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Report 16-22 novembre

Covid a Bergamo: nell’ultima settimana +58% di nuovi casi, terapie intensive stabili e nessun morto

A livello lombardo, invece, quasi raddoppiato il numero dei nuovi ingressi in intensiva: da 21 a 38

La settimana epidemiologica 16-22 novembre si chiude con un chiaro rialzo della curva epidemica: non trovano conferma i deboli segnali di stabilizzazione dei primi giorni del periodo, che sono stati smentiti da una seconda parte caratterizzata da forti incrementi dei nuovi casi individuati. Tutti gli indicatori sono ormai in rialzo: e dobbiamo ancora una volta ricordare che ricoveri e decessi, che riflettono le infezioni contratte nel passato, sono destinati ad aumentare a causa degli incrementi registrati negli ultimi giorni (ne vedremo gli effetti solo tra 2-3 settimane).

Un balzo importante, dunque, che spiega come la quarta ondata sia ormai partita anche in Italia.

I nuovi casi a livello nazionale sono stati 66.720 (+27,7% dai 52.265 del periodo precedente); media giornaliera 9.531 (da 7.466).

Il tasso di positività ai tamponi molecolari è in salita al 6,77% (dal 5,44% di una settimana fa, +24,4%).

Il rapporto medio settimanale positivi/tamponi totali è all’1,87% (da 1,58%).

Rapporto positivi/casi testati 12,7% (da 11,4%). Sale la curva dei contagi: da 0,16 a 0,20.

Continuano a salire i ricoveri in area medica: al 22 novembre sono 4.507 (dai 3.808 del 15 novembre) e quelli in terapia intensiva, 549 (dai 475 del periodo precedente), con 313 nuovi ingressi nella settimana (279 la precedente).

I decessi, sempre da martedì a lunedì, sono stati 428; rispetto a una settimana fa 32 in più (se ne erano registrati 396).

Cresce il numero dei tamponi totali: 3.712.430 (ne erano stati eseguiti la settimana scorsa 3.462.843) il 73,6% dei quali di tipo antigenico rapido.

Il valore di Rt nazionale è salito da 1,30 a 1,35. Cresce l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 80 a 100. Risalgono l’indice di occupazione nei Reparti Covid e Reparti di Terapia Intensiva: rispettivamente al 7,8% e al 6,1%.

Lombardia e Bergamo

Sale in Lombardia il numero dei nuovi casi, che passa da 6.854 a 10.730, con un incremento del 56,5%. Cresce del 49% il numero dei ricoveri in Area Covid: sono 686 gli attuali (erano 460); in aumento anche quello relativo alle Terapie Intensive, che passa da 50 a 65.

Quasi raddoppiato, rispetto alla settimana scorsa, il numero dei nuovi ingressi in T.I.: da 21 a 38.

Aumentano ancora i decessi: da 42 a 48. Gli attualmente positivi sono 22.523 (15.551 la settimana scorsa, +44,8%); le persone attualmente in isolamento domiciliare crescono con la stessa percentuale: sono 21.772 (erano 15.041). L’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti è in salita da 67 a 108, come l’indice medio settimanale di positività che passa dallo 1,02% all’1,49%.

La provincia di Bergamo ha registrato ancora una forte crescita dei nuovi casi: nel periodo sono stati 639, con un incremento del 58,2% sul precedente, quando erano stati 404. Sale il numero il numero dei pazienti ricoverati: 36 in Area Medica (erano 20 la settimana scorsa), stabili quelli in Terapia Intensiva: 6.

Da sottolineare che sta per essere raggiunta la capienza massima nell’ospedale di Bergamo: i posti disponibili sono 40 in Area Covid e 8 in Terapia Intensiva.

Nessun decesso registrato in settimana. Sale l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 37 a 58. Aumentano le persone in isolamento obbligatorio, ora circa 1000; mentre sono raddoppiate quelle in isolamento fiduciario, da 1.400 a 2.800.

La campagna vaccinale

I numeri della campagna vaccinale non cambiano molto rispetto alla settimana scorsa, e ci dicono che essa va ormai scemando. In Italia, Il 77,2% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario. Il 2,2% è in attesa di seconda dose. Il 6,84% ha fatto la terza dose. Complessivamente, contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose, è almeno parzialmente protetto il 79,4% della popolazione.

Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 87% mentre l’84,6% è vaccinato.

Focus Europa

Siamo in un periodo di crescita epidemica e ribadiamo ancora una volta che ogni ritardo nell’intervenire gioca a favore del virus. Cercare di fermarlo introducendo misure tardive significa (per effetto dello sfasamento temporale delle curve di contagi, ricoveri e decessi) accettare una quota di malati e morti ormai inevitabili in quanto riflesso del periodo trascorso a “osservare” gli sviluppi. Purtroppo ormai noti, come testimoniano i dati di Paesi che sono nel pieno di un’esplosione del contagio: se prendiamo come parametro il dato dei decessi dell’ultima settimana vediamo come i 7 per milione di abitanti dell’Italia si confrontino con i 12 della Germania e dell’Austria, ma soprattutto con i 129 della Lettonia, i 134 della Romania e i 172 della Bulgaria. Non dobbiamo cadere, come è accaduto più volte in passato, nella retorica del “siamo stati più bravi”: perché la chiave di volta non è “essere stati più bravi” (teoria ancora da dimostrare visti gli oltre 130.000 morti sommati da inizio epidemia), ma continuare a esserlo.

L’aiuto che arriva dai vaccini è fondamentale: nella categoria più debole, quella degli over 60, il rischio di contagio dei non vaccinati è 4 volte superiore ai vaccinati; quello di ricovero in area medica 8 volte; di ingresso in terapia intensiva e di decesso 10 volte (dati Iss). Per mantenere una condizione di sicurezza è indispensabile procedere rapidamente con le terze dosi (che raccomandiamo a chiunque abbia fatto la seconda dose da almeno 6 mesi). Spesso viene citato il Portogallo come caso di successo nel contenimento del Sars-CoV-2: giova ricordare che in quel Paese solo il 12% della popolazione non ha ricevuto nemmeno una dose (praticamente solo gli under 12, finora non vaccinabili). Contro il 21% dell’Italia (mancano all’appello oltre 12 milioni di persone tra non vaccinati e non vaccinabili); il 24% della Francia; il 26% del Regno Unito; il 31% della Germania. Ma soprattutto, tornando a citare la drammatica situazione dei Paesi dell’Est, notiamo come le persone senza nemmeno una dose siano il 62% in Romania e il 75% in Bulgaria.

Se consideriamo l’incidenza dei nuovi casi (metodo che ci permette di confrontare aree con popolazioni numericamente diverse rendendo omogeneo il risultato) vediamo come la zona di monitoraggio Oms più colpita sia l’Europa, con 230 nuovi positivi per 100.000 abitanti. In seconda posizione le Americhe (74,2). Le stesse due aree mostrano anche la più elevata incidenza dei decessi: 3 per 100.000 l’Europa, 1,3 le Americhe. Sul dato europeo pesa la drammatica situazione dei Paesi dell’Est: che, come abbiamo visto in precedenza, hanno parametri da 10 a 20 volte più elevati rispetto a quelli dell’Europa Occidentale

Fra i paesi europei, l’Italia è tra quelli con l’incidenza più bassa (100), mentre l’Austria (981) è vicina a mille e la Germania a 375. Molto elevata anche in Belgio (832) e Paesi Bassi (736). Guardando a est, Slovacchia e Slovenia sono i paesi attualmente con la maggiore incidenza al mondo, ben oltre mille.

Una settimana fa, scrivevamo delle nazioni prossime ai nostri confini, in particolare Slovenia, Germania, Austria e Svizzera, che subivano un aumento dei contagi, anche per tassi di vaccinazione relativamente bassi.

Oggi la situazione è peggiorata. La risalita dei casi è particolarmente brusca in Germania e Austria,

Per la prima volta, da inizio pandemia, in Germania si è superata la soglia dei 50.000 nuovi casi giornalieri e in Austria quella dei 13.000. E mentre Berlino ha deciso per nuove restrizioni insieme ai presidenti dei Länder, Vienna ha fatto scattare un lockdown nazionale di 10 giorni. La Baviera farà lo stesso nei territori dove l’incidenza settimanale dei casi è superiore ai 1.000 ogni 100mila abitanti.

L’Austria è anche il primo stato al mondo che ha deciso di rendere obbligatoria la vaccinazione a partire da febbraio 2022.

Da martedì prossimo, in Israele cominceranno a vaccinare i bambini a partire dai 5 anni di età. Lo ha annunciato il premier Naftali Bennett dopo l’arrivo nel Paese delle dosi del vaccino Pfizer dosate per quella fascia di età. Proprio su Israele sono puntati gli occhi del mondo. La vaccinazione a questa fascia d’età, secondo gli esperti, rimane un passo decisivo per affrontare questa pandemia.

Concludiamo con l’aggiornamento sull’epidemia a livello mondiale, con i dati del Bollettino epidemiologico dell’Oms (periodo 8-14 novembre). I nuovi casi individuati sono stati 3.346.517 (+7,8% sulla settimana precedente), con 49.584 decessi (+1,8%).

Dall’inizio della pandemia, ad oggi, i decessi nel mondo legati al Covid sono 5.160.000, a fronte di un totale di 258.268.000 di casi di contagio. Di questi, circa 48 milioni si sono verificati negli Stati Uniti, con 772.000 decessi.

Circa 2,2 miliardi sono le persone vaccinate con doppia dose.

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