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Confindustria bergamo

Oltre il mecenatismo, tutte le occasioni per l’impresa di fare cultura fotogallery

L’evento ufficiale di chiusura della XX Settimana della Cultura d’Impresa nel pomeriggio del 25 novembre

Bergamo. Fare impresa è un’arte che richiede capacità di immaginazione, sapienza, ingegno oltre a tecnologia, innovazione, tradizione ma anche ricerca e qualità. È in queste parole chiave che si racchiude il concetto di cultura d’impresa.

Di tutto questo si è parlato al Kilometro Rosso nell’Auditorium di Confindustria Bergamo per l’evento ufficiale di chiusura della XX Settimana della Cultura d’Impresa nel pomeriggio del 25 novembre, che si è tenuta dal 5 al 20 novembre 2021 con un articolato programma di eventi in presenza e digitali per approfondire i temi relativi alla cultura d’impresa. Ma in un anno miliare come il 2021 – durante il quale si sta celebrando in contemporanea il ventennale di Museimpresa e quello della Settimana della Cultura d’Impresa – la manifestazione ha visto il suo primo evento nazionale inaugurale già nel mese di luglio presso la sede dell’Unione Industriali di Napoli e proseguirà fino a dicembre.

Ha aperto i lavori Stefano Scaglia, Presidente Confindustria Bergamo: “In una provincia come quella bergamasca, caratterizzata da profonde radici manifatturiere, è fondamentale ispirarsi agli insegnamenti del suo grande patrimonio storico, sia artistico che industriale, per proporre una nuova cultura d’impresa legata a doppio filo ai temi del “saper fare”, della conoscenza, della sostenibilità, dell’approccio inclusivo e attento alle nuove generazioni. In questa direzione si stanno muovendo Confindustria Bergamo e le sue imprese in una visione di lungo periodo, focalizzata sull’innovazione di sistema e sulla crescita delle competenze, per contribuire sempre più allo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio”.

È intervenuta – tra gli altri – anche Maria Cristina Piovesana, Vicepresidente per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura di Confindustria: “Come cittadini, imprenditori e Sistema abbiamo una grande responsabilità: quella di immaginare e creare un Paese nuovo, diverso, da lasciare ai nostri figli. Che sia inclusivo, paritario, sostenibile, erede di quella cultura d’impresa che permea tutto ciò che facciamo. L’industria, con la sua capacità di azione che si traduce in cambiamento e trasformazione, con la sua volontà di “esserci” in modo attivo e consapevole, è parte integrante del patrimonio comune. Le imprese non sono soggetti isolati, ma inseriti in un tessuto socioculturale che contribuiscono attivamente a delineare. Gli imprenditori sono pienamente consapevoli di avere un ruolo di primo piano nello sviluppo economico, sociale e ambientale dei territori in cui le loro aziende operano. Questo è lo spirito che ci deve motivare e che ci ha guidato in questi sei mesi in cui si è svolta questa edizione speciale della Settimana della Cultura d’impresa”.

Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa ha affermato che: “La ripresa economica italiana è fondata soprattutto sulle capacità della nostra industria di innovare, creando sintesi sempre originali tra memoria e futuro, qualità e sostenibilità ambientale e sociale. I musei e gli archivi riuniti in Museimpresa ne offrono da vent’anni brillanti testimonianze. E la Settimana della cultura d’impresa, con la sua attenzione per ‘l’Italia intraprendente’, conferma una sofisticata attitudine al ‘bello e ben fatto’ e una intelligenza creativa capace di saldare la sapienza politecnica dei territori con lo sguardo aperto ai mercati globali. Una inclinazione che proprio adesso, in tempi di diffusione dell’economia della conoscenza, può fare da paradigma positivo per vasti settori dell’industria internazionale”.

Una cultura del “bello e ben fatto” perfettamente rappresentata da Brembo, la cui storia basata sulla combinazione di eccellenza tecnica e Dna italiano caratterizzato da buon gusto, storia e arte, che ha portato alla vittoria di ben due Compassi d’oro, è stata brevemente narrata dall’ex presidente Alberto Bombassei.

Antonio Alunni, Presidente del Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria, si è poi soffermato sul fatto che “questo compleanno speciale della Settimana della cultura d’impresa, festeggiato con un Grand Tour tra i valori dell’Italia intraprendete, a cui hanno partecipato con entusiasmo moltissime nostre Associazioni, trova il suo culmine a Bergamo che ci accoglie in uno dei luoghi più innovativi d’Europa, lasciando che sia l’arte del fare impresa ad essere la protagonista delle nostre riflessioni. Grazie alla visione innovativa degli imprenditori, ci sono ancora tante pagine di cultura d’impresa da scrivere e da vivere. Li racconteremo nelle prossime edizioni della Settimana della cultura d’impresa. Il viaggio non si ferma”.

A chiudere l’evento è stato l’intervento del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha ricordato l’importanza del concetto di innovazione in vista di Bergamo Capitale della Cultura nel 2023, “un’occasione straordinaria di progresso per Bergamo e Brescia, sotto la spinta dei 230 miliardi di euro del Pnrr, che le due comunità cittadine e provinciali sono chiamate a cogliere e sfruttare al 100% per fare un passo avanti”. Per il sindaco, “dalla cultura nasce attività turistica, valorizzazione del patrimonio delle città e del territorio nel suo insieme, con l’obiettivo di qualificare Bergamo e Brescia come una grande città metropolitana sia a livello manifatturiero che a livello di attrattività turistica e naturale, ribilanciando gli equilibri territoriali della regione, la cui crescita dal 2020 crescita si è concentrata sul capoluogo Milano, drenando investimenti, risorse e capitale umano dai territori lombardi”. Obiettivi ambiziosi che possono essere raggiunti solo grazie a una sinergia tra investimenti pubblici e privati, soprattutto da parte delle imprese orobiche, riversati in maniera “impressionante” sulla città di Bergamo negli ultimi anni, che hanno consentito importanti interventi di rigenerazione urbana o, per esempio, il restauro del teatro Donizetti.

Lorenzo Giusti, direttore Gamec Bergamo, ha illustrato le tre mostre allestite basate su teorie della fisica moderna. “Un percorso cucito a misura su Bergamo”. “Spesso chi produce tende a vedere la materia trasformata, per esempio l’ossidazione o la trasformazione dei materiali – ha osservato – in questa ultima mostra, “Nulla è perduto” in corso ora alla Gamec, abbiamo affrontato il tema in un quadro molto più ampio: quello della smaterializzazione”. Per Giusti è “necessario conservare la memoria e i dati digitali, in un futuro rileggeremo questa epoca e ne trarremo insegnamento per le scelte che hanno puntato alla sostenibilità. Per quanto riguarda l’arte il percorso invece è diverso, perché questa deve essere libera”.

XX Settimana della Cultura d’Impresa
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