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L'intervista

Da Cuba a Bergamo per amore di Donizetti, Luis Ernesto Doñas: “Voglio portarlo nella mia terra”

Il regista cubano metterà in scena “La fille du régiment”, Opéra comique in due atti composta da Gaetano Donizetti, uno dei tre titoli in programma al Donizetti Opera Festival 2021

Bergamo. Da Cuba a Bergamo per mettere in scena “La fille du régiment”, Opéra comique in due atti composta da Gaetano Donizetti, uno dei tre titoli in programma al Donizetti Opera Festival 2021.

Per Luis Ernesto Doñas, regista cubano proveniente dal mondo cinematografico, non è un debutto, ma un ritorno. Un sogno che si riavvera dopo l’esperienza di “Rita” nel 2018 in occasione della Donizetti Night di Bergamo.

Per l’occasione è stato selezionato un cast internazionale di altissimo livello che vede Sara Blanch, soprano spagnolo di grande talento, nei panni di Marie, la protagonista, mentre la parte di Tonio, protagonista maschile, è affidata al carisma del celebre tenore americano John Osborn. Il tutto è condito dall’unione tra la Fondazione Teatro Donizetti e il Teatro Lirico Nacional dell’Avana, che hanno coprodotto lo spettacolo.

Lo spettacolo, che debutterà domenica 21 novembre al Teatro Donizetti, fa un parallelo fra l’epopea dei granatieri di Napoleone e quella dei “barbudos” di Castro, in una Cuba dove si confrontano e si scontrano due mondi, uno coloratissimo proiettato sull’avvenire e l’altro in bianco e nero, chiuso nella nostalgia del passato.

Da Cuba all’Italia. Come è arrivato fin qui?

Nasco artisticamente a Cuba. Sono arrivato in Italia grande a “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma. È qui che ho conosciuto Francesco Micheli, che ci invitò tre anni fa, come gruppo regia, a partecipare alla produzione di “Rita” e poi di “Rita a spasso”. Complice di uqesto anche l’amore di Francesco per la mia terra.

In “La fille due règiment” Donizetti dimostra di essere un John Lennon ante litteram dando una visione quasi canzonata dei guerriglieri del reggimento…

Esattamente. Anche per questo noi abbiamo voluto stravolgere il tema della guerra. Il reggimento ventunesimo “La France” irrompe in scena con una grande espressioni colori, di nuove idee. Al posto di armi, i guerriglieri impugnano pennelli per colorare. L’Opera in generale diventa il contrasto tra una società aristocratica bianco-nera, che non vuole permettere che nuovi colori entrino nel loro spazio.

Quando prende in carico un nuovo lavoro come si approccia all’opera, in particolare se si tratta di Donizetti?

Prima di tutto, devo farmi coinvolgere dalla musica, dal suo mood e dalla sua atmosfera. Poi ogni regista deve ricercare un approccio personale, qualcosa che sia nelle proprie corde. Io provengo da una formazione cinematografica, per cui mi aiuta molto avere dei riferimenti a livello visuale attraverso immagini chiare o dipinti. In questo caso, la base giusta l’ho trovata nei lavori di Raul Martinez, pittore cubano.

Come l’opera di Martinez ha influito sulle scelte di regia?

Ho cercato di non avere un approccio realistico a quest’opera. Per cui ho immaginato di ambientare la storia in un universo pittorico che prende ispirazione dai lavori di Raul Martinez, pittore cubano, testimone della rivoluzione cubana attraverso uno sguardo controcorrente. La sua era un’arte pop vicino alle avanguardie.

Attraverso questo lavoro lei riesce quindi a omaggiare Donizetti e la sua Cuba. Come ci è riuscito?

Questo è possibile perché Donizetti fu un compositore universale aperto alle altre culture. La sua musica si presta tantissimo a queste reinterpretazioni. Non arrivò mai a Cuba, ma nella vicina Santo Domingo con l’opera “Il furioso all’isola di San Domingo.

Noi italiani siamo abituati a una certa visione dell’Opera, più locale. Come è vista, invece, oltreoceano?

A Cuba ci fu una tradizione operistica importante, che si è purtroppo persa nel momento della rivoluzione. Quasi tutti gli esponenti più importanti della lirica erano legati al potere politico: dovettero scappare. Cuba era la chiave per le compagnie storiche italiane. L’Avana era il primo porto da cui passava la tournée. Da un decennio si sono delle nuove accademie di canto lirico, i giovani si avvicinano a questo mondo, tra questi ci sono anche io. Ora il mio cuore è diviso in due: una parte è qui a Bergamo, ma un’altra parte rimarrà per sempre a Cuba. Qui voglio portare quanto di buono ho imparato grazie a Donizetti.

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