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L’annuncio

Franco Locatelli: “Ipotesi terza dose 5 mesi dopo la seconda”

E apre all’obbligo vaccinale “per alcune categorie maggiormente esposte al virus, come gli insegnanti, i dipendenti della pubblica amministrazione e le forze dell’ordine”

Temi caldi di questi giorni sono l’obbligo vaccinale, già entrato in vigore in Austria, Grecia e Slovacchia, e i tempi per la terza dose del vaccino anti Covid.

Nel dibattito entra Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico con una apertura all’obbligo vaccinale “per alcune categorie maggiormente esposte al virus, come gli insegnanti, i dipendenti della pubblica amministrazione e le forze dell’ordine, pur essendo categorie connotate da un’alta percentuale di vaccinazione”, dice l’esperto medico bergamasco.

E annuncia “l’ipotesi di una riduzione a 5 mesi dell’intervallo tra la fine del ciclo primario di vaccinazione e la dose booster”.

C’è un’inevitabile escalation dettata da “un quadro epidemiologico in fase di lieve peggioramento», ha spiegato Silvio Brusaferro, numero uno dell’Istituto Superiore di Sanità.

Lo scenario sfavorevole mette in apprensione le imprese per il rischio nuove chiusure delle attività economiche. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ieri a Firenze ha spinto sull’obbligatorietà, scelta appena intrapresa dall’Austria, che diventa un precedente nell’Ue: “È l’unica cosa che ci può mettere al sicuro — ha detto Bonomi —. Dobbiamo avere il coraggio di una riflessione”.

La dichiarazione arriva dopo giorni di fibrillazione in cui i ceti produttivi hanno fatto sentire la loro voce sul territorio, impegnati nella moral suasion sui vertici politici delle regioni più esposte, soprattutto nel Nord-est dove il numero delle piccole imprese è nutrito e la trasmissibilità del virus più evidente, come in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

La strada per l’obbligo, già rivendicata dal premier Mario Draghi qualche mese fa, però è lastricata di ostacoli. Avrebbe bisogno di una legge approvata dal Parlamento che farebbe leva sulla preminenza dell’interesse collettivo rispetto a quello dell’autodeterminazione individuale. Ma andrebbe incontro ad una difficoltà di applicazione per il sistema di sanzioni: teoricamente potrebbe innescare la risoluzione del rapporto di lavoro.

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