• Abbonati
Informazione Pubblicitaria

Sènt che göst

Formazione

In chiusura le iscrizioni al corso IFTS di ABF, “Tecnico per la valorizzazione dei prodotti lattiero-caseari” fotogallery

Sono gli ultimi giorni per potersi iscrivere al corso, di cui la prima edizione, iniziata a febbraio 2021 è quasi al termine: vi raccontiamo l’esperienza di Pietro Zanchi, che ha fatto lo stage in Val Taleggio

Il 22 febbraio 2021 aveva preso avvio la prima edizione del percorso IFTS di ABFmirato alla valorizzazione del turismo gastronomico del territorio bergamasco. Un Corso nato su richiesta espressa da alcune aziende e reti appartenenti al settore lattiero-caseario del territorio, che hanno manifestato interesse nell’organizzazione di un nuovo percorso.

“L’obiettivo del Corso è di formare una figura professionale capace di creare e dar ulteriore valore alle produzioni del settore lattiero-caseario, formando tecnici che possano partire da una conoscenza approfondita non solo dei processi produttivi, ma anche attività di branding e informazione sulla storia e le caratteristiche dei prodotti; strategie di promozione in sinergia con le proposte del turismo culturale locale, utilizzando al contempo strumenti tradizionali e innovativi”, spiega Valeria Annoni, referente del Corso.

Il corso del 2021, ora quasi al termine, ha avuto una durata di due semestri corrispondenti a 1000 ore di cui 450 ore destinate ad attività formative d’aula e laboratoriali con una forte presenza di esperti provenienti dal mondo del lavoro, e 550 ore dedicate ad esperienze di alternanza presso le aziende che hanno manifestato la loro disponibilità.

Pietro Zanchi è uno dei giovani che ha svolto lo stage estivo, da giugno a settembre, in Val Taleggio presso l’Azienda Agricola Locatelli di Vedeseta, a circa 962 metri di altitudine. “Da questa esperienza mi aspettavo di poter toccare con mano gran parte degli aspetti teorici trattati durante la prima parte del Corso come la trasformazione del latte, la mungitura ed il prendersi cura delle lattifere”, ci racconta.

“Durante il primo periodo di tirocinio ho contribuito alle operazioni di fienagione, di pulizia e manutenzione di box e stalle, di somministrazione del latte ai vitelli, delle operazioni di rivoltamento e foratura delle forme, della produzione casearia e quella di salumi e insaccati. – prosegue Pietro – “Intorno alla metà di giugno è giunto il momento tanto atteso, la prima tappa della transumanza, che è un’antica usanza che consiste nel trasferire il bestiame dai prati di fondo valle ai pascoli di bassa, media ed alta quota seguendo l’andamento delle stagioni e la corretta maturazione e disponibilità di foraggio”.

A giugno quindi Pietro è stato per circa un mese all’Alpe Sella, a circa 1400 metri di altitudine, a fianco di Lidia, moglie di Guglielmo Locatelli, dei suoi figli Agapito e Davide e di Christian e Antonio (altri due ragazzi stagisti).Ci racconta come si svolgeva la giornata: “Solitamente si iniziava con la mungitura, a cui ho partecipato attivamente, poi si trasportava il latte in caseificio e lo si versava all’interno della caldaia (coldera) con l’aggiunta di caglio. Dopo una ricca colazione, a base di latte appena munto, marmellate, formaggi, salumi e l’immancabile caffè, si andava nel locale per la caseificazione con Agapito, mio tutor, per effettuare la lavorazione della cagliata. La mattinata proseguiva poi con l’ampliamento del recinto, per garantire alle lattifere la giusta quantità di erba fresca, e si controllava la disponibilità di acqua nell’abbeveratoio. Poi a mezzogiorno era tassativo un momento di rifocillamento e riposo, si procedeva poi con il secondo ampliamento di giornata della recinzione, la mungitura e la trasformazione serale del latte”.

Dopo un mese circa di permanenza alla Sella, agli inizi di luglio si sono trasferiti ai pascoli di alta quota presso i piani di Artavaggioa circa 1700 metri, e lì si sono fermati fino alla fine di agosto. Pietro prosegue: “Oltre alle operazioni di routine ho avuto modo di vivere e respirare la montagna in tutto il suo splendore; insieme a Christian ed Antonio ho avuto modo di fare qualche scampagnata nei paraggi, abbiamo visto stelle alpine, camosci, stambecchi e persino un’aquila. A fine agosto abbiamo raggiunto nuovamente i pascoli di media quota dove le lattifere hanno avuto modo di brucare il ricaccio dell’erba per poi, alla fine di settembre, ritrasferire il bestiame in stalla per far loro trascorrere i mesi invernali al caldo”.

“Questa esperienza mi ha dato molta soddisfazione perché ho potuto vivere la filiera della produzione casearia nella sua essenza più profonda. La vicinanza con la natura e la possibilità di lavorare a stretto contatto con gli animali erano sin da subito il motivo per cui ho deciso di frequentare questo Corso. La vicinanza con gli animali è sempre stata una mia inclinazione sin da bambino e poter lavorare con specie così pregiate di vacche mi ha dato una forte motivazione. Addormentarsi con il tintinnio dei campanacci e la visione di certi tramonti mozzafiato mancano già.Il lavoro, seppur duro e non privo di difficoltà, ha suscitato in me grande passione, sicuramente trasmessa dalla perizia e dalla cura utilizzate nelle varie fasi di lavorazione di questo straordinario prodotto dall’Azienda Locatelli. I gesti sapienti della tradizione rendono imperituri questi formaggi di altissima qualità, che raccontano un’importante storia del nostro territorio. Aver avuto l’opportunità di impararli, anche se in piccola misura, è stato per me un grande onore. Conserverò per sempre nella mia mente quest’esperienza di vita”.

Foto e intervista a cura di Sara Invernizzi

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI