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Il dibattito

Scuola e tecnologia: a che punto siamo? Il panel degli Stati Generali della Scuola Digitale

Il 63% delle scuole in Italia (di ogni ordine e grado, paritarie e pubbliche) si collega ad Internet tramite wi-fi, mentre il 30% con cavo di rete. Nel 44% dei casi la qualità della connessione è appena media, è buona/eccellente nel 36%, mentre nel 20% è pessima/scarsa

Bergamo. Come la scuola si rapporta alla tecnologia? E come quest’ultima pianifica e opera in funzione della scuola.

Questi i temi al centro dell’incontro “La tecnologia per la scuola. La filiera dell’industria tecnologica a servizio delle scuole: quali i benefici, le criticità e le aree di sviluppo”, uno dei panel in programma nella prima giornata degli Stati Generali della Scuola Digitale, a Bergamo il 26 e il 27 novembre.

Un tema più che attuale come ricordano le parole del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in apertura agli eventi. “Durante l’emergenza sanitaria l’alternativa alla DAD non sarebbe stata la presenza in aula degli studenti, ma l’assenza totale della scuola”, ha detto Bianchi.

La didattica a distanza è stata una “misura tampone”, seppur con tutti i limiti del caso. DA questa esperienza d’emergenza la scuola deve mettere in pratica la lezione acquisita partendo dall’analisi del contesto attuale.

A che punto siamo?
Il 63% delle scuole in Italia (di ogni ordine e grado, paritarie e pubbliche) si collega ad Internet tramite wi-fi, mentre il 30% con cavo di rete. Nel 44% dei casi la qualità della connessione è appena media, è buona/eccellente nel 36%, mentre nel 20% è pessima/scarsa.

Per quanto riguarda le attrezzature, il 44% delle scuole utilizza sistemi video (come lavagne multimediali, proiettori e monitor), il 21% non ha nessun sistema o parte dei sistemi.

I dati – emersi dalla ricerca presentata da Francesco Sacco, docente e ricercatore del Dipartimento di Economia all’ Università degli Studi dell’Insubria, mostrano una situazione – mostrano una scuola in evoluzione ma non ancora sufficientemente progredita.

Accanto a docenti e pubblica amministrazione, nel cammino dell’evoluzione digitale delle scuole, ci sono anche i membri filiera dell’industria tecnologica.

In rappresentanza del settore, introdotti da Pierangelo Soldavini, giornalista de Il Sole 24 Ore, sono intervenuti Massimo Pizzocri (Amministratore Delegato di Epson Italia e Vicepresidente europeo Divisione Videoproiettori), Massimiliano Rossi (Vice President EMEA PBU | Product Business Unit – Acer) Stefano Ghidini, Responsabile progetti education C2 Group.

“Durante i primi mesi di pandemia abbiamo osservato un innalzamento esponenziale della domanda di dispositivi, in concomitanza con l’avvio della DAD”, ha detto Massimiliano Rossi di Acer. “È stata necessaria una nuova modalità di interconnessione anche per tutti i lavoratori da remoto”.

Che studio e lavoro da remoto e aumento della richiesta di tecnologia siano legati è un dato di fatto. Ma, nell’ottica del progresso nel breve e lungo tempo, è importante tenere a mente che la tecnologia può abilitare una esperienza migliore anche nella scuola in presenza. “La tecnologia può diventare strumento abilitante e motivante nello studio e nel lavoro”, sottolinea Rossi.

Gli ambienti scolastici sono cambiati in maniera radicale, come è possibile immaginare l’applicazione della tecnologia nel futuro? Secondo Massimo Pizzocri, amministratore delegato di Epson Italia, è determinante tracciare due linee di indirizzo principali. “In primo luogo è importante connettere – commenta Pizzocri – e poi condividere”. Bisogna pensare a soluzioni che consentano di fare ciò in modo facile e flessibile. Solo così la connessione avverrà costantemente, anche in presenza, e la condivisione sarà a doppio senso: dai professori agli alunni e viceversa.

La tecnologia quale strumento abilitante è un investimento per il futuro. “Oggi con il PNRR è molto meglio definita la pianificazione degli investimenti da fare – dice Stefano Ghidini, Responsabile progetti education C2 Group – ci si occuperà prima della connettività delle scuole, che rimane uno dei problemi principali”.

“Ora è vitale pianificare sapendo che gli investimenti sono previsti in modo strutturale per il periodo che stiamo vivendo – aggiunge Ghidini – e contestualmente fare in modo che si arrivi alla chiusura del PNRR con un innalzamento della conoscenza dei device”.

Digitale fa quindi rima con possibilità, se usato nel modo corretto. Possibilità di prospettive e di nuove competenze utili in un mondo del lavoro sempre più competitivo. Su istituzioni, scuole e industrie della filiera tecnologia ora grava la responsabilità di preparare adeguatamente le professioniste e i professionisti del futuro e l’obbligo di cooperare affinché questo sia possibile.

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