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Cinema

La recensione

“I am Zlatan”: quando vieni dal nulla devi lottare per tutto

Il film racconta la trasformazione di un uomo che è partito dai sobborghi fino ad arrivare al successo. Il calcio è stato la liberazione di Ibrahimovic da un ambiente difficile: il suo notevole talento e la fiducia in se stesso lo hanno catapultato ai vertici del calcio internazionale, portandolo a giocare con i migliori

Titolo originale: I am Zlatan
Regia: Jens Sjögren
Durata: 102’
Genere: Biografico
Interpreti: Granit Rushiti, Emmanuele Aita, Cedomir Glisovic, Håkan Bengtsson, Dominic Andersson Bajraktati, Merima Dizdarevic
Programmazione: Cinema
Valutazione IMDB: 7.7/10

Zlatan Ibrahimovic (Dominic Andersson Bajraktati – Granit Rushiti) è un ragazzo nato a Malmö da genitori jugoslavi, immigrati in Svezia per sfuggire agli orrori della guerra che stava dilaniando il loro paese. La vita del ragazzo non è certo delle più semplici e fin dall’infanzia sembra subito chiaro quale sarà il suo destino: i genitori si separano e lui resta con la madre Jurka (Merima Dizdarevic) vivendo in una zona periferica della città, a scuola va poco e male e troppo spesso viene coinvolto in atti violenti o di microcriminalità.

La vita però ha altri piani per Zlatan e in tenera età il ragazzo incontra per la prima volta il pallone in un campetto di zona: sarà l’inizio di una storia d’amore senza fine che continuerà fino ai giorni nostri. Ibrahimovic sull’erba incanta ed è subito chiaro che il suo talento è un qualcosa di tanto raro quanto pregiato e non passa molto prima che venga notato dal Malmö FF, squadra della massima serie svedese con cui, tra alti e bassi dovuti soprattutto al suo carattere egotico ed eccentrico, fa il suo esordio tra i professionisti. Pur continuando a vivere in una situazione disagiata a causa di un padre, Sefik (Cedomir Glisovic), assolutamente disinteressato agli obblighi genitoriali, Zlatan non smette mai di credere nel suo sogno passando dopo qualche stagione all’Ajax di Amsterdam, una delle squadre più vincenti e note della storia del calcio, ma è proprio qui, sulla soglia della fama internazionale, che il ragazzo dovrà capire che il vero campione è colui che, ogni tanto, è in grado di fare un passo indietro.

Ispirato all’autobiografia “Io, Ibra” edita da Rizzoli e scritta da Zlatan Ibrahimovic con la collaborazione di David Lagercrantz, “I am Zlatan” è un lungometraggio girato tra la Svezia e l’Olanda che racconta un pezzo importante della vita di uno dei calciatori più forti degli ultimi vent’anni. Il film di Sjögren decide coraggiosamente di far fare un passo indietro a quel quel lato di Ibra che tutti conoscono, spaccone, arrogante e narciso tanto quanto spietato sotto porta, capace di unire uno strapotere fisico ad un’abilità tecnica che per molti anni non è stata seconda a nessuno, preferendo raccontare invece una storia vera al cui centro viene posto un ragazzo fragile, dal carattere difficile e dalla storia tormentata.

Scordatevi i flash dei giornalisti, i contratti milionari, il gol in rovesciata da centrocampo con la maglia della Svezia o le varie conferenze stampa al momento della firma con i club più blasonati del mondo, perché “I am Zlatan” è un grande racconto di formazione che parte da molto lontano, precisamente dai sobborghi di una città all’estremo sud della Svezia. Mostrando efficacemente il disagio di cui sono vittima tutti quei ragazzi inghiottiti da una vita di provincia incolore, il racconto della vita di Zlatan ci permette di sviscerare ancora meglio il suo mito, anche grazie ad una grande presenza scenica di Dominic Andersson Bajraktati e Granit Rushiti, i due attori che interpretano Ibra a 11 e 17 anni, con una menzione particolare proprio per quest’ultimo. Alterando a più riprese fasi di flashback a fasi di flashforward, il biofilm gode di un ritmo incalzante e molto godibile, adatto sia ai fan del pallone che a quello meno interessati, componendo così una storia vera, commovente e cruda, in cui per sopravvivere c’è bisogno di lottare per ogni metro di terra.

Battuta migliore: “Lui parla con i suoi piedi!”

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