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A lovere

Agente a processo per le manganellate agli antifascisti, “è completo il video della questura?”

Il dubbio di Rocco Gargano, avvocato di uno dei manifestanti. La replica del poliziotto che girò il filmato: "Non si vedono perchè in quel momento mi stavo spostando"

Bergamo. “Il video girato dagli agenti della Scientifica che riprende il pugno sferrato a un poliziotto da un manifestante è completo?”. È il dubbio dell’avvocato Rocco Gargano, legale di Luca Linfante, che lunedì in aula ha mostrato un altro filmato di Teleboario in cui si vede l’intera scena.

I fatti risalgono al 28 maggio 2016, quando come ogni anno a Lovere era stata organizzata la celebrazione da parte di alcuni nostalgici del ventennio dei sedicenti martiri fascisti nel cimitero di via Gobetti, con tanto di bandiere repubblichine e braccia tese.

A protestate contro la manifestazione quel giorno c’erano una quarantina di militanti di Rifondazione e Anpi, tra i quali Linfante e l’ex candidato sindaco per Rifondazione Comunista alle ultime elezioni di Bergamo Francesco Macario, che nella ressa sarebbe stato manganellato alla testa da uno degli uomini delle forze dell’ordine in servizio per garantire l’ordine pubblico, riportando un trauma periobitario destro con ferita all’occhio destro e al naso con prognosi di 14 giorni.

Sono stati loro due a denunciare l’episodio e a far scattare il processo per lesioni aggravate. In seguito alle indagini venne riconosciuto Salvatore Giannino, agente in servizio al reparto celere di Torino, mentre altri poliziotti sono rimasti ignoti.

Lunedì in aula la parte civile di Linfante, che fu colpito invece con una manganellata alla schiena con prognosi di 5 giorni, ha voluto ascoltare la versione di Giuseppe Desantis, agente della Scientifica che quel giorno si occupò di riprendere l’intera giornata.

L’avvocato Gargano ha portato in aula il video di Teleboario in cui si vede l’intera scena ripresa dall’alto, compreso l’agente Desantis con la telecamera. “Perché ha stoppato proprio mentre venivano inferte le manganellate?”,  la domanda del legale al poliziotto che ha spiegato: “Erano momenti convulsi, come si vede mi sono spostato dal punto in cui ero per riprendere meglio la scena e in quel momento ho spento solo perchè avevo di fronte le nostre camionette e non si vedeva nulla. Tutto qui”.

Sempre per quanto successo quel giorno, dieci manifestanti di Rifondazione Comunista e dell’Anpi, tra i quali lo stesso Macario, sono a processo in un procedimento parallelo per resistenza.

Macario, in una lettera inviata agli organi di stampa e pubblicata da Bergamonews, aveva evidenziato il fatto che “nessun fascista è finito a processo i palesi reati commessi in sfregio alla Costituzione con le bandiere della Repubblica Sociale e le braccia tese”.

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