostro futuro?

Quando sento una certa parte politica chiedere la diminuzione del carico fiscale, cosa per altro giustissima, mi riaffiorano nella mente brutti ricordi. Ricordate chi in televisione, armato di lavagna sulla quale erano segnate le differenti accise sui carburanti, affermò che le avrebbe cancellate il giorno successivo alla vittoria della tornata elettorale? Se il tasso di credibilità si ricava dai fatti, è mai possibile che tanta gente non ricordi il metodo con il quale taluni politici si esibiscono, promettendo in campagna elettorale di tutto, salvo poi disattendere le promesse a campagna elettorale finita?

Riflettiamo e poi, cerchiamo di comprendere che il bene collettivo è un obiettivo superiore ad ogni possibile e legittima forma di dissenso, proprio per evitare che siano i più a pagare le conseguenze di azioni dissennate compiute da pochi. La vita di centinaia di persone vale più di qualche migliaio di voti. La preoccupazione che una classe politica attenta alla costruzione di una barriera contro i rischi di un disastro sanitario dovrebbe adottare, non ci farebbe correre il rischio di compromettere la ripresa sulla strada della quale ci stiamo incamminando.

 

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