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Il commento

“L’elisir d’amore” al Donizetti Opera, in scena il grande cuore bergamasco fotogallery

È stata data conferma che è possibile eseguire Elisir, senza banalizzarlo, ma anzi preservando l’essenza di un’opera semplice nel senso più nobile del termine

Bergamo. Un titolo che non ha bisogno di presentazioni, un teatro colmo di persone come non si vedeva prima della pandemia. Non poteva che rivelarsi una serata indimenticabile la prima di venerdì 19 novembre de “L’elisir d’amore” al Teatro Donizetti di Bergamo, che ha spalancato le sue porte per la settima edizione del Donizetti Opera Festival.

“L’elisir d’amore” è l’anima immortale di Gaetano Donizetti, come il centro Piacentiniano, da poco rimesso a nuovo, è l’anima di Bergamo. Perché quindi non fare a Gaetano il regalo più grande di tutti? Far vivere la storia di Adina e Nemorino, protagonisti della vicenda, nella città Natale del compositore dell’opera.

Il pubblico, perlomeno quello bergamasco, si è sentito a casa. Una casa che ora ha tremendamente bisogno di gioia e serenità, dopo i dolorosi momenti della primavera 2020. È stata quindi una scelta vincente quella di Frederic Wake-Walker, regista, e di Federica Parolini, scenografa, di ricreare sul palco l’esterno del Teatro Donizetti.

Sul podio Riccardo Frizza, direttore musicale del Festival per il terzo anno consecutivo, ha condotto un’orchestra di strumenti dell’epoca, cosa mai fatta prima nel caso dell’Elisir. I musicisti dell’Orchestra “Gli originali” hanno accordato i loro strumenti a 432 Herz  [invece che a 442 o 444 come si fa oggi, ndr] suonando quasi un semitono sotto.

Nel ruolo di Adina una strepitosa Caterina Sala (che avevamo intervistato qui), soprano debuttante sul palco del Teatro Donizetti. Elegante, sicura, brillante: il palco è il suo habitat naturale, a tal punto che viene difficile credere di stare ascoltando una ragazza di soli ventuno anni. Il pubblico è andato, giustamente, in delirio per lei.

Ovazione anche per Javier Camare, tenore messicano, star di questa produzione. Così come sono stati apprezzati Florian Sempey nel ruolo sergente Belcore, di ritorno a Bergamo dopo aver fatto parte del cast de “L’ange de Nisida” (2019), e Roberto Frontali, che ha vestito i panni di Dulcamara.

Una qualità innegabile condita dal più dolce elemento: la storia d’amore tra Adina e Nemorino, una vicenda in cui tanti possono immedesimarsi -a riprova del fatto che l’Opera è tutt’altro che morta -. Prima ancora di essere amanti, i due sono grandi amici, già uniti da una delle più profonde e sincere forme di amore.

Tutta la squadra supera la prova a voti pieni: sono riusciti a mettere in scena un titolo stra eseguito dandone una nuova luce, attraverso l’esecuzione integrale dell’opera – secondo una linea ben delineata negli anni precedenti dalla coppia artistica Micheli-Frizza – e l’attenzione per lo sviluppo psicologico dei personaggi.

È stata data conferma che è possibile eseguire Elisir, senza banalizzarlo, ma anzi preservando l’essenza di un’opera semplice nel senso più nobile del termine: brillante, coinvolgente e, per questo, intramontabile.

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