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Bergamo

“Leggere un libro è libertà”: inaugurata la biblioteca alla sezione femminile del carcere

Madrina d'eccezione la giornalista tv Cristina Parodi. A disposizione delle detenute 2.384 volumi e 46 dvd.

Bergamo – “I libri mi fanno viaggiare anche se sono ferma”; “I libri mi distraggono dalla quotidianità che qui dentro sono costretta a vivere”; “Leggo per mantenere attiva la mente, per arricchire il mio bagaglio culturale”; “Leggere mi permettere di allontanare la solitudine, mi riallaccia alla realtà, è un’ancora di salvezza in un momento in cui la mia vita si è fermata, senza collegamenti con la vita vera”.

Queste sono le frasi lette da alcune detenute durante il video di presentazione della nuova biblioteca della sezione femminile del carcere Don Resmini di Bergamo, frutto di una convenzione tra il Sistema bibliotecario urbano del Comune di Bergamo e la direzione carceraria.

A loro disposizione ci sono ora 2.384 libri dei quali 1.742 di narrativa e 642 di saggistica, 46 dvd e verranno presto attivati abbonamenti a diverse riviste. Dall’inizio di maggio, data della sua apertura, sono 337 i prestiti effettuati.

Materialmente si sono adoperate quattro dipendenti del sistema bibliotecario urbano, alcune volontarie e diverse detenute che hanno sgomberato e dato nuova vita alle due stanze che ospitano i volumi. “In origine erano utilizzate come magazzini – spiega la bibliotecaria Cristina Rota -, colme di scatoloni, libri gettati alla rinfusa, sedie, tavoli rotti. Nel 2019 abbiamo iniziato a ripulire tutto, a fare una cernita di cosa tenere e cosa eliminare, abbiamo ricostruito pian piano la biblioteca, sistemato i libri, realizzato un catalogo. È stato un lavoro lungo e faticoso ma estremamente stimolante per tutti coloro che hanno dato una mano”.

Mercoledì 17 c’è stata l’inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità,  dei rappresentanti delle diverse realtà che hanno partecipato alla sua realizzazione, delle associazioni che gravitano attorno al carcere, dell’università, di alcuni detenuti e detenute.

Dopo il saluto iniziale della direttrice Teresa Mazzotta, che ha fortemente sostenuto il progetto biblioteca, la garante dei diritti dei detenuti Valentina Lanfranchi ha dato la parola alla madrina dell’iniziativa, Cristina Parodi.

“Non ero mai stata all’interno del carcere ed è un onore per me essere qui oggi – ha dichiarato -. Quella dell’istituzione di una biblioteca all’interno di una casa circondariale è una bellissima notizia, una testimonianza di come il carcere, del quale spesso si parla come luogo di sofferenza e disagio, possa in realtà essere un luogo di riabilitazione. E i libri possono aiutare molto in questo processo, possono migliorare noi stessi e le nostre vite. I libri danno libertà e credo che in carcere questo concetto sia ancora più importante e sentito”.

 

biblioteca carcere

 

 

La giornalista televisiva e moglie del sindaco di Bergamo Giorgio Gori confessa di essere una grande lettrice: “Mi definisco un’onnivora di libri, mi piacciono diversi generi e se un libro mi prende particolarmente, le ultime pagine le leggo piano piano per non farlo finire. Attraverso i libri si può viaggiare, ci si può immedesimare nei personaggi, si possono vivere storie appassionanti e si impara sempre qualcosa. Leggere ci dà la libertà di scegliere un titolo, di abbandonarlo se non ci piace, di consigliarlo, ci permette di dialogare, di condividere opinioni, di socializzare, cosa importantissima in un luogo come il carcere, dove si incontrano donne provenienti da Paesi e culture differenti. Non siamo mai soli con un libro in mano”.

In realtà mercoledì l’inaugurazione è stata doppia perché, in seguito ad un intervento di riqualificazione, da meno di un mese è attiva anche la palestra circondariale.

Pierguido Piazzini, presidente dell’Opera Pia Calepio, che si è occupata della ristrutturazione, ha ricordato don Fausto Resmini: “Lui organizzava sempre delle giornate di festa, soprattutto sotto Natale, per le famiglie dei detenuti. C’erano volte in cui nella palestra c’erano un centinaio di bambini che potevano così incontrare i loro papà e le loro mamme. È stato proprio don Fausto a chiedermi di realizzare un progetto per dare una sistemata alla palestra ed ora, che lui non c’è più, è ancora più emozionante inaugurare questo luogo”.

 

biblioteca carcere

 

 

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