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L'intervista

Terza dose, Ariela Benigni: “Come devono comportarsi i vaccinati con AstraZeneca”

Ne parliamo con la dottoressa, segretario scientifico e coordinatore delle ricerche delle sedi di Bergamo e Ranica dell’Istituto Mario Negri

Stanno proseguendo le somministrazioni delle terze dosi dei vaccini anti-Covid: da giovedì 18 ottobre anche in Lombardia sono state aperte le prenotazioni per gli over 40.

Questa fascia si aggiunge alle altre categorie per le quali la prenotazione è già aperta, cioè i cittadini con età più avanzata, gli individui con elevata fragilità (di età uguale o maggiore di 18 anni), i trapiantati, gli immunodepressi, gli operatori sanitari e sociosanitari e chi in precedenza ha ricevuto il vaccino monodose Janssen (J&J).

Ma come si devono comportare le persone che per le prime due dosi hanno ricevuto AstraZeneca? Generalmente si sente parlare poco di loro: per avere tutte le informazioni abbiamo chiesto alla dottoressa Ariela Benigni, segretario scientifico e coordinatore delle ricerche delle sedi di Bergamo e Ranica dell’Istituto Mario Negri.

Quanto dura la protezione del vaccino per chi ha ricevuto AstraZeneca?

Non ci sono dati relativi alla durata della copertura anticorpale nei soggetti che hanno ricevuto le prime due dosi di vaccino anti-Covid con AstraZeneca. Non sono stati condotti studi specifici su questo aspetto ma, in base a quelli eseguiti su chi ha avuto Pfizer o Moderna, sappiamo che la loro efficacia contro l’infezione diminuisce a partire dal sesto mese dopo la seconda dose. Va precisato che la mancanza di informazioni su AstraZeneca non ha nulla a che fare con la qualità del vaccino: dipende solamente dal fatto che, a causa di difficoltà nel rispettare i tempi delle consegne, l’Unione Europea non ha rinnovato il contratto con questa società farmaceutica. Dallo scorso giugno, infatti, le somministrazioni di AstraZeneca sono progressivamente diminuite fino a esaurirsi.

Non ci sono, quindi, motivazioni scientifiche?

No, la decisione dell’Unione Europea è dipesa da motivi di carattere gestionale e organizzativo, considerando le problematiche che erano sopraggiunte nell’eseguire gli approvvigionamenti. Chi ha ricevuto AstraZeneca nelle prime due dosi, dunque, effettuerà la terza con un vaccino diverso, a base mRna, cioè Pfizer o Moderna. Verrà realizzata, quindi, per la vaccinazione eterologa.

Ci spieghi.

Con questa espressione si indica la somministrazione di vaccini diversi, cioè basati sull’utilizzo di tecnologie differenti da quelli ricevuti in precedenza. In questo caso, per esempio, si parla di cittadini che per le prime due dosi hanno effettuato AstraZeneca mentre per la terza avranno Pfizer o Moderna. Non è una novità, considerando che quando hanno svolto il ciclo vaccinale iniziale ai soggetti che non avevano sviluppato anticorpi con la prima dose di AstraZeneca è stata inoculata la seconda dose con Pfizer o Moderna.

Cambia qualcosa in termini di copertura?

Alcuni studi hanno evidenziato che la vaccinazione eterologa è in grado di dare una protezione maggiore contro l’infezione rispetto alla vaccinazione omologa, la copertura è del 55% superiore. Questo dato è contenuto in un lavoro che è stato pubblicato in pre-print sulla rivista scientifica Nature lo scorso ottobre: la ricerca è stata condotta su piccoli numeri ma è significativa e dimostra che l’incidenza di infezione da SarsCov2 è ridotta del 50% in chi ha ricevuto la vaccinazione eterologa. Lo studio si riferisce a persone che hanno ricevuto vaccini diversi tra la prima e la seconda dose. E va aggiunta un’altra importante considerazione.

Quale?

Questa copertura vale per tutte le varianti che sono state finora identificate. Ma non è tutto: lo studio ha rilevato che, oltre a una maggior protezione dall’infezione, la vaccinazione eterologa ha permesso un aumento della quantità degli anticorpi – soprattutto quelli neutralizzanti – efficaci nel ridurre il legame del virus SARS-CoV-2 con le cellule del nostro organismo. Anche la qualità degli anticorpi è migliore: dalle ricerche è emerso che hanno maggiori proprietà di neutralizzare il virus rispetto a quelli presenti nei soggetti che hanno avuto le due dosi con lo stesso vaccino. Allo stesso tempo con la vaccinazione eterologa viene rafforzato il funzionamento delle cellule della memoria: si sviluppano linfociti di tipo B – che vengono attivati maggiormente – e linfociti di tipo T più duraturi.

E quanto dura questa copertura?

Ancora non si può sapere ed è presto per formulare ipotesi: bisogna attendere nuovi dati per capire come si evolverà la situazione.

Possono esserci controindicazioni o effetti collaterali particolari?

Non c’è motivo di pensare che possano verificarsi effetti collaterali o contrindicazioni.

Quindi chi ha ricevuto AstraZeneca per le prime due dosi come deve comportarsi?

Può prenotare la somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid considerando l’eventuale fragilità o la fascia d’età a cui appartiene, proprio come le persone che hanno compiuto il primo ciclo vaccinale con Pfizer o Moderna.

Per concludere, le stesse considerazioni valgono per il vaccino Jansen (Johnson&Johnson)?

Si, anche in questo caso si realizza la vaccinazione eterologa: il vaccino Johnson&Johnson, prodotto dalla casa farmaceutica Jansen, è un vaccino a vettore virale mentre per la terza dose ne verrà usato uno a mRna (Pfizer o Moderna).
I soggetti che hanno ricevuto Johnson&Johnson sono meno rispetto a quelli che hanno ricevuto gli altri vaccini,, hanno ricevuto una sola dose e si sottoporranno alla seconda dose prenotandosi in relazione alla fragilità e alla classe di appartenenza.

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